Miroslav Ćiro Blažević: «Orlando, addio amicone»

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Miroslav Ćiro Blažević: «Orlando, addio amicone»

“Non mi viene in mente niente se non che sono dannatamente triste. Era un maestro e un punto di riferimento per tutti coloro che fanno il suo stesso mestiere di giornalista sportivo. Una persona che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere, apprezzare e con la quale ho costruito negli anni un’amicizia sana, un legame di grande rispetto e fiducia”. Miroslav Ćiro Blažević ha il cuore spezzato e non lo nasconde, la perdita dell’amico Orlando Rivetti ha fatto rapidamente il giro in tutta la Croazia, una mazzata che ha colpito con forza tante persone. Ćiro ancora non ci crede, gli pare impossibile che Orlando ci abbia lasciati così all’improvviso, troppo presto. Colui che è stato soprannominato l’allenatore di tutti gli allenatori è rimasto forse per la prima volta senza parole, ha pianto. Quarant’anni di amicizia… Una vita.
“Il nostro è stato un rapporto speciale. Da una parte un personaggio pubblico e allenatore di calcio e dall’altra un giornalista. All’apparenza potrebbe sembrare un legame contradditorio vista la natura delle rispettive professioni. Siamo comunque riusciti a creare un vincolo forte, leale, ricco di affetto ma soprattutto sincero”, ci ha detto Miroslav Blažević con la voce rotta dall’emozione. “Sono triste, distrutto dal dolore. Anche mia moglie sta male, perché amava leggere i commenti di Orlando: acquistava il giornale soltanto per quelli… Ripeto, è stato un grandissimo amico e professionalmente un modello da seguire. La nostra collaborazione era iniziata ai tempi quando ero tecnico il Rijeka, poi è proseguita ai tempi della nazionale e non si è mai fermata. Il calcio era il nostro pane quotidiano, ma non solo”. Blažević ci aveva confessato più volte in passato di essere sentimentalmente legato alla Voce, quella che lui ha definito il “giornale della mia gioventù”. E in ogni occasione non aveva mai mancato di citare i nomi di Ettore Mazzieri, Renato Tich e di Orlando Rivetti: i primi due maestri di vita quando ancora giovanissimo arrivò a Fiume, il terzo un amico sincero. “In quarant’anni sono successe tante cose, ci sarebbero tantissimi aneddoti da raccontare, ma ora non è il momento. Non me la sento. Ci eravamo conosciuti che Orlando era ancora un giornalista giovane e io allenavo il Rijeka. Capii subito che si trattava di una persona speciale, mai banale, ambiziosa, competente, ma soprattutto corretta. Eravamo entrati immediatamente in sintonia. I suoi commenti poi erano un’opera d’arte, curava uno stile particolare che non lasciava nessuno indifferente. Era un grande intenditore dello sport. MI mancherà tantissimo”.

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