Cavallucci marini, le nuove star dell’Acquario di Pola

Una ventina di esemplari, donati dallo Zoo di Duisburg gli ultimi arrivati nelle vasche della Fortezza di Verudella

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Cavallucci marini, le nuove star dell’Acquario di Pola

Se c’è un genere di organismi marini che potrebbero dirsi a pieno titolo fotomodelli del mondo subacqueo, quel genere di organismi sono i cavallucci marini. Come non riconoscerlo? Quel portamento verticale, eretto, longilineo e signorile, così diverso da tutti gli altri pesci, quel lungo muso tubolare simpatico, l’occhio vigile, la corona regale, la coda prensile, la corazza a spigoli, la vibrante pinna dorsale, e poi quel modo di essere in sospensione, il movimento leggero, le relazioni di coppia e di gruppo: come non godere della vista su una colonia di cavallucci marini? L’acquario polese ne ha sempre avuti, ma di quelli autoctoni, che abbiamo già imparato a conoscere e che consideriamo nostri di nome e di fatto. Ma ora sono diventati abitanti a pieno titolo della Fortezza di Verudella anche 20 cavallucci marini dei Tropici, individui della specie Hippocampus reidi. Ne parliamo con l’oceanografa e titolare Milena Mičić, fiera di poter esibire la “new entry” del suo splendido acquario.

Dono dello Zoo di Duisburg

“Sono 12 femmine e 8 maschi che abbiamo avuto in dono dallo Zoo di Duisburg. Sono arrivati sabato scorso su iniziativa del medico veterinario Tatjana Šalika-Todorović del Giardino zoologico di Osijek che ci ha raccomandato agli zoologi Johannes Pfleiderer e Nils Becker di Duisburg giacché hanno avuto un successo strepitoso nella moltiplicazione della specie. Nel 2016 Duisburg ha ricevuto in dono 10 cavallucci marini della specie H. reidi dallo Zoo di Anversa (Belgio) e altri 6 individui della medesima specie dallo Zoo di Colonia (Germania) nel 2018. Maschi e femmine del gruppo hanno mostrato di gradire la reciproca compagnia”, ci racconta l’oceanografa sorridente, per cui l’anno scorso si è rivelato molto gratificante in quanto a prole: nel 2020 a Duisburg sono nati infatti tra i 350 e i 400 piccoli cavallucci. Di conseguenza la buona nidiata ha permesso tutta una catena di nuove donazioni, di cui ora è beneficiario anche l’acquario di Pola. Tra acquari e giardini zoologici d’Europa c’è infatti questa valida consuetudine di scambiare regolarmente opinioni, conoscenze, nozioni e – se possibile – organismi viventi, altrimenti difficilmente reperibili”.

Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Una specie romantica

I cavallucci marini della specie H. reidi sono organismi dei tropici, diversi dagli ippocampi delle nostre latitudini per il loro comportamento sociale e per le modalità di riproduzione. “Ho già notato che cominciano a distinguersi in coppie che tendono a diventare fisse – ci fa notare Milena Mičić –. Gli individui di questa specie sono essenzialmente monogami e trascorrono la loro vita con un partner, e in questo senso sono diversi dalle specie autoctone che conosciamo. Sono arrivati in gruppo ma si stanno già scegliendo i propri compagni in base alle rispettive preferenze. È un processo molto interessante da osservare e infatti li seguiamo con grande curiosità”.

Poche visite, progetti in anticamera

Piuttosto, come se la cava l’Acquario in tempi di pandemia? È noto che le visite scolastiche e in genere le visite di gruppo sono vietate per ovvie ragioni di profilassi. È anche risaputo che durante la stagione turistica 2020 non c’è stata quella massa di turisti in circolazione dalla quale proviene la gran parte del pubblico dell’acquario. “Infatti abbiamo registrato un calo delle visite e una conseguente riduzione degli introiti del 63 per cento, che ci ha permesso di avere gli aiuti del governo per gli stipendi. I programmi di tutela delle tartarughe marine hanno altre fonti di incentivi pubblici, ma si tratta realmente di spiccioli, e quindi una struttura come la nostra non può fare altro che vivacchiare in attesa che tutto torni ai livelli del 2019, quando abbiamo staccato ben 180.000 biglietti e che era il nostro anno migliore. In attesa che il futuro torni a sorridere ci diamo allo studio e alla tutela delle specie fragili, che custodiamo in cattività e moltiplichiamo per poi ripopolare il mare che per un motivo o per l’altro li spinge all’estinzione. Si tratta di quattro gruppi di organismi: le tartarughe, le razze ovvero i pescecani, i coralli autoctoni e tropicali, nonché i molluschi in genere ma in particolare la Pinna Nobilis, che ci sta riuscendo bene secondo i protocolli spagnoli che seguiamo alla lettera. Abbiamo avuto anche dei tentativi di riproduzione per le aragoste, ma non sono andati a buon fine”, conclude la Mičić che anticipa un nuovo ciclo di investimenti nella conservazione in cattività di specie marine fragili in quel di Promontore e nella Batteria di San Giovanni a Verudella, ma si tratta di progetti di ampio respiro che in condizioni di pandemia non hanno alcuna possibilità di successo e che quindi occorre rimandare a tempi di maggiore certezza. Anche qui, come in tante altre attività, “pazienza” è la parola d’ordine.

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