Mi batterò contro chi vuole male all’UI

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Mi batterò contro chi vuole male all’UI

“Mi batterò contro chi vuole male all’Unione Italiana, che sia dalla Slovenia, dalla Croazia, dall’Italia, senza tener conto di legami d’amicizia o altri. L’Unione Italiana non si tocca, non esiterò a confrontarmi con chi non la rispetta, perché è un bene inalienabile. Largo a tutti i tipi di diversità e opinioni, ma viva l’UI e noi che la difendiamo”. È così che il presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin, ha concluso il suo ultimo discorso in queste vesti, salutato alla fine da un fragoroso e prolungato applauso. Parole emozionanti. Radin ha ringraziato i consiglieri “di cuore per questi otto anni, che sono dodici se si aggiungono quelli trascorsi a fare il presidente dell’Assemblea, impegnandomi con voi a costruire un mondo migliore, a misura dei nostri associati, più giusto, più sicuro, più solidale, più aperto nei confronti degli altri. Ma al contempo anche più minoritario, con la parte di noi che vive in Slovenia, in Italia e nel mondo, più italiano, ma in modo particolare molto più affine alle regioni che abitiamo che non a dei modelli di italianità standardizzati agli interni degli stessi confini d’Italia. Noi ci identifichiamo con la cultura, un po’ attuale e un po’ nostalgica, delle nostre città e delle nostre regioni. Non importa se questa realtà combaci con quella del mondo di oggi, l’importante è che faccia parte della nostra identità. Finché essa sarà dentro di noi sarà reale, come è realtà ogni tipo di cultura. Andiamo orgogliosi della nostra italianità, soprattutto perché minoritaria. È facile essere italiani in un contesto in cui tutti sono italiani, è molto più difficile esserlo in un Paese in cui la cultura e la nazione è un’altra – ha sottolineato – e rimanerlo per così tanti decenni con sentimento immutato, e senza cadere nella trappola degli stupidi e degli arroganti che si rifugiano nel nazionalismo. Vi prego di credermi quando vi dico di amare tutti i connazionali”, ha proseguito, ricordando l’impegno comune al mantenimento di cultura, lingua e stili di vita che si tramandano da generazioni. “Ho avuto il grande piacere, in questi anni, di vedere come questo nostro piccolo mondo si sia sprovincializzato. Oggi nessun istriano o fiumano o dalmata non esita a parlare nel proprio dialetto, e ci sono imprenditori che usano nelle loro società il bumbaro o l’istroveneto”. Insomma, l’orgoglio e la consapevolezza delle proprie radici ci rende anche cosmpoliti e in grado di combattere contro ogni ostilità. Radin ha fatto cenno alle difficoltà del momento, come il referendum deleterio che vuole svuotare il ruolo dei deputati minoritari, le mancate sovvenzioni della Regione Friuli Venezia Giulia e il problema degli elenchi elettorali e della legge sulla tutela della privacy, i dissapori e i contrasti interni. Alla fine, ha dato un consiglio: “Prendete il coraggio a quattro mani e candidatevi. Questa è la democrazia”.

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