Horvatinčić. Un processo con troppe incongruenze

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Horvatinčić. Un processo con troppe incongruenze

ZAGABRIA | Tutto da rifare. Il procedimento giudiziario nei confronti di Tomislav Horvatinčić che il 16 agosto del 2011 nelle acque di Capocesto (Primošten) aveva travolto e ucciso con il suo motoscafo i coniugi Salpietro, verrà ripetuto.

Almeno per il momento, dunque, giustizia è fatta. La Corte d’appello del Tribunale regionale di Zara, presieduta dal giudice Hrvoje Visković, ha infatti cassato la sentenza del Tribunale comunale di Sebenico che nell’ottobre scorso aveva assolto l’imprenditore zagabrese per la morte dei coniugi Salpietro.
Nella spiegazione, la Corte d’appello ha sottolineato tra l’altro che il giudice Maja Šupe del Tribunale di Sebenico, nell’assolvere lo scorso ottobre l’imputato, aveva commesso gravi violazioni del codice di procedura penale poiché le motivazioni che stavano alla base dell’assoluzione erano chiaramente contraddittorie. In particolare la parte riguardante la sincope vasovagale, ovvero la perdita accidentale o temporanea di coscienza, che era stata accettata dalla giudice quale prova decisiva esibita dalla difesa e sulla quale si era poi basata la sentenza assolutoria.
Nello specifico, i giudici di Zara hanno concluso che il Tribunale di Sebenico si sia basato sui testimoni della difesa ovvero sulle testimonianze di Horvatinčić, di Anica Đerđa (che si trovava sull’imbarcazione dell’imprenditore nel momento dell’impatto), e su alcuni altri testimoni ed esperti. Proprio in base a queste dichiarazioni ha accettato la tesi della sincope, tralasciando altre testimonianze che dovevano invece essere prese in considerazione.

Testimonianze snobbate

“Inoltre, il testimone Stjepo Asić, skipper e impiegato della società dell’accusato Horvatinčić, alla domanda diretta ha risposto che l’imputato gli aveva detto che il sistema di controllo a bordo poco prima dell’impatto era andato in tilt. Il mancato riferimento a questa parte della testimonianza, in violazione delle disposizioni del codice di procedura penale, si riflette necessariamente sulla determinazione della situazione fattuale al momento dell’evento critico. Il Tribunale di primo grado non ha analizzato la testimonianza di Boris Seljanovski, il capo del Dipartimento per le ispezioni e ispettore del porto di Sebenico, il quale ha avuto una conversazione con Horvatinčić subito dopo l’impatto, durante la quale ha chiesto all’imprenditore “se fosse in grado di rispondere alle domande”.

Un punto di svolta

“Quesito al quale l’imputato ha risposto affermativamente”, si legge nelle motivazioni. Quindi i giudici della Corte d’appello non hanno potuto fare altro che bocciare la decisione arbitraria della giudice di Sebenico di scegliere alcune testimonianze e di accantonarne altre che, senza ombra di dubbio, dovevano essere prese in considerazione nel formulare il verdetto finale. Ora, come già rilevato, l’intero procedimento giudiziario ritorna al punto di partenza. Il processo sarà ripetuto e Tomislav Horvatinčić dovrà ripresentarsi al Tribunale di Sebenico, però al cospetto di una nuova Corte giudicante, che dovrà cercare di non ripetere gli errori di Maja Šupe. Si tratta indubbiamente di una svolta forse decisiva, perché questo procedimento giudiziario ha minato profondamento la credibilità della giustizia croata calamitando l’attenzione dei media nazionali e non.

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