Vladimir Miholjević: «Il Biokovo ha entusiasmato»

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Vladimir Miholjević: «Il Biokovo ha entusiasmato»

Ciclismo: stranezze e certezze. Nel 2017, alla vigilia del Giro di Croazia, c’era un presunto dominatore, Vincenzo Nibali, che avrebbe dovuto farla da padrone assoluto e invece ha vinto grazie a un abbuono sui traguardi volanti nell’ultima tappa. Quest’anno, invece, al via da Osijek la concorrenza era più livellata, ma poi chi ha indossato la maglia rossa sul Biokovo, Konstantin Siutsou, non l’ha più tolta fino alla cerimonia di premiazione in piazza San Marco, a Zagabria. Stranezze.
La certezza è invece che alla fine la squadra più forte vince e se poi trova un ciclista in ottima forma, come appunto il bielorusso, allora tutto diventa più facile.

Si è conclusa, dunque, con il dominio della Bahrain Merida la quarta edizione del Giro di Croazia, che si è portata a casa, oltre al successo individuale e di squadra, pure tre tappe (Bonifazio, Siutsou e Boaro), dopo che nel 2017 non si era imposta in alcuna frazione. Lo squadrone sembra pronto a giocare un ruolo da protagonista nel prossimo Giro d’Italia, che tra meno di due settimane partirà da Gerusalemme. Pronta, anzi prontissima, pure la CSF Bardiani, che ha collezionato due vittorie (e altrettanti secondi posti nelle stesse tappe) con Tonelli e Simion. Un successo anche per la Nippo Vini Fantini Europa Ovini, con Eduard Grosu. E gli altri? Deludente la Trek Segafredo, maluccio l’Astana, con l’unico Gidich a salvarsi, molto male la Caja Rural, neanche l’ombra del team che l’anno scorso aveva dato filo da torcere alla Bahrain Merida. Bene, anzi benissimo la Meridiana Kamen, che ha sfruttato il palcoscenico “mondiale” garantito dalla corsa trasmessa in 187 Paesi. In tre delle 6 tappe un ciclista della compagine pisinese è andato in fuga, Rumac ha conquistato un bel sesto posto a Zara e il 16º in classifica generale. Il settimo posto nella classifica a squadre è meritatissimo.
A differenze del 2016 (Cavendish) e del 2017 (Nibali) la corsa di quest’anno non ha avuto al via un nome altisonante e anche il numero delle squadre World Tour (soltanto tre) è stato esiguo.
“Nel 2019 ci saranno al via 6-7 squadre del circuito World Tour”, assicura il direttore della corsa, Vladimir Miholjević, che una volta calato il sipario sull’edizione numero 4 è stato un fiume in piena per quel che concerne i ringraziamenti.
“Grazie ai partecipanti, ai 250 membri dell’organizzazione, ai 1.500 volontari nelle sei tappe, agli 800 poliziotti che si sono dati il cambio sui 1.075 chilometri del percorso, a coloro che erano in sella alle moto al seguito. Siamo stati in duemila che abbiamo dato il cuore e messo a disposizione il sapere per questa corsa”.
Soddisfatto il direttore anche della composizione del podio. “Un podio importante con un ciclista di navigata esperienza al primo posto, con il secondo Weening che ha vinto tappe e indossato le maglie di leader al Tour e al Giro e con un giovane di sicuro avvenire come Gidich al terzo posto. Segno che questa corsa ha un suo valore”.
Ma il valore aggiunto di quest’edizione è stato il tracciato. Quest’anno lo scettro va alla terza tappa, quella con la salita fino ai 1.762 metri dello Sveti Jure sul Biokovo. Accanto alla confermatissima tappa con arrivo sul Monte Maggiore e molto seguita specialmente a Porto Albona, nonché a Fiume e nel circondario, la novità assoluta è stata la frazione da Starigrad-Paklenica a Crikvenica snodatasi quasi esclusivamente lungo la Litoranea adriatica.
E l’anno prossimo? “Vedremo di inventarci qualcosa, quest’anno il Biokovo è stato clemente e ci ha permesso di arrivare fino in cima, a differenza dell’anno scorso. Ci ritorneremo sicuramente, forse già nel 2019”, ha concluso il direttore della corsa Vladimir Miholjević, che ha avuto in Luka Mišović un braccio destro di sicuro affidamento.

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