Ristrutturazione o fallimento?

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Ristrutturazione o fallimento?

ZAGABRIA | La maggior parte dei partiti politici alleati dell’HDZ è incline all’idea di lasciare che nel caso del cantiere navale Uljanik sia avviato il procedimento fallimentare. L’idea non garba a Furio Radin. Il deputato della CNI e vicepresidente del Sabor ha ribadito di essere favorevole alla ristrutturazione della cantieristica. Del futuro degli stabilimenti navalmeccanici istroquarnerini hanno discusso ieri, nel corso di un vertice convocato a Zagabria, i membri della coalizione di governo.

L’ultima parola spetta al governo

Ivan Vrdoljak, presidente dell’HNS, non ha rivelato se sia favorevole alla ristrutturazione o all’avvio del procedimento fallimentare. Si è limitato a dire di voler capire che cosa comporti ciascuna delle due opzioni e in quali circostanze potrebbe essere possibile mantenere la produzione. Gli ha fatto eco Darinko Kosor (HSLS), puntualizzando che il compito di prendere una decisione sulla sorte del 3. maj di Fiume e dello Scoglio Olivi di Pola spetta all’Esecutivo. “I partner della coalizione possono soltanto limitarsi a esprimere il loro parere”, ha osservato Kosor. Ha chiarito che prima di esprimersi desidera ottenere delucidazioni, ovvero essere informato su quale sia stata la sorte dei 7-8 miliardi di kune investiti nel Gruppo Uljanik negli ultimi dieci anni. Vuole anche essere messo al corrente delle azioni intraprese dal Ministero degli Affari interni al fine fare luce sull’impiego di queste risorse da parte di chi era incaricato di gestirle. Ha notato, inoltre, che qualcuno deve spiegargli da dove potrebbero essere attinti i miliardi necessari a finanziare un eventuale procedimento di ristrutturazione.

Inviti alla responsabilità

Il deputato dell’HDS, Branko Hrg si è detto fermamente contrario all’idea di concedere anche una sola ulteriore kuna ai cantieri navali senza che si sappia in che modo la medesima sarà spesa. “I due stabilimenti hanno inghiottito 15,5 miliardi di kune. Nessuno è stato chiamato a rispondere per il modo nel quale è stato speso il denaro. I soldi sono scomparsi e gli stabilimenti sono nei guai”, ha osservato Hrg. Inclini all’avvio del procedimento fallimentare si sono dichiarati anche Kažimir Varga (BM 365), Ivan Mišić (indipendente) e il riformista Darinko Dumbović.

Un braccio di ferro

In questo momento l’Esecutivo dà l’impressione di essere indeciso sulla strada da intraprendere. Stando a fonti giornalistiche ai Banski dvori sarebbe in corso un braccio di ferro tra il ministro dell’Economia, Danko Horvat e il ministro delle Finanze, Zdravko Marić. Horvat si ostina a sostenere che se a prima vista l’avvio della procedura fallimentare risulta essere più conveniente rispetto al risanamento, a lungo termine questo approccio è discutibile. Interpellato sui costi connessi alla ristrutturazione, Horvat ha menzionato l’importo di 930 milioni di euro. Marić ha fatto presente che la posta in gioco è enorme. Ha ricordando che in base agli ultimi calcoli le garanzie statali concesse al Gruppo Uljanik per navi mai realizzate sono costate ai contribuenti circa 3,1 miliardi di kune. Il ministro delle Finanze infine, richiamandosi alle analisi eseguite dall’Istituto statale di statistica (DZS) ha invitato a interrogarsi se la cantieristica navale continui a essere un settore strategico per il Paese.

L’appello della Coalizione di Amsterdam

A essere convinti che lo sia sono le forze politiche della Coalizione di Amsterdam (DDI, PGS, HSS, GLAS, HSU, Laburisti e Democratici). In una nota diramata ieri l’altro la Coalizione ha scritto che le navi sono l’ultimo prodotto di alta tecnologia sul quale può fare affidamento l’industria croata. Nel comunicato stampa si legge anche che dal 1990 al 2017 il 3. maj ha fatturato 17,5 miliardi di kune a fronte di 12,2 miliardi di kune di investimenti.

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