Allenatore, una professione sempre a rischio

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Allenatore, una professione sempre a rischio

Allenatore? Professione a rischio. Come direbbe Robert Prosinečki, attuale selezionatore della Bosnia ed Erzegovina, ci sono due categorie di allenatori: quelli esonerati e quelli che aspettano di venir cacciati. Igor Bišćan, l’ex tecnico del Rijeka, ha aperto una nuova categoria: ha fatto le valigie (sempre pronte…) dopo una secca vittoria con l’Istra 1961 a Pola (3-0). Chiudendo baracca a burattini… Annunciando la “ritirata” al presidente Mišković tre giorni prima, consentì a Srećko Juričić, direttore sportivo, di tirare fuori l’asso dalla manica, lo sloveno Simon Rožman. Allenatore che a Rujevica doveva arrivare già due anni fa quando Mišković pensava di promuovere Matjaž Kek nel ruolo di “manager” all’inglese.
Matjaž Kek si “autolicenziò” dopo una sconiftta a Gorica (decimo turno dello scorso campionato), accordandosi con Mišković sulla “buonuscita”. Aveva un contratto di 500.000 euro (più pagato di Tudor e Jurić in Serie A).
Igor Bišćan prima di andarsene pagò invece di tasca propria le spese per la stanza d’albergo ad Abbazia. “Non sono più l’allenatore…”. Kek si è meritato ogni euro. In cinque stagioni e mezzo ha riscritto la storia del Rijeka, conquistando due Coppe Croazia e vincendo il primo titolo di campione. Impresa storica. Oltre ad avere raggiunto tre volte la fase a gironi dell’Europa League. Kek diventò l’idolo di Fiume dopo che precedentemente, nel 2011, venne cacciato dopo due mesi dall’Arabia Saudita…
Igor Bišćan lascia in eredità a Simon Rožman la conquista della Coppa Croazia e il secondo posto in campionato. A Rujevica, dall’arrivo di Damir Mišković, l’asticella è sempre collocata molto in alto. Il Rijeka, con Hajduk e Osijek, deve lottare per la seconda piazza che porta nei premilinari della Champions League.
Ritorniamo comunque sul tema della professione allenatore, oggi pagata a prezzo d’oro. All’inizio il tecnico era una figura marginale. Poi arrivò Helenio Herrera e niente fu più come prima: aumentò la fama, aumentarono gli stipendi, la precarietà e la necessità di allenare pure tifosi e giornalisti. Prima dell’Inter di Angelo Moratti e Helenio Herrera, l’allenatore non era altro che uno dei giocatori, magari quello più carismatico, chiamato a scegliere gli undici da mandare in campo.
L’Istra 1961 la scorsa stagione ha raggiunto la salvezza con il quarto allenatore, Igor Cvitanović, nello spareggio con lo Šibenik. Cacciato anche lui, i polesi sembra abbiano trovato l’uomo giusto nel giovane 32.enne Ivan Prelec. A parte la classifica, bugiarda, l’Istra 1961 è una squadra ben organizzata, dalle idee chiare. Ne sanno qualcosa gli spalatini. L’Hajduk infatti, giunto Pola da leader, euforico e sicuro di mettere le mani sull’intero bottino, alla fine ha dovuto accontetarsi di un punto. Se Ćuže non avesse sbagliato una facile conclusione… I dalmati hanno fatto i conti senza l’oste Ivan Prelec. L’Istra 1961 non vince dal 3 agosto (Varaždin 3-1), ma i pareggi con il Gorica in trasferta, nonché quelli con Osijek e Hajduk al Drosina, stanno confermando che la squadra è da meta classifica. Grazie a Ivan Prelec. Quando si dice l’importanza dell’allenatore…

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