I referendum falliti sul nascere

0
I referendum falliti sul nascere

ZAGABRIA | Sono miseramente naufragati in Croazia i controversi referendum sulla modifica del sistema elettorale e sull’abrogazione della legge di ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Soddisfazione per il fallimento delle due iniziative referendarie, lesive dei diriitti umani e minoritari, è stata espressa dalle forze politiche moderate e progressiste, nonché dai rappresentanti delle minoranze nazionali. I promotori dei due referendum, invece, hanno sostenuto che il conteggio delle firme non è stato regolare e hanno ribadito di voler continuare la loro battaglia.

Poche firme valide

Le iniziative referendarie promosse dai movimenti civici “In nome della famiglia” e “La verità sulla Convenzione di Istanbul” non hanno raccolto un numero sufficiente di firme di sostegno. A renderlo noto è stato ieri a Zagabria il ministro dell’Amministrazione, Lovro Kuščević. In seguito alle verifiche effettuate dall’Agenzia per il sostegno ai sistemi informatici e alle tecnologie informatiche (ATIS IT) è risultato che nessuno dei tre quesiti proposti dalle due organizzazioni ha raccolto le 374.740 sottoscrizioni necessarie alla loro convalida.
Delle 412.325 firme presentate dagli attivisti del movimento “In nome della famiglia” al fine di modificare la legge elettorale, quelle valide sono risultate essere 371.450. Delle 407.835 sottoscrizioni raccolte dal medesimo movimento allo scopo di limitare i poteri dei deputati delle etnie, ne sono state convalidate 367.169. Nel caso delle sottoscrizioni raccolte dai promotori del referendum con il quale si puntava a invalidare la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, delle 390.916 presentate, ne sono risultate valide 345.942.
Il movimento “In nome della famiglia”, si ricorda, nell’ambito della prima iniziativa si era posto l’obiettivo di modificare la legge elettorale limitando il numero dei deputati a un massimo di 120 (attualmente i parlamentari sono 151, ma in teoria ne possono essere eletti fino a 160), eliminando due dei tre seggi parlamentari garantiti alla minoranza serba, riducendo lo sbarramento elettorale al 4 p.c., modificando l’assetto delle circoscrizioni elettorali, introducendo il voto per corrispondenza e il voto elettronico.

Troppe irregolarità

Il ministro Kuščević ha stigmatizzato le irregolarità commesse dagli organizzatori delle raccolte delle firme. D’altro canto ha sottolineato che il governo sostiene i referendum nella loro veste di strumento di espressione democratica. A sua volta il primo ministro Andrej Plenković ha annunciato l’intenzione di incaricare il ministro Kuščević di rendere accessibili i dati relativi alla verifica delle sottoscrizioni a tutti gli interessati. Il deputato Hrvoje Zekanović (HRAST), ha espresso l’opinione che sia in atto un tentativo di negare la volontà popolare. Zekanović ha annunciato che i promotori dei referendum non intendono capitolare e che proseguiranno la loro battaglia.
Ancor più dura Kristina Pavlović, coordinatrice dell’Iniziativa civica “La verità sulla Convenzione di Istanbul”, secondo la quale il conteggio delle firme sarebbe stato truccato, in quanto non sarebbe possibile che ci siano addirittura 45mila sottoscrizioni non valide. “Ci siamo impegnati al massimo per eliminare tutte le firme non valide, per cui è evidente che ci sono stati dei trucchi. Ci batteremo per far valere le nostre tesi. Anche i cittadini, in linea con gli standard democratici, avranno modo di esprimere la loro insoddisfazione”, ha rilevato Kristina Pavlović, che non si è lasciata impressionare dalla decisione dell’HNS di denunciare coloro che avrebbero raccolto firme non valide. Il premier Andrej Plenković ha evidenziato, a questo proposito, che a tutti gli interessati sarà data la possibilità di avere visione delle firme dichiarate non valide.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display