«Minoranze? Troppi deputati»

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«Minoranze? Troppi deputati»

FIUME | “Il referendum per un sistema elettorale più giusto è rivolto contro una minoranza ben precisa: la casta politica”. A sostenerlo è stato ieri a Fiume Hrvoje Pende, membro del comitato organizzativo dell’Iniziativa civica “Il popolo decide”. “La nostra iniziativa referendaria non è rivolta contro nessuna minoranza nazionale, bensì contro la casta politica che da 28 anni sta distruggendo e impoverendo il popolo, costringendo a emigrare all’estero tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro appartenenza nazionale. Tale casta sta danneggiando in egual misura croati, serbi, bosgnacchi, italiani, ungheresi e tutti gli altri cittadini. Ed essi, a prescindere dalla comunità nazionale d’appartenenza, ne sono consapevoli”, ha sostenuto l’attivista dell’organizzazione che punta a modificare le regole elettorali, nel corso della conferenza stampa tenuta in Corso a Fiume, assieme a Blaženka Kulić. “Gli unici a trarre profitto dall’attuale Legge elettorale – ha proseguito – sono le persone elette al Sabor”.

«Troppi deputati minoritari»

Pende ha espresso l’opinione che i cittadini sappiano molto bene a cosa si riduce il mandato dei deputati delle minoranze nazionali. Dal suo punto di vista i medesimi si limiterebbero a imporre la loro volontà ai rappresentanti della maggioranza indicata dagli elettori. “Non mi sembra una cosa necessaria. Come non mi pare che ci sia il bisogno che un Paese piccolo come il nostro preveda l’elezione di otto deputati delle etnie, quando contemporaneamente in tutti gli altri Paesi dell’UE se ne eleggono complessivamente altrettanti”, ha notato Pende. L’attivista ha espresso l’opinione che si tratti di una soluzione, forse imposta dall’UE, che poteva avere un senso dopo la guerra, per favorire l’integrazione. “Sono passati 28 anni. Dobbiamo adeguare le nostre leggi agli standard europei”, ha affermato l’esponente de “Il popolo decide”.
La conferenza stampa è stata convocata dagli attivisti dell’Iniziativa civica per denunciare la presunta violazione dei diritti costituzionali dei cittadini croati da parte di talune autonomie locali. Un tema affrontato dagli attivisti de “Il popolo decide” contemporaneamente nel capoluogo quarnerino e a Spalato. Pende e Blaženka Kulić hanno puntato il dito contro il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel. Al primo cittadino del capoluogo quarnerino hanno rinfacciato di aver fatto il possibile per boicottare la raccolta di firme, persino infrangendo l’articolo 19 della delibera municipale del 22 dicembre 2015 sulla concessione in usufrutto degli spazi pubblici.

Frecciate a Obersnel

Nel comunicato stampa diffuso dall’Iniziativa civica è stato rilevato che a causa dell’ostruzionismo subito da parte della Città di Fiume, nel capoluogo quarnerino la raccolta delle firme per il referendum sulla Legge elettorale è potuta iniziare negli spazi pubblici appena quattro giorni dopo l’avvio ufficiale della petizione. I due portavoce dell’Iniziativa “Il popolo decide”, si sono lamentati del numero delle location concesse loro per l’allestimento dei gazebo (dei 41 richiesti ne sono stati concessi 26), nonché dell’importo degli affitti dei medesimi.
Blaženka Kulić ha stigmatizzato la terminologia usata da Obersnel per argomentare la decisione. Una retorica, quella del primo cittadino, che Pende ha definito degna dei regimi comunisti. “Questa amministrazione non adempie al suo ruolo di servizio pubblico. Si tratta di un gruppo d’interesse il cui unico scopo consiste nel mantenere il potere il più a lungo possibile”, ha concluso Blaženka Kulić.
Le modifiche che l’Iniziativa civica “Il popolo decide” vorrebbe apportare alla Legge elettorale prevedono sostanzialmente la riduzione del numero dei deputati eletti al Sabor, l’introduzione del voto per corrispondenza per i cittadini croati residenti all’estero e una maggiore valorizzazione del voto di preferenza. L’iniziativa referfendaria punta, inoltre a ridurre il numero dei seggi specifici riservati al Sabor ai rappresentanti delle minoranze nazionali. Inoltre, si chiede che ai medesimi non sia consentito di votare il bilancio nazionale né la fiducia al governo.
Per giungere all’indizione del referendum, gli attivisti de “Il popolo decide” devono riuscire a raccogliere almeno 370.740 sottoscrizioni entro il 27 maggio 2018. Nei primi tre giorni di campagna (iniziata il 13 maggio scorso), l’iniziativa referendaria volta alla modifica della Legge elettorale avrebbe raccolto circa 78mila firme di sostegno.

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