«No al revisionismo storico»

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«No al revisionismo storico»

SISAK Il bosco di Brezovica, nei dintorni di Sisak ha ospitato l’evento clou della Giornata della lotta antifascista, che in Croazia si celebra il 21 giugno (festa nazionale). Alla celebrazione indetta alla vigilia dell’anniversario della nascita della Prima brigata partigiana di Sisak, hanno partecipato le delegazioni dell’Unione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia (SABA), della Regione di Sisak e della Moslavina, e delle Città di Sisak e Zagabria. All’appuntamento sono intervenuti pure i rappresentanti del Sabor, del Pantovčak, dei Banski dvori, di numerose istituzioni, partiti politici e della società civile.

La Prima brigata partigiana di Sisak fu costituita il 22 gennaio 1941. Lo stesso giorno dell’inizio dell’Operazione Barbarossa, dunque in concomitanza con l’invasione dell’Unione Sovietica da parte del Terzo Reich. Il nucleo originale della Brigata era costituito dai tesserati del Partito comunista di Sisak e contava 77 partigiani, tra i quali il futuro capo di Stato maggiore delle Forze armate croate, il generale Janko Bobetko. Al comando della Brigata era stato posto Vlado Janjić-Capo, mentre l’incarico di commissario della medesima era stato affidato a Marijan Cvetković. La Prima brigata partigiana di Sisak fu uno dei primi reparti di guerriglia antifascista ad essersi costituito nell’Europa occupata dai nazisti. Il giorno della sua fondazione segna l’inizio dell’insurrezione antifascista in Croazia. Furono circa 500mila i cittadini croati che collaborarono con la resistenza, di cui 230mila nelle file dell’Esercito popolare di liberazione. In Croazia, ai tempi della Seconda guerra mondiale operarono 52 brigate, 17 divisioni e cinque dei complessivi 11 corpi d’armata dell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo.

Massiccia adesione
Il presidente della Regione del Međimurje, Matija Posavec, intervenuto in veste di emissario del Presidente della Repubblica, Kolinda Grabar-Kitarović, ha osservato che in rapporto al numero degli abitanti, la Croazia, durante la Seconda guerra mondiale, poteva vantare la più massiccia adesione alla lotta di liberazione in tutta l’Europa.

Antifascismo e Guerra patriottica
Posavec si è poi soffermato sui nessi tra la lotta degli antifascisti e quella dei difensori croati. “L’antifascismo e la Guerra patriottica sono alla base dell’odierna Croazia. L’antifascismo e la Guerra patriottica non si escludono l’uno con l’altra. Qualsiasi divisione dell’opinione pubblica dovuta a questioni storiche è dannosa per il futuro della Croazia”, ha rilevato l’emissario del Capo dello Stato.
Approccio corretto verso la storia
Anche il ministro degli Affari interni, Davor Božinović ha sottolineato l’importanza dell’apporto dato dalla Croazia alla lotta antifascista. “Questo luogo e questa giornata non sono né il posto né il momento giusto per fare comizi e fomentare ulteriormente le divisioni”, ha dichiarato Božinović, il cui discorso a tratti è stato disturbato da alcuni contestatori. “Desidero – ha detto – lanciare un messaggio a tutti coloro i quali non comprendono né vogliono capire, ma che al contrario si sforzano di relativizzare ciò che è accaduto. La storia non può essere cambiata, in quanto è già avvenuta. Nei suoi confronti dobbiamo assumere un approccio corretto. Dobbiamo essere in grado di giudicare correttamente e obiettivamente la nostra storia”.

Scontri ideologici
“La Repubblica di Croazia si fonda sui valori dell’antifascismo. Questo è la linea di pensiero corretta e l’unica strada per scrollarci di dosso la zavorra costituita dagli scontri ideologici”, ha affermato Božinović. Il ministro degli Affari interni ha ricordato che 50 anni dopo la nascita del Primo battaglione partigiano di Sisak la Croazia si è nuovamente trovata nella posizione di dover difendere la sua libertà, la sua sovranità, la sua indipendenza e la sua integrità territoriale. “Sotto la guida del primo Presidente croato, Franjo Tuđman, grazie ai difensori croati, che hanno combattuto la Guerra patriottica che si è rivelata giusta, il popolo croato ha conseguito tali risultati”, ha concluso il ministro Božinović.

Lotta senza macchia
Il presidente dell’SABA, Franjo Habulin, ha espresso l’opinione che in Croazia i valori antifascisti, sui quali si fonda lo Stato, non sono più rispettati. Anzi, ha affermato che incalza il revisionismo storico. A sua volta, il sindaco di Zagabria, Milan Bandić ha notato che il Paese ha avuto la fortuna di avere tra i suoi fondatori, oltre ai difensori, il Presidente Franjo Tuđman, che in gioventù prese attivamente parte alla lotta antifascista.
“Non c’è nulla da eccepire su ciò che fu il movimento antifascista dal 1941 al 1945. Non esiste nessuna macchia. Dal 1945 al 1990, se ci furono crimini commessi dal regime comunista, i colpevoli devono rispondere delle proprie azioni”, ha dichiarato il primo cittadino della capitale croata, affermando che il fascismo e il nazismo furono il male peggiore che sia potuto accadere all’umanità. Ai margini del bosco di Brezovica, prima dell’inizio della cerimonia ufficiale, alcuni manifestanti hanno protestato contro l’organizzazione dell’evento.

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