Ue, Mattarella: “Non è somma di umori e interessi nazionali”

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Ue, Mattarella: “Non è somma di umori e interessi nazionali”

L’Europa non è una somma di umori e interessi nazionali. A ricordarlo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella sua prolusione all’Università Jagellonica di Cracovia. “Jean Monnet, uno degli ispiratori del processo di unificazione europea, ci ricordava –come è noto- che l’Europa si sarebbe fatta nelle crisi e sarebbe stato il risultato delle soluzioni che avrebbe avuto la capacità di dare a quelle crisi. Dunque, ogni giorno è un banco di prova. Ma sarebbe del tutto inadeguato pensare a un’Europa frutto della affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale deciso da altri. In altri termini, l’esigenza di fare dell’Europa una protagonista non trova adeguata risposta nella visione di un’Unione come somma temporanea e mutevole di umori e interessi nazionali, quindi, per definizione, perennemente instabile”, ha affermato Mattarella.

“Soccorre, a questo proposito, un’altra indicazione, questa volta di Robert Schuman, per la quale -ha ricordato il capo dello Stato- il percorso europeo ‘si farà attraverso realizzazioni concrete, creando prima di tutto una solidarietà di fatto’. È il percorso, cioè, capace di dare vita a una identità di valori e una comunità di destino, che coinvolgano i popoli che la animano, con il pieno processo democratico che vede protagonisti i cittadini europei. Del resto, l’Europa nasce come grande progetto di pace, come visione di sviluppo capace di superare storiche contrapposizioni, come quelle tra Germania e Francia. Occorre una visione altrettanto saggia e robusta”.

“L’Unione europea è innanzitutto una comunità di valori che trova nel rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie, nel rispetto dello Stato di diritto, nella democrazia e nel dialogo, nella coesione sociale, nelle prospettive di realizzazione dei giovani, i suoi principi cardine. Per tutto questo l’Europa è dei suoi cittadini. Essere parte di questo progetto -ha concluso Mattarella- significa condividerne, con spirito di solidarietà e responsabilità, i valori fondanti e impegnarsi quotidianamente a difendere i diritti sanciti dalla Carta dei valori dell’Unione europea”.

“Alle nostre spalle stanno secoli di tragedie in cui i popoli europei si sono contrapposti: la vostra terra ne è stata testimone e vittima nella ricerca dell’indipendenza, nella conquista della libertà, conserva ed esprime storia. E proprio la lezione della storia ha dato nel secondo dopoguerra, e non senza contrasti, un impulso irresistibile al progetto di integrazione europea così come oggi lo conosciamo, in un suo completamento, dopo la fine dell’Unione sovietica, con il ricongiungimento di Europa occidentale ed Europa centro-orientale”, ha sottolineato il presidente.

“Ma prima di giungere a questo storico approdo di integrazione d’Europa – ha ricordato – le prove generali della Seconda guerra mondiale avevano avuto luogo qui, nell’Europa centro-orientale, in Cecoslovacchia, in Polonia, con l’aggressione della Germania nazista e dell’Unione sovietica stalinista, frutto di ideologie di esasperazione nazionalistica e di potenza. Il massacro di Katyn, al’esordio del Secondo conflitto mondiale, ne è pagina eloquente”.

“A questo insensato tentativo di sovvertire le regole dell’ordine internazionale, l’Unione europea ha saputo reagire con fermezza e -con unità di intenti – continuerà a sostenere l’Ucraina. Oggi dobbiamo lavorare tutti per preservare il valore di questa unità. È un bene primario che va assolutamente salvaguardato. Fronteggiare con successo le gravi conseguenze del perdurare del conflitto, dall’esplosione dei fenomeni migratori alle crescenti diseguaglianze economiche e sociali, all’insicurezza energetica e alimentare, è la sfida alla quale gli europei sono chiamati”, ha quindi il capo dello Stato.

“Con lucidità – ha proseguito – va compreso che proporsi di salvaguardare la pace fra le nazioni, affrontare i rischi globali che interpellano tutto il mondo -missione da cui, colpevolmente, ci allontana, in questo momento, la furia bellicista russa- significa anzitutto respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà fra Paesi liberi, cementata nella esperienza dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea. Sicurezza europea e sicurezza euroatlantica sono concetti indivisibili per potersi difendere insieme con determinazione e per garantire e sviluppare il modello democratico e sociale europeo”.

“Le somme destinate al rafforzamento della difesa dai singoli Paesi della Ue (che superano, insieme, di gran lunga quelle di eventuali competitori), se messe a fattor comune diverrebbero un volano ineguagliabile; a vantaggio anche dell’Alleanza atlantica. Ma è necessario superare con coraggio e lungimiranza le contraddizioni di voler puntare, da un lato, a una solida cornice di difesa europea senza saper superare, dall’altro, le timidezze di chi esita ad avanzare sulla strada dell’integrazione. L’una non può esistere senza l’altra. Ad assicurare mutua sicurezza non potrebbe mai essere sufficiente una cornice di pur conveniente cooperazione economica, ma è richiesta la solidità di una vera comunità di valori condivisi”, ha sottolineato Mattarella.

“La fiducia in noi stessi e nei valori che ci ispirano deve indurci a progettare gesti di pace che rifiutino di arrendersi e di essere schiavi della logica della guerra e del conflitto. A prevalere deve essere il diritto internazionale, il rispetto della sovranità e della integrità territoriale degli Stati, il dialogo sulle controversie. In Europa, in questo momento, sono in corso, contemporaneamente, due guerre, su piani diversi ma strettamente connessi: quella che vede l’Ucraina aggredita dalla Federazione Russa nella sua integrità territoriale, e una guerra di valori, in cui sono in gioco tutti gli elementi che caratterizzano l’odierna esperienza occidentale, a partire dalla libertà”, ha detto il presidente.

“I due terreni – ha quindi ricordato – si incrociano spesso. È avvenuto con la Seconda guerra mondiale. Si potrebbe dire che, in Europa, la storia è sempre contemporanea. La memoria corre, necessariamente, a una città, Danzica che per ben due volte, nel ‘900, ha segnato la storia della Polonia. Il ‘piano bianco’ del 1939 con l’aggressione alla città da parte del regime nazista e l’avvio, nel 1988, dai Cantieri, del processo di affrancamento dal regime comunista. ‘Morire per Danzica?’ ci si interrogava in Europa alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Il seguito di queste incertezze è noto”.

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