Rijeka. C’è ancora da lavorare

Le quattro amichevoli a Umago hanno regalato alcune certezze, facendo sorgere però anche qualche interrogativo

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Rijeka. C’è ancora da lavorare

Un sabato di quasi assoluto relax, poi la domenica libera e da oggi nuovamente tutti al lavoro per preparare al meglio la ripresa del campionato e la gara di domenica (17.30) al Maksimir con la Dinamo. Il Rijeka ha fatto rientro da Umago, dove per due settimane ha lavorato sulla condizione fisica e sugli schemi tattici. I fiumani hanno disputato anche quattro amichevoli, con un bilancio di due vittorie, un pareggio e una sconfitta. L’ultimo test, anche una specie di prova generale in vista della Dinamo, ha dato riscontri sia positivi che negativi. Nel corso della settimana l’allenatore Goran Tomić dovrà per forza cercare di oliare i meccanismi, inserendo in squadra anche Tomečak e Gnezda Čerin, che a Umago si sono visti pochissimo a causa della virosi e dei postumi della stessa. Per Ivan e Adam l’amichevole di mercoledì con il Triglav fungerà da indicatore dell’attuale stato di forma e per capire quanto potranno essere utili al Maksimir. Tornando al test con l’undici di Kranj, il tecnico sebenzano si affiderà nell’occasione soprattutto alle seconde linee.

 

I dubbi tattici di Tomić

La gara con lo Slovacko, quarta forza del campionato ceco, ha evidenziato che il Rijeka incontra numerose difficoltà quando pecca di aggressività e velocità. Nella prima mezz’ora i quarnerini non hanno vinto praticamente nemmeno un duello, con la manovra d’attacco lenta e prevedibile, per non dire quasi inesistente. Nella ripresa, poi, la squadra ha iniziato finalmente a verticalizzare e rendersi sempre più pericolosa. Una volta aumentato il pressing, è avanzato automaticamente anche il baricentro del gioco. Tomić dovrà capire bene chi mandare in campo al Maksimir, ovvero se affidarsi a contropiedisti e velocisti (Ampem, Abass, Murić) oppure a giocatori più statici (Vučkić, Pavičić), ma che garantiscono forse maggiore copertura ed equilibrio tattico.

Čestić già un leader

In attesa di un terzino destro e di un centrocampista di copertura, che dovrebbero arrivare forse già nel corso della settimana, l’unico vero rinforzo da considerarsi tale è Sava Arangel Čestić. Il 20.enne stopper serbo si è subito preso il palcoscenico, imponendo con la sua altezza (192 cm) e la maturità di un trentenne. Da quello che si è visto, sarà lui insieme a Krešić il titolare nello schema tattico di Tomić. Galović e Velkovski non sono comunque delle classiche “riserve”, ma ben più, anche se su entrambi permane qualche incertezza. Nino sembra essere un po’ insoddisfatto del proprio status, mentre per il macedone c’è interesse all’estero. Dujmović e Kukoč sono invece prima di tutto degli investimenti per il futuro. Da capire poi lo status di capitan Smolčić, del quale parliamo a parte.

Sava Arangel Čestić è già una garanzia

Sull’asse Drmić-Murić

La statistica parla chiaro: Josip Drmić 14 gol (capocannoniere del campionato), Robert Murić 7. Sono loro due i giocatori senza i quali il Rijeka perde tantissimo di mordente e senza i quali è difficile immaginare l’undici di partenza. Gol, ma anche tanti assist e utilità tattica. A differenza dello svizzero, però, il 25.enne di Varaždin non riesce proprio a scollarsi di dosso il classico “croce e delizia”, nel senso di un giocatore capace di fare cose meravigliose, ma anche di risultare più volte come “non pervenuto”. Ne sa qualcosa in tema anche Isaac Abass. Il ghanese ha iniziato la stagione alla grande (ricordate la doppietta al Maksimir?), salvo poi scomparire dai radar. In alcune partite è sembrato addirittura irritante. Prince Ampem è ormai un punto di forza di questa squadra, mentre Jorge Obregon deve crescere ancora e risultare più determinante in zona gol. Haris Vučkić l’esperienza necessaria e da lui Tomić si aspetta di essere uno dei leader in campo. Prima, però, deve alzare il suo livello e garantirsi il posto da titolare.

Selahi insostituibile

Goran Tomić l’ha detto a chiare lettere, e continua a ripeterlo: “Mi serve un mediano di copertura”. Il tecnico sebenzano chiede al diesse Palikuča un centrocampista di sostanza, non un artista del calcio bensì uno che all’occorrenza non esita a… randellare gli avversari. Un Gattuso, per intenderci meglio. Di questi al momento in rosa c’è il solo Lindon Selahi e, a tratti, Gnezda Čerin. Ivan Lepinjica è sì un mediano di copertura, ma non ha queste caratteristiche tecniche. Domagoj Pavičić è invece l’uomo dell’ultimo passaggio, colui che nello scacchiere tattico deve agire tra le linee. Purtroppo in questi quattro anni il 27.enne zagabrese non è mai riuscito a convincere sino in fondo, vuoi per problemi fisici vuoi per altri aspetti. Pavičić doveva essere l’erede di Franko Andrijašević, il giocatore chiamato a prendere per mano i compagni nei momenti di difficoltà. A parte qualche episodio isolato, per ora non ci siamo ancora. La speranza è che l’arrivo della primavera porti al completo risveglio.

Da Domagoj Pavičić ci si attende di più

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