Meloni a Kiev dopo una la lunga notte in treno

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Meloni a Kiev dopo una la lunga notte in treno

Alle 2 del mattino, l’1.57 per la precisione, il treno con la delegazione italiana diretta a Kiev supera il confine ed entra in territorio ucraino. In ritardo sulla tabella di marcia a causa dell’arrivo del Presidente americano Joe Biden che, per via delle stringenti misure di sicurezza, rallenta di riflesso i movimenti del premier Giorgia Meloni. Arrivata a Varsavia nel pomeriggio di ieri, il premier italiano ha incontrato il primo ministro Mateusz Morawiecki, poi il Presidente Andrzej Duda. Dunque l’arrivo all’aeroporto di Rzeszôu, con la sosta obbligata di circa un’ora in attesa che l’Air Force One con a bordo l’inquilino della Casa Bianca si alzasse in volo. I due aerei sono stati a lungo ‘posteggiati’ a circa un chilometro di distanza, ma tra i due presidenti non c’è stata possibilità di incontro.

L’agenda blindata di Biden non ha consentito cambi di programma in corsa, ma una telefonata tra i due ha puntellato, o meglio ribadito, il sostegno all’Ucraina. Dove oggi Meloni arriverà in tarda mattinata, un ritardo che potrebbe cambiare l’agenda del premier, che, oltre alla tappa obbligata a Kiev da Volodymyr Zelensky, dovrebbe visitare Bucha e Irpin, per vedere da vicino il volto della guerra. Alla stazione ferroviaria di Przemysl il treno blu diretto in terra Ucraina attende a tarda notte la delegazione italiana. Il controllo dei passaporti precede rapido, i cronisti salgono in carrozza 4, Meloni in quella di testa con la delegazione di governo di cui fa parte anche il sottosegretario alla presidenza, fedelissimo del premier, Giovanbattista Fazzolari. Fuori spira un vento gelido, nei vagoni c’è un caldo caraibico.

Il personale di bordo é gentile, appare quasi grato: viene distribuita acqua per tutti, nelle cuccette da 4 – stile intercity – sono disposte lenzuola pulite e coperte. Rispetto al viaggio di giugno scorso, quando sul treno verso Kiev c’erano l’allora premier Mario Draghi ma anche il cancelliere tedesco Olaf Sholtz e il Presidente francese Emmanuel Macron, il dispiego di forze di sicurezza appare di gran lunga minore. Non lo sarà quando il treno arriverà a destinazione ad appena una manciata di giorni dal primo anniversario del conflitto, mentre si teme una nuova offensiva, un’escalation degli attacchi per ‘celebrare’ il giorno in cui, in queste terre, ebbe inizio un nuovo inferno.

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