Rigassificatore di Veglia: l’esempio di Livorno

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Rigassificatore di Veglia: l’esempio di Livorno

CASTELMUSCHIO | Il rigassificatore a Castelmuschio sull’isola di Veglia si farà, costi quel che costi. Lo hanno deciso i deputati del Sabor il 15 giugno di quest’anno. Gli oppositori erano tanti, ma hanno proceduto in ordine sparso. Gli ambientalisti da una parte, la comunità locale dall’altra, l’opposizione parlamentare da una terza. Tutti a guardare esclusivamente i propri interessi (o presunti tali) senza creare sinergie operative e intellettuali. In questa marea di critiche disarticolate è passato abbastanza inosservato quello che potrebbe dimostrarsi il vero cavallo di Troia della legge speciale sul rigassificatore. L’articolo 12 della normativa è intitolato “Misure preventive per la sicurezza dell’approvvigionamento” e prevede la possibilità di riscuotere una “tassa di sicurezza di fornitura”. Il canone sarebbe fissato dall’Agenzia nazionale sulla regolamentazione energetica su base annua, in linea con la proposta del gestore del sistema di trasporto del gas – la società di proprietà statale Plinacro. Questa società, assieme all’Ente elettroenergetico (HEP) è tra l’altro comproprietaria dell’impresa chiamata a gestire il futuro rigassificatore, la LNG Hrvatska. In parole povere, quest’articolo permette che i finanziamenti necessari per rendere questo progetto economicamente sostenibile – se non ci fosse un interesse commerciale per il terminal GNL – siano raccolti per il tramite di una tariffa speciale pagata in bolletta da tutti gli utenti del gas in Croazia.

Capacità pianificata

Il terminal GNL è stato pianificato con una capacità di 6,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. L’azienda titolare del progetto, la LNG Hrvatska, ha ridotto la capacità pianificata del rigassificatore a un massimo annuo di 2.6 miliardi di metri cubi di gas. Il tender per l’allocazione dello spazio del nuovo rigassificatore per un volume minimo di 1.5 miliardi di m3 è stato prorogato già tre volte per mancanza d’interesse. Il che la dice lunga su quanto sia attraente il futuro terminal per gli investitori.

Il caso di Livorno

Per capire la serietà della situazione possiamo analizzare un caso omologo, quello del rigassificatore in Toscana. Entrato in funzione nel dicembre del 2013, situato a 12 miglia dalla costa, tra Livorno e Pisa, il rigassificatore Olt è beneficiario del “fattore di garanzia”. L’impianto è stato definito strategico dal governo italiano e come tale lo Stato garantisce la copertura del 71.5% dei ricavi. Quanto è costato ai contribuenti questo progetto strategico? Secondo un’inchiesta de “Il fatto quotidiano”, l’Autorità per l’energia e il gas ha stimato che soltanto nel 2015 l’aumento in bolletta per finanziare lo stabilimento è stato di 1 euro e 60 centesimi per consumatore, ovvero per un totale di 83 milioni di euro. La perdita finanziaria è stata generata dai risultati operativi: da ottobre 2014 a settembre 2015 il rigassificatore Olt ha rigassificato 100.000 metri cubi di gas liquido, mentre la capacità del terminal è di 6.356.250 m3 di gas liquido.
Va bene, i dati del 2015 sono pessimi. Forse fino a oggi la situazione è migliorata? Secondo i dati ufficiali del consorzio Olt, da settembre 2017 a ottobre 2018 (ultimi dati disponibili) il terminal ha rigassificato 373.000 mcliq, lasciando inutilizzata la capacità produttiva per 5.983.205 mcliq, presumibilmente generando ulteriori perdite.
Il futuro rigassificatore veglioto e quello livornese hanno molte cose in comune. Vediamo forse nei bilanci di rigassificazione del terminal toscano il futuro del nostro terminal GNL? La “Lex LNG” croata potrebbe anch’essa dimostrarsi un nuovo pozzo senza fondo da colmare con i nostri soldi, e a pagare le bollette questa volta saremo soltanto in quattro milioni. In ogni caso l’azienda LNG Hrvatska non si perde certo d’animo ed è convinta di riuscire a portare a buon fine il progetto vegliota. In quest’ambito è già stata scelta la petroliera che verrà riconvertita in rigassificatore galleggiante da posizionare a Castelmuschio: l’appalto, lo ricordiamo, è andato ai norvegesi.

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