Filip Zubčić: «Ho fatto tremare Odermatt…»

L'alfiere della Croazia parla dell'ottimo avvio di stagione nel «suo» gigante e punta in alto: «La coppa di specialità è un obiettivo, non voglio più nascondermi»

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Filip Zubčić: «Ho fatto tremare Odermatt…»
Filip Zubčić. Foto: Matija Habljak/PIXSELL

Un chiaro segnale l’aveva già lanciato con il quarto posto centrato nel primo gigante stagionale sulla Face de Bellevarde in Val d’Isere, diventato l’opening di specialità dopo la cancellazione di Sölden. Poi, nel primo appuntamento in Alta Badia, ha tirato fuori dal cilindro una seconda manche capolavoro mangiandosi letteralmente la Gran Risa, la pista di gigante più impegnativa del circuito, ma ciò non è stato comunque sufficiente per vincere perché quel “cannibale” che risponde al nome di Marco Odermatt è riuscito a stargli davanti per 19 centesimi con una prova altrettanto monumentale. In gara-2 ha chiuso invece ai piedi del podio come in Francia, pasticciando un po’ nella run decisiva dopo aver girato al secondo posto a metà gara. Ma poco male perché nella due giorni sulle nevi altoatesine Filip Zubčić ha ritrovato quel podio che tra le porte larghe mancava da oltre due anni e mezzo, ovvero dalle finali di Lenzerheide 2021. Il decimo nella sua disciplina preferita, l’undicesimo complessivo in Coppa del Mondo (tre i successi tra Naeba, Santa Caterina Valfurva e Bansko) considerando quello colto in slalom due anni fa in Val d’Isere.

Un bilancio della due giorni badiota?
“È andata alla grande. Soprattutto il primo giorno e quella seconda manche che è stata semplicemente perfetta”.

Abbiamo ritrovato il vecchio “Zubo”?
“Credo proprio di sì. Due quarti e un secondo posto nei primi tre giganti sono un ottimo risultato, come pure il terzo posto nella classifica generale e in quella di specialità. E questo la dice lunga sull’ottimo avvio di stagione”.

Quanto brucia quella piazza d’onore? In 9 casi su 10 dieci una manche così debordante sarebbe valsa la vittoria…
“Direi anche in 99 casi su 100… Ma quando hai a che fare con un fenomeno come Marco la manche perfetta non è sufficiente. Però d’altra parte sono uno dei pochi ad averlo fatto tribolare e in futuro voglio stargli ancora più vicino”.

Odermatt dà sempre l’impressione di sciare con margine, ma per una volta ha dovuto cercare il limite per starti davanti…
“È vero, abbiamo sciato entrambi al limite. Soltanto che a differenza del sottoscritto lui è stato perfetto anche il giorno dopo, mentre io invece ho commesso qualche errore di troppo. Probabilmente il secondo posto di gara-1 mi ho tolto un po’ di energie mentali perché era da troppo tempo che inseguivo il podio”.

Tra Val Gardena e Alta Badia “Odi” ha corso cinque gare in cinque giorni, più una prova di discesa, eppure non ha dato alcun segnale di stanchezza. Com’è possibile? Sembra un robot…
“Lo stesso discorso vale anche per Marco Schwarz il quale, a differenza di Odermatt, sarà in gara pure nello slalom di venerdì a Campiglio. Come facciano non lo so. Forse il segreto sta nel fatto di chiamarsi Marco…”.

L’unico in grado di insidiare Odermatt nella corsa al “coppone” è proprio Schwarz. Pensi che riuscirà a tenere aperto il discorso fino alle finali di Saalbach-Hinterglemm?
“Dipenderà tutto dai suoi risultati in slalom. Se riuscirà a mantenere un livello alto lungo tutto l’inverno anche in questa disciplina allora potrà giocarsela fino in fondo con Odermatt. Fino a qualche anno fa potevi tranquillamente vincere la generale andando forte in due discipline come faceva Hirscher, oggi invece devi essere fortissimo almeno in tre. Il livello si è alzato tantissimo”.

“Blacky” però corre in tutte e quattro le discipline perciò la sua stagione sarà massacrante e alla lunga potrebbe pagare a livello fisico.
“Per quanto ne so il suo piano è di disputare tutte le gare fino alla fine dell’anno, poi da Capodanno in avanti valuterà gara per gara. È ovvio che farle tutte è logorante, ma d’altro canto se vuoi mettere i bastoni tra le ruote a Odermatt non hai altra scelta”.

Ma torniamo a te: i tuoi obiettivi in gigante?
“Essere con continuità là davanti”.

La coppa di specialità?
“È un obiettivo, non voglio nascondermi. Ho iniziato benissimo la stagione e la sciata c’è. I presupposti per fare bene ci sono tutti”.

Venerdì c’è la spettacolare night race di Campiglio: a che cosa punti?
“A fare un bel risultato. In allenamento sto sciando forte anche in slalom e i risultati in gigante mi danno ulteriore carica e fiducia. Curo molto lo slalom e ci tengo a essere competitivo anche in questa disciplina”.

A darti manforte in slalom ci sono i “fidi scudieri” Samuel Kolega e Istok Rodeš: come li vedi in questa stagione?
“Li vedo bene. ‘Sami’ ha già colto un buon risultato nello slalom inaugurale a Gurgl, mentre Istok purtroppo è uscito. Entrambi fanno unicamente lo slalom, hanno alle spalle già tanti allenamenti di qualità perciò sono convinto che li vedremo con costanza nelle seconde manche. Vogliamo avere dei buoni risultati a livello di squadra”.

Da un paio di stagioni a questa parte lo slalom non ha un padrone ed è la disciplina più imprevedibile. Credi che si deciderà tutto anche stavolta all’ultima gara?
“È altamente probabile. Dopo l’addio di Hirscher il livello generale si è abbassato, ma in compenso ora ci sono una quindicina di atleti che possono giocarsi la vittoria in ogni gara. Non c’è un favorito nemmeno quest’anno”.

La prima parte di stagione è stata martoriata da una valanga di cancellazioni, con ben sette gare saltate, alcune delle quali non verranno recuperate. La FIS sta cercando di mantenere un certo equilibrio in calendario tra discipline veloci e quelle tecniche, ma la sensazione è che la stagione sia falsata già in partenza.
“Dobbiamo sempre tenere presente che il nostro è uno sport all’aperto e di conseguenza soggetto all’azione di Madre Natura. È difficile trovare un equilibrio perché la discese sono sempre maggiormente a rischio cancellazione rispetto agli slalom, che invece possono essere mandati in scena anche in caso di maltempo o in condizioni di scarsa visibilità”.

In due anni sono saltate tutte e otto le gare tra settore maschile e femminile del tanto discusso Speed Opening di Zermatt-Cervinia. Secondo te quest’appuntamento transfrontaliero ha un futuro in CdM? Che senso ha fare delle gare a 4.000 metri di quota dove le condizioni meteo sono estremamente variabili, soprattutto nel periodo autunnale?
“È proprio questo il discorso. Già a settembre a Zermatt ci sono tante giornate con venti fino a 100 km/h, figuriamoci poi a novembre. Queste gare non sono altro che un capriccio della FIS. È pura follia, ma se proprio le vuoi fare a tutti i costi allora andrebbero quantomeno posticipate a fine stagione quando le condizioni meteo sono leggermente più stabili”.

A Sölden Lucas Braathen ha spiazzato tutti annunciando il ritiro a soli 23 anni in seguito a delle frizioni con la Federazione norvegese: come giudichi la sua decisione?
“Non voglio entrare nel merito. Se ha deciso di mollare avrà avuto le sue buone ragioni”.

Il suo è un addio definitivo o pensi che in futuro tornerà sui propri passi?
“Sono sicuro che tornerà. Bisognerà soltanto capire se con la Norvegia e o se piuttosto sceglierà di gareggiare per il Brasile”.

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