Battelli: «Il mio non è un addio»

L'ex deputato CNI al Parlamento di Lubiana spiega le ragioni che lo hanno spinto a dimettersi dall’Assemblea dell’Unione Italiana

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Battelli: «Il mio non è un addio»

Rassegnando le dimissioni dal ruolo di consigliere dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Roberto Battelli (circoscrizione di Bertocchi), non ha voluto lanciare alcun segnale alla Comunità Nazionale Italiana. A dircelo è stato l’ex deputato della minoranza nazionale italiana alla Camera di Stato della Repubblica di Slovenia, durante una conversazione telefonica nel corso della quale ha spiegato i motivi che lo hanno portato a maturare la sua decisione. “Ho una certa età e sono in politica ormai da chi sa quanti anni. Non ho particolari problemi di salute, ma con il passare del tempo di certo non ringiovanisco. Viaggiare per l’Istria inizia a diventare faticoso”, ha constatato Battelli, sfatando le voci stando alle quali dietro alla sua decisione si celerebbe un disegno occulto. Dietrologie che Battelli ha bollato come infondate.
“Desidero semplicemente starmene in pace, tenendomi informato leggendo La Voce del popolo. Sono molto affezionato al nostro quotidiano per il quale ho lavorato per un paio d’anni. La Voce non è soltanto la memoria della CNI, è di più. La Voce scrive la nostra storia di giorno in giorno, dando un prezioso contributo alla nostra Comunità”, ha sottolineato.
Nel prosieguo della telefonata Battelli ha voluto ribadire alcune delle osservazioni da lui mosse con costanza alle strutture della CNI nel corso degli ultimi anni.
L’appiattimento
“Molte delle cose che ho proposto sono state approvate in sede di Assemblea. Dopo però, purtroppo, non sono state realizzate. Ma questo alle volte nella vita succede”, ha dichiarato Battelli. “È sempre una questione di soldi, un appiattimento. Si spende più energia nella distribuzione del denaro che non nel capire in che cosa investire queste risorse”, ha lamentato Battelli. “Secondo me – ha proseguito – finché non capiremo che dobbiamo formare le risorse umane in italiano non avremo futuro. Non vogliono sentir parlare di questa cosa. La ritengono un’offesa. Ma questo tipo di atteggiamento impedisce, in realtà, il nostro sviluppo linguistico e culturale. Far studiare quanta più gente in Italia è l’unico modo per far sì che la nostra cultura si perpetui. Senza poter fare affidamento sull’assoluta competenza professionale e linguistica delle risorse umane che lavorano nelle nostre istituzioni non possiamo prefigurare un futuro. Stiamo accompagnando la nostra scomparsa, invece che impedirla”, ha ammonito Battelli.
L’importanza di Fiume
Roberto Battelli ha voluto esprimere i suoi complimenti ai connazionali di Fiume per quanto sta accadendo nel capoluogo quarnerino sul fronte dell’uso pubblico della lingua italiana. “Vedo che adesso pure il sindaco Vojko Obersnel intende mantenere le tabelle bilingui. Sono risultati enormi. Questi mutamenti possono avere un impatto molto positivo anche su altre realtà. In vista anche dell’attuazione dell’Accordo bilaterale italo-croato sulla tutela delle minoranze. Un traguardo al quale ho contribuito pure io proponendo il Memorandum trilaterale, senza il quale queste cose non sarebbero state possibili”, ha dichiarato Battelli.
Il ruolo dei presidi
“Se anche in futuro intendono avere per ‘ministri’ dell’istruzione dei presidi non arriveremo mai da nessuna parte. I presidi sono per certi versi dei funzionari governativi sia in Slovenia sia in Croazia. Dunque è impossibile pretendere da un preside che crei le politiche nel campo della formazione”, ha detto Battelli.
“È evidente – ha proseguito – che non lo possono fare. Un preside non può andare dal ministro dell’Istruzione e dire guardi che bisogna fare questo e questo. È impensabile. Certe volte ho l’impressione che stiamo correndo all’indietro”, ha concluso Battelli.

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