Il Consiglio comunale di Trieste Salviamo il Primorski e La Voce

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Il Consiglio comunale di Trieste Salviamo il Primorski e La Voce

TRIESTE | Il Consiglio comunale di Trieste ha accolto a larga maggioranza una mozione del Partito democratico che impegna il sindaco Roberto Dipiazza a “indirizzare al più presto al governo della Repubblica italiana e alle Camere la forte e decisa raccomandazione di non dare seguito alla soppressione del Fondo (per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, nda), confermando le misure di sostegno all’editoria privata”. Lo rende noto la segretaria provinciale del Pd di Trieste, Laura Famulari, esprimendo “soddisfazione a nome del gruppo consiliare”. Nell’occasione la Famulari evidenzia che “in questa circostanza è stato possibile superare steccati ideologici in nome di un interesse superiore, cioè la salvaguardia della liberta di espressione e di tutela della minoranza slovena, ma anche della minoranza italiana in Slovenia e Croazia e del diritto di esistere della stampa periodica cattolica”. “Purtroppo, in questa circostanza – puntualizza Laura Famulari –, si è rivelata la sudditanza dei 5Stelle dalle direttive del governo di Roma, da cui non hanno avuto il coraggio di dissociarsi: si fanno chiamare ‘portavoce’, ma si aggrappano a qualunque appiglio pur di non andare contro Di Maio e compagni, vale anche tradire i concittadini di lingua slovena”.

Contrastare l’azzeramento

Il voto in Consiglio comunale di Trieste s’inserisce in una serie di iniziative volte a contrastare l’azzeramento dei fondi pubblici destinati alla stampa italiana, una misura fortemente voluta dall’M5S e annunciata nei mesi scorsi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria, il pentastellato Vito Crimi. Un azzeramento che prendeva sostanzialmente forma anche in un emendamento al Bilancio nazionale 2019 presentato alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati a firma del vicepresidente del gruppo M5S a Montecitorio, Adriano Varrica, successivamente ritirato dopo il secco “no” contrapposto dagli esponenti della Lega a quella che hanno definito una “tagliola”.

Lega: «No alla tagliola»

A riguardo, era intervenuto Alessandro Morelli, presidente della Commissione Trasporti della Camera, defininendo le testate locali fondamentali per la difesa del pluralismo di informazione. Da Trieste, invece, l’assessore regionale Pierpaolo Roberti, aveva espresso soddisfazione per il ritiro dell’emendamento Varrica. Il respiro di sollievo per la rinuncia a una misura che avrebbe significato una riduzione dei finanziamenti destinati alle testate pari a circa il 90 p.c. è stato però di breve durata. Nei giorni scorsi infatti il vicepremier Luigi Di Maio ha reso noto che in seno alla maggioranza di governo è stata raggiunta l’intesa sui tagli, che stando a quanto reso noto saranno graduali fino ad arrivare all’azzeramento delle risorse destinate alle testate – incluse quelle italiane all’estero, tra le quali si colloca anche il nostro quotidiano, e quelle delle minoranze linguistiche – nel 2022. Nel dettaglio, stando ai termini dell’intesa raggiunta a Palazzo Chigi, i tagli dovrebbero essere del 25 p.c. nel 2019, del 50 p.c. nel 2020 e del 75 p.c. nel 2021.

Il passaggio in Senato

In questo contesto, spiega la consigliera dem Valentina Repini, “l’iniziativa del gruppo Pd al Consiglio comunale di Trieste interviene in un momento delicato, a poche ore dal passaggio della Manovra in Senato, dove si colloca l’ultima linea di resistenza contro l’assalto grillino alla libertà di stampa e contro la tutela delle minoranze linguistiche”. La mozione del Pd punta infatti a salvaguardare una stampa che è diretta espressione delle comunità locali, in particolare quella slovena e quella italiana in Istria. “La nostra mozione nasce in sostegno del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione che, anche in base alla nuova legge sull’editoria 255/2016, ha rafforzato e ammodernato un meccanismo che negli ultimi anni vede finalmente protagoniste principalmente le realtà locali, cooperative e no profit, ponendo rimedio alle storture del passato. È quindi con preoccupazione che apprendiamo della decisione di metterla nuovamente in discussione, nonostante di ciò non vi sia traccia nel contratto di governo”, spiega Valentina Repini, ricordando che la maggioranza in Consiglio comunale aveva conferito l’urgenza alla mozione.

Minoranza slovena e CNI

“Parlare di una cancellazione – continua Repini – non potrà che indebolire, ed in alcuni casi addirittura cancellare testate pubblicate da realtà indipendenti, espressione delle comunità locali. L’idea che il mercato da solo sia in grado di garantire un effettivo pluralismo delle voci dell’informazione è del tutto illusoria. In tutta Europa, infatti, esistono politiche di sostegno all’informazione indipendente. L’annuncio mette a rischio il futuro di testate come il Primorski dnevnik, Vita Nuova, Novi Glas e altre realtà della regione quali Voce Isontina, Vita Cattolica, Novi Matajur e Il Popolo o anche la Voce del Popolo di Fiume, che viene pubblicato per la comunità italiana in Slovenia e in Croazia”. “Di recente il Comune di Trieste ha conferito la Civica benemerenza all’Associazione delle Comunità Istriane, ma – aggiunge – Laura Famulari – non dimentichiamo che con i tagli ai fondi dell’editoria previsti dal governo proprio queste comunità vengono penalizzate e su questo si dovrebbe intervenire”.

Un impoverimento complessivo

Va detto che una mozione analoga (sostegno alla stampa in lingua slovena in italia, alla stampa locale isontina e a quella di lingua italiana in Istria) è stata presentata dal Pd a Gorizia e condivisa dal centrosinistra e da rappresentanti di primo piano della maggioranza di centrodestra. Nel presentarla il consigliere del Pd, David Peterin, ha evidenziato che il ridimensionamento delle testate colpite dai tagli costituirebbe un grave danno per la ricchezza culturale e il pluralismo dell’informazione. “I tagli andrebbero a incidere sulle testate della minoranza slovena in Italia, ma anche su realtà d’informazione sensibili per la comunità italiana in Istria e Dalmazia – ha aggiunto Peterin –. Testate che nel loro complesso danno un contributo fondamentale all’attuazione del diritto all’informazione nella madrelingua, alla diffusione della lingua e della cultura. Insomma, avremmo un impoverimento complessivo che – ha concluso – non sarebbe in alcun modo compensato dal risparmio”.

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