Una vittoria monca

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Una vittoria monca

FIUME | Il naufragio delle iniziative referendarie connesse ai meccanismi elettorali e ai diritti delle donne ha soddisfatto solo fino a un certo punto il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI al Parlamento croato, Furio Radin. “Ci è caduto un peso dallo stomaco. Sarebbe stato meglio se i due referendum non fossero stati rifiutati per questioni formali, ma per questioni di contenuto”, ha chiarito Radin. “Per adesso va bene. Tuttavia – ha fatto presente il parlamentare della CNI al Sabor –, nessuno impedisce a questi gruppi di ritentare con iniziative uguali, simili oppure analoghe a queste”.

Sancire l’incostituzionalità

“Sarei stato molto più soddisfatto se le iniziative avessero raccolto un numero sufficiente di firme e se i referendum fossero stati sottoposti al vaglio della Corte costituzionale. Sono certo che i giudici costituzionali non avrebbero potuto far altro se non sancirne l’incostituzionalità. In tal caso avremmo posto la parola fine a questa storia, non dico per l’eternità, ma almeno per i prossimi 20 anni”, ha spiegato il vicepresidente del Sabor.
L’On. Radin ha detto di ritenere che la Corte costituzionale non potrebbe comportarsi diversamente e pertanto dovrebbe affermare con chiarezza che i quesiti proposti – sia nel contesto del referendum elettorale sia di quello connesso alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alla violenza contro le donne – siano discriminatori nei confronti delle minoranze e lesivi nei confronti dei diritti umani. “Lo scopo dei referendum – ha osservato Radin – deve essere quello di far progredire e migliorare la società, non farla regredire e peggiorare”. 

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