Matea Jelić e Tin Srbić atleti dell’anno

Il quotidiano Sportske novosti ha assegnato i riconoscimenti per i migliori sportivi del 2021. Nella categoria a squadre trionfano Pavić/Mektić e Dretar Karić/Mužinić Vincetić

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Matea Jelić e Tin Srbić atleti dell’anno

Il 2021 è stato l’anno delle Olimpiadi di Tokyo. La Croazia è tornata dal Giappone con 8 medaglie – 3 ori, 3 argenti e 2 bronzi – la seconda miglior spedizione di sempre per i colori biancorossi, dietro soltanto a Rio 2016 quando arrivarono 10 medaglie. È scontato allora che alla 70ª edizione del premio riservato ai migliori sportivi dell’anno, istituito dal quotidiano Sportske novosti, i riconoscimenti siano andati agli atleti che nella megalopoli nipponica sono saliti su podio.

 

Il miglior atleta del 2021 è così il ginnasta Tin Srbić, argento nella sbarra. Per il 25.enne zagabrese si tratta del terzo premio dopo quelli firmati nel 2017 e nel 2019.

“Un risultato semplicemente eccezionale per un piccolo Paese come la Croazia. Riuscire a essere lì con superpotenze quali Stati Uniti, Cina e Giappone, che investono tantissimo in questo sport, è un qualcosa di straordinario. In realtà lo slittamento di un anno dei Giochi è stato per me un colpo di fortuna perché nel 2020 ero infortunato e forse non sarei nemmeno riuscito a recuperare in tempo per Tokyo. E se anche ci fossi riuscito difficilmente avrei potuto lottare per una medaglia. Il sogno olimpico? L’argento di Filip Ude a Pechino 2008 ha rappresentato per me un grandissimo stimolo. Il 2022? Sarà un anno sperimentale perché ogni nuovo ciclo olimpico presume nella sbarra nuove regole ed esercizi. Non dico che si ripartirà da zero, ma quasi”, ha detto Tin Srbić.

Punto di partenza, non d’arrivo

In campo femminile il premio è andato a Matea Jelić, oro nei 67 kg, il primo in assoluto per la Croazia nel taekwondo, superando in finale la britannica Lauren Williams. La taekwondoka spalatina si è fatta un bel regalo di compleanno visto che quattro giorni fa ha compiuto 24 anni. “Dopo Tokyo provo tanto orgoglio, felicità e gratitudine nei confronti delle persone che mi hanno sempre sostenuta e aiutata nel mio percorso. Questa medaglia è un punto di partenza e non d’arrivo, nonché un grande stimolo per continuare a crescere e migliorare perché io non sono una che si accontenta. Quattro allenamenti al giorno? È vero, ma ovviamente non tutti i giorni. È stata un’idea del mio allenatore (Toni Tomas, nda). Io mi fido ciecamente e se lui ritiene che quattro allenamenti giornalieri siano necessari per raggiungere grandi risultati, io lo faccio. Non è un problema, anzi, è una gioia”, ha spiegato Matea Jelić.

Matea Jelić e Tin Srbić

Finale nel silenzio

La miglior squadra maschile è la coppia di tennisti numero uno al mondo Mate Pavić/Nikola Mektić, oro nel doppio nella storica finale fratricida contro i compagni Marin Čilić e Ivan Dodig. Un match passato alla storia perché una finale di doppio maschile tra coppie dello stesso Paese non si vedeva dai Giochi di Londra 1908! “Sapevamo di arrivare a Tokyo come i grandi favoriti, ma comunque non avvertivamo alcuna pressione. Non dovevamo vincere l’oro a tutti i costi – racconta Mektić –. Questo perché dieci giorni prima avevamo conquistato Wimbledon, uno dei nostri principali obiettivi stagionali, perciò ci siamo liberati di un bel peso e quindi potevamo guardare alle Olimpiadi con la mente decisamente più libera. La finale ce la siamo goduta tutti e quattro. In tribuna c’erano diversi atleti e membri della delegazione croata, ma abbiamo giocato nel silenzio perché nessuno sapeva per chi fare il tifo…”.

Senza distinzioni

Infine, nella categoria per la miglior squadra femminile il premio è andato alle pongiste Helena Dretar Karić e Anđela Mužinić Vincetić, bronzo nel doppio alle Paralimpiadi di Tokyo. Per loro si tratta del secondo riconoscimento dopo essere state elette anche nel 2016 grazie all’argento conquistato a Rio.

“È un premio speciale perché rientriamo nella stessa categoria delle colleghe normodotate ed è importante che non ci sia alcun tipo di distinzione. La medaglia è stata una vera impresa perché l’ultimo torneo prima di Tokyo lo avevamo giocato nel febbraio 2020, dopodiché la pandemia ha cancellato tutto. Lo stesso discorso naturalmente vale anche per tutte le altre nostre avversarie, ma evidentemente noi siamo state molto brave ad adattarci a questa situazione anomala”, ha sottolineato Helena Dretar Karić.

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