Il 3. maj rivuole la sua autonomia

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Il 3. maj rivuole la sua autonomia

FIUME | “Le autorità locali hanno espresso in modo chiaro e incontrovertibile la loro ferma intenzione di supportarci in tutti i modi possibili. Questo ci rende fiduciosi e ci fa riacquistare speranza e per questo voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato all’incontro di oggi (ieri per chi legge, nda), fra cui il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, il presidente della Regione litoraneo-montana, Zlatko Komadina, e il presidente dell’Assemblea regionale, Erik Fabijanić. Inoltre, voglio ringraziare anche l’Autotrolej, che ci è venuta incontro fornendoci gli autobus per il viaggio a Zagabria e in modo particolare gli autisti, come pure gli agenti di Polizia che ci hanno scortati, garantendo la sicurezza per tutta la durata della manifestazione”. Parte dai ringraziamenti Veljko Todorović, presidente del Comitato di sciopero del cantiere navale 3. maj, perché sono tante le dichiarazioni di vicinanza e le azioni concrete messe in atto da privati cittadini e da enti pubblici. Poi è la volta delle richieste, che vengono ribadite con forza.

Aspettando la paga

“Qui vogliamo tutti le stesse cose: lo stipendio innanzitutto, ma soprattutto che il 3. maj esca dal Gruppo Uljanik, perché crediamo che soltanto in questo modo si potrà riprendere a lavorare producendo utili nel lungo periodo. Vogliamo anche che ci vengano restituiti i 523 milioni di kune che avrebbero dovuto ristabilire il nostro cantiere e che invece sono stati spesi altrove. Questi sono i desideri dei dipendenti, ma anche quelli delle autorità locali e questo ci rende felici”, afferma Todorović.
Gli stipendi non sono ancora arrivati e lo sciopero continua. Delle voci provenienti da Zagabria dicono che la paga di luglio potrebbe arrivare entro la fine di questa settima, ma dopo aver sentito tante promesse non mantenute, quelli del 3. maj non danno molto credito alle proclamazioni intessute di buone intenzioni. “Cosa volete che vi dica? Non ci resta che aspettare e sperare, anche se in tanti hanno già perso la fiducia. Fino alla fine della settimana noi continueremo a scioperare in modo pacifico nei nostri cantieri. So che a Pola i nostri colleghi sono scesi in strada, ma a noi non sembra il caso di fare altrettanto. Non possono essere certo le autorità locali a risolvere il nostro problema, quindi una protesta a Fiume non farebbe altro che creare dei disagi ai cittadini, provocare disordine e rallentamenti alle altre attività”, conclude Todorović.

Una direzione straordinaria

Damir Bačinović, presidente del Consiglio economico-sociale della Regione, ha annunciato per oggi lo svolgimento di una riunione straordinaria del Consiglio. “Vogliamo formalizzare quanto emerso durante i colloqui con le autorità cittadine e regionali e avanzare delle richieste concrete. Il primo passo da fare sarà quello di attivare il Consiglio nazionale, perché questo tema è molto più grande di noi e dovrebbe riguardare tutti i massimi organi statali. Poi invieremo le nostre richieste al governo. L’intento è quello di procedere compatti con i lavoratori e di instaurare quanto prima un Comitato di gestione d’emergenza. Fra i dipendenti del 3. maj ci sono più di 100 ingegneri con grande esperienza, fra essi si troveranno sicuramente una decina di candidati adatti a gestire la crisi e a riprendere i lavori”, ha affermato Bačinović.

Aiuti finanziari per gli alunni

“Abbiamo sempre sostenuto il 3. maj in tutte le sedi. Qui siamo venuti per offrire il nostro supporto finanziario alle famiglie con bambini che frequentano le scuole di Fiume nel corso di quest’anno. Quello che possiamo fare è coprire i costi dei libri di testo, ma ci sono anche altri modi in cui la Città potrebbe aiutare. Oggi abbiamo chiesto al Comitato di sciopero di cosa hanno bisogno e quando otterremo una risposta ci metteremo subito in moto. Per fare di più, però, servirà l’intervento del governo, che ora dice di non poter fare nulla, ma poco tempo fa si è mosso per un’azienda come la Agrokor che era completamente privata, mentre il Gruppo Uljanik ha ancora lo Stato come maggiore singolo azionista”, ha affermato Obersnel.

Le responsabilità dei vertici

“Qui si parla di miliardi di kune e dunque soltanto chi ha un potere politico ed economico di ampia portata può intervenire. Le Città e le Regioni possono aiutare nell’ordine di qualche milione di kune e non ci sono dubbi sul fatto che noi faremo la nostra parte. Ma i responsabili sono a Pola, nella direzione dell’Uljanik ed è li che si deve intervenire prima di tutto. La mossa giusta da fare è convocare un’Assemblea straordinaria degli azionisti, che decida di rimuovere dall’incarico i dirigenti e di istituire un Comitato d’emergenza”, ha affermato Komadina.

L’intervento di Hrvoje Burić

Poco dopo la conclusione dell’incontro è giunto nella sede del 3. maj anche Hrvoje Burić, consigliere municipale della lista indipendente Bura. Anche Burić ha puntato il dito contro la direzione del Gruppo Uljanik. “Il governo si è impegnato a risanare i cantieri l’ultima volta nel 2013. Ora non può più agire in questo senso a causa dei vincoli imposti dall’Europa. Chi dice altrimenti, fra cui la Dieta democratica istriana, parla soltanto per confondere l’opinione pubblica e per nascondere le colpe di altri. La crisi è stata causata dalla cattiva gestione della dirigenza e da chi ha intascato una montagna di soldi senza fare niente”, ha dichiarato Burić.

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