ROBE DE MATTEONI Un derby nel ricordo di Branko Bubić

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ROBE DE MATTEONI Un derby nel ricordo di Branko Bubić
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Giovedì mattina al Drosina: giornata splendida, con tanto sole. Condizioni… climatiche ottimali per gustarsi un momento di relax. Assisto all’allenamento dell’Istra 1961, che si svolge finalmente su un campo da calcio degno di tale nome. I giocatori accerchiano Abdallahi e festeggiano il suo 23º compleanno. Un’atmosfera distesa tra i ragazzi di Garcia; c’è anche Ante Erceg, che ritorna in carreggiata…
È il 4 maggio. Inevitabilmente non riesci a non pensare a lui, Branko Bubić detto Buba, che avrebbe compiuto gli anni. Branko Bubić, dopo Aldo Drosina, è il personaggio più celebre nella storia del calcio polese. Giocava e dirigeva l’Istra calcio in tempi più recenti ed era il più amato dalle “generazioni moderne”. Un personaggio straordinario, di una semplicità unica per il suo modo di fare ed essere, ma soprattutto un grandissimo intenditore di calcio. Bubić era un centrocampista molto tecnico, che agli inizi della carriera venne schierato sulla fascia destra dall’allora tecnico Franco Rosignoli. In gergo un terzino fluidificante, che fu visionato dalla coppia del Rijeka, il mitico Josip Skoblar e l’indimenticabile Milan Minta Ružić. Il secondo, che aveva svolto il servizio di leva da marinaio proprio a Pola e si allenava con l’Istra, era quasi quasi un sosia di Bubić. Buoni come il pane, li definiva il comandante di Minta.
Stavo seduto in tribuna al vecchio Comunale proprio alle spalle di Skoblar e Ružić, i quali erano venuti per assistere alla partita di Coppa tra l’Istra e il Famos di Hrasnica. Al centro dell’attenzioni degli “scout di Cantrida” diversi giocatori, ma ai due fiumani piacque subito proprio Buba. Fu una partita mostruosa la sua. Novanta minuti da pendolino puro, su e giù sulla fasica destra, dribbling, cross al bacio, diverse conclusioni in porta. Avevo 16 anni, giocavo nella squadra juniores dell’Istra e di calcio qualcosa capivo. Dopo la partita, vinta immeritatamente dal Famos per 1-0, mi presentai da Buba dicendogli: “Sei stato grande, oggi sei diventato un colpo di mercato. Ho sentito la conversazione tra Skoblar e Ružić, al cento per cento ti chiameranno al Rijeka”. Bubić, compiaciuto, sempre molto disponibile con noi giovani, sorrise. Una settimana dopo incrociò il nostro gruppo juniores, mi prese sottomano e disse: “Sai che avevi ragione, mi hanno chiamato al Rijeka…”. Lui era felice e pure io perché da quel giorno con Buba, otto anni più anziano di me, instaurai un rapporto speciale. Andò a Cantrida, in Prima Lega, però Buba semplicemente non riusciva a vivere lontano da Pola. Rientrò la stagione seguente e mi disse: “Mai più via da qui…”.
Domani sera a Rujevica si gioca il derby del buon vicinato. E mi sono subito ricordato di Buba e non solo perché ieri avrebbe festeggiato i 69 anni. Buba è scomparso il 24 giugno dell’anno scorso e siamo in tanti, negli ambienti calcistici di Pola e non solo, che ne avvertiamo la cronica mancanza. Bubić era una persona che se la giocava sempre con intelligenza, uno fuori dal comune. Amava Pola e il calcio polese, ma diceva sempre che voleva bene al Rijeka. A Cantrida veniva sempre accolto con grande simpatia.
La storia di Branko Bubić, nel contesto dell’asse Pola-Fiume, è una bellissima storia di vita sportiva e di una sana rivalità.
Il Rijeka è e rimarrà sempre un club più blasonato dell’Istra, ma la società polese sta crescendo a vista d’occhio e oggi è un avversario degno di questa rivalità di campanile. Nel girone primaverile, ovvero dall’inizio dell’anno, il Rijeka non solo ha “riparato” i danni della gestione tecnica nella prima fase di campionato. Il Rijeka è la miglior squadra nel 2023, con un punto in più della Dinamo campione. L’Istra sta invece disputando un campionato fuori dal comune perché per la prima volta nella storia è stato davvero vicino a centrare l’Europa dopo anni e anni trascorsi a battagliare per la salvezza. Un fattore che ha confermato il salto di qualità è stato proprio la vittoria a Rujevica nello scorso mese di ottobre. Il primo successo in assoluto in casa del Rijeka per il calcio polese. Quello però era un altro Rijeka rispetto a quello di oggi, più “anziano” e per certi versi più scarso. Ora i biancocrociati hanno abbassato l’età media, c’è maggior energia e un’impronta più fiumana in squadra. Che cosa può fare l’Istra di Gonzalo Garcia di fronte a un avversario più forte e determinato di quello autunnale, nonché il più in forma del campionato?
Per ora non abbiamo una risposta, però sono convinto che Garcia e i suoi se la giocheranno. Si può perdere, anche con più gol di scarto, ma i gialloverdi scenderanno in campo per onorare il gioco del calcio. Garcia, uno che ama costruire e detesta la distruzione nel gioco, ha cambiato la mentalità della squadra. Poi è anche vero che uno gioca quanto glielo permette l’avversario. L’idea di Garcia è stata accolta a braccia aperte a Pola e il pubblico al Drosina è sempre più numeroso…

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