Pace liberatoria per i caduti italiani della fossa di Castua

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Pace liberatoria per i caduti italiani della fossa di Castua

CASTUA | E pace fu. Certo non assoluta, in quanto gli aguzzini non sono stati mai identificati né processati, ma almeno “liberatoria”, per quei poveri resti degli italiani assassinati il 4 maggio 1945 a Castua, nel bosco della Loza, durante una rappresaglia da parte di un reparto di partigiani jugoslavi organizzata con il fine di togliere a Fiume quella che era considerata l’intellighenzia necessaria a rivendicarla all’Italia.

Una pace conseguita lo scorso sabato nella Chiesa parrocchiale di Sant’Elena a Castua, dov’è stata celebrata la Santa Messa in occasione del rimpatrio dei resti dei caduti italiani riesumati nel luglio di quest’anno.
A riunirsi in chiesa un considerevole numero di connazionali, rimasti ed esuli, per pregare e per fare memoria del passato, perché sia utile al presente. L’evento è stato reso possibile grazie al presidente della Società di Studi Fiumani, Giovanni Stelli, in accordo e in collaborazione con il Console Generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, e il parroco di Castua, don Franjo Jurčević, che ha officiato la Messa in italiano.
Ed è proprio grazie alla determinatezza di quest’ultimo, don Jurčević, e alla ferrea tenacia e persistenza dell’allora presidente della Società di Studi Fiumani, oggi emerito, Amleto Ballarini, che si è giunti a questo risultato. Un percorso di indagini avviato negli anni Novanta e non sempre facile, irto di difficoltà e di rancori. Comunque fosse, sin dall’inizio delle ricerche, i due concordarono che dal 1999 fosse celebrata ogni anno, il 4 maggio, una Santa messa di ricordo e di speranza. Funzione religiosa che, puntualmente, è stata onorata dalla rappresentanza del governo italiano e di entrambe le componenti del mondo fiumano, ossia quello dell’esilio a quello dei rimasti. E a 73 anni dall’efferato eccidio, il risultato è stato che, tra il 5 e il 7 luglio di quest’anno, si è giunti alla riesumazione dei miseri resti dei caduti italiani di Fiume uccisi il 4 maggio del 1945.
Il tutto è stato reso possibile anche grazie alle trattative sulle sepolture di guerra tra Italia e Croazia e che, grazie alla Federazione degli esuli istriani fiumani e dalmati, ha trovato nel 2012 uno spazio al tavolo di governo allora costituito.
Nella sua omelia, don Franjo Jurčević ha parlato dei caduti come di vittime e fratelli innocenti in quanto, in quel determinato momento, privi di armi. Il sacerdote ha quindi chiesto al Signore di essere misericordioso con tutti loro e di accoglierli al Suo fianco. Il Generale di Divisione Alessandro Veltri, attuale Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti, ha voluto, invece, ringraziare tutti i protagonisti il cui operato ha condotto alla riesumazione dei caduti.
Al termine della funzione religiosa abbiamo chiesto al presidente emerito della Società di Studi Fiumani, Amleto Ballarini, una dichiarazione. “Per me è una grandissima personale emozione, in un turbinio indicibile di ricordi – ci ha dichiarato –. Quasi non speravo più che mi sarebbe stato concesso di vivere anche quest’esperienza, dopo avere dedicato l’intera mia esistenza, nel complesso delle attività societarie, al recupero della storia taciuta della nostra Fiume, con il tragico corollario delle sue vittime ignorate e vilipese. In particolare tutto il percorso, il calvario della drammatica vicenda di Castua in me è più vivo che mai”, ci ha detto Amleto Ballarini.
Una presenza particolarmente significativa alla Messa è stata quella di Dino Gigante, pronipote del senatore Riccardo Gigante, infoibato nel bosco della Loza. “Ho vissuto la celebrazione della Messa come una dimostrazione dell’universalità della Chiesa. Essere cristiano e fare un’opera di misericordia corporale, che prevale sull’italianità e croaticità, è unificante. Ho ammirato con grande piacere la corona del Ministero della Difesa croato. Ricordo Riccardo come lo zio dei bambini, sempre attento e affettuoso verso noi piccoli”, ci ha detto Dino Gigante aggiungendo:

“Devo dire che l’Arca del Vittoriale, monumento dove D’Annunzio voleva che Riccardo Gigante fosse sepolto, non è interamente vuota. All’interno ci sono due gradi militari di Riccardo, quelli di capitano della Prima guerra mondiale, gli stessi con cui io usavo giocare da piccolo”.

Al segretario della Società di Studi Fiumani, Marino Micich, abbiamo chiesto, invece, quale sarà il luogo che accoglierà i resti dei Caduti. “Saranno temporaneamente accolti al Sacrario militare di Redipuglia – ha precisato – , dopodiché, molto probabilmente, saranno tumulate in quello di Cargnacco, vicino a Udine. Purtroppo la mancata identificazione delle spoglie di Riccardo Gigante non ci consente al momento di prevedere il possibile accoglimento dei resti nell’Arca del Vittoriale, come D’Annunzio aveva a suo tempo previsto. Il Vate, infatti, desiderava i fedelissimi di Fiume, tutti attorno a sé. E Riccardo Gigante era uno di loro”.

Abbiamo chiesto a Marino Micich perché non si sia optato per il cimitero di Cosala, quale ultima dimora per i caduti italiani di Fiume.

“Discutevamo all’interno della nostra Società, della possibilità che la cripta della Chiesa di San Romualdo e Ognissanti di Cosala potesse ospitare i resti dei caduti – rileva –. Il tutto, esplicato attraverso una lapide che indicasse i nomi dei caduti, tra cui quello di Riccardo Gigante, nonostante non sia stato identificato. Ma la riesumazione si è svolta talmente in fretta che la Società non ha avuto il tempo di prendere formalmente un’iniziativa in tale direzione. Vedremo quali saranno i possibili sviluppi al Sacrario militare di Redipuglia”, ha concluso Micich.

A dare un tono particolarmente solenne alla Messa è stato il Coro dei Fedeli Fiumani, diretto dalla Maestra. Lucia Scrobogna Malner. Erano presenti al riro, oltre ai rappresentanti già citati della Società di Studi Fiumani a Roma,  i rappresentanti dell’Onorcadfuti del Ministero della Difesa italiano Alessandro Veltri, il Col. Francesco Fiore e il Ten. Col. Norbert Zorzitto, una rappresentante dell’Onorcaduti croato e l’aiutoministro del Ministero dei Difensori, Stjepan Sučić, il Console Generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri e il viceconsole Massimo Broglia, il consigliere Daniele Borrelli, funzionario vicario dell’Ambasciata d’Italia a Zagabria, il presidente della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva, la presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Melita Sciucca, il presidente dell’Associazione dei Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio, Guido Brazzoduro (anche in rappresentanza di FederEsuli), il preside della SMSI di Fiume, Michele Scalembra, il segretario generale del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, Roberto Menia, il segretario dell’Associazione Fiumani Italiani nel mondo Andrea Scabardi e diversi connazionali.

 

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