Due settimane per versare gli stipendi

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Due settimane per versare gli stipendi

FIUME | Il giudice Ljiljana Ugrin del Tribunale commerciale di Fiume ha rimandato alla sessione del 12 marzo la decisione se indire o meno il fallimento del 3.maj. Il giudice ha dato alla Direzione del cantiere navale di Fiume l’incarico di cercare di trovare un accordo con i creditori e i fornitori per un pagamento rateizzato dei debiti, perché attualmente il 3.maj non può disporre delle proprietà, perciò il fallimento dello stabilimento di Cantrida avrebbe come diretta conseguenza il fallimento del Gruppo Uljanik.

Stando ai dati aggiornati, ieri il 3.maj aveva debiti per 87 milioni di kune, una ventina in meno rispetto all’inizio del mese. Ciò significa che alcuni dei creditori hanno ritirato la richiesta di pagamento.
La Direzione si trova ora davanti a un compito difficile e gravoso: ammonta a 11,9 milioni di kune l’importo dovuto ai dipendenti (i primi iscritti nella lista per il saldo dei debiti) a titolo di paghe arretrate e differenze delle paghe. Importo che dovrà essere trovato considerato che anche davanti al giudice fallimentare la Direzione, i creditori e i lavoratori hanno concordato si tratti di debiti che devono essere rimborsati. A riguardo il giudice ha dichiarato di essere in possesso di informazioni stando alle quali il saldo potrebbe avvenire entro due settimane. “Se così non sarà, il 12 marzo è la nuova data per un possibile avvio del processo fallimentare. Sta alla Direzione, ora, accordarsi con i fornitori e i dipendenti”. Il ministro dell’Economia, Darko Horvat, ha commentato che “in questo momento è di cruciale importanza sapere se il partner strategico ha le possibilità finanziarie necessarie. Se è così, ci saranno buone nuove, altrimenti temo che non ci sarà spazio per alcuna salvezza, né per il 3.maj, né per il gruppo Uljanik.

La nave Santiago

I rappresentanti del Sindacato dei metallmeccanici presso il 3.maj hanno esposto le proprie considerazioni e quelle dei dipendenti sul rinvio sancito dal Tribunale. “Credo sia reale attendere che si faccia qualcosa per erogare le paghe – ha detto Predrag Knežević –. Noi speriamo di vederci versato l’intero importo, ovvero le differenze delle paghe e quelle arretrate. Non possiamo, né vogliamo, né abbiamo il potere di avviare o meno il processo fallimentare. Sappiamo – ha proseguito – che c’è una soluzione per le nostre paghe: la nave Santiago (costruzione 723), costruita al 3.maj e ancorata a Pola, su cui non ci sono pendenze, per cui può benissimo essere venduta. La burocrazia, notoriamente lenta, si può accelerare, anche di molto, basta che ci sia la volontà politica. E se non c’è – ha detto –, ce lo dicano chiaramente”.

Il partner strategico

Per ciò che concerne il partner strategico scelto dal Gruppo, Tomislav Debeljak, il sindacalista ha affermato che “il governo non ha ancora deciso se sia lui il partner strategico, ma per noi è benvenuto chiunque voglia acquistarci. Però riteniamo che non sia giusto trascinarlo nella faccenda dei debiti, perché non è lui che li ha contratti. Secondo noi la responsabilità ricade sul governo. Sappiamo bene che non è stato questo governo a creare la situazione in cui ci troviamo, ma al momento dell’insediamento si è assunto le responsabilità che derivano dall’incarico”.

Dipendenti allo stremo

Veljko Todorović spera che “questi 14 giorni non saranno gli ultimi. Qui i dipendenti sono veramente allo stremo e mi auguro che le parole del giudice fallimentare siano state ascoltate con attenzione e abbiano un seguito. Però ‘devono risolvere’ non significa ‘hanno risolto’ e se le paghe non arriveranno presto, temo che non ci sarà più nessuno da salvare. Ciò che noi vogliamo più di tutto è lavorare e guadagnarci la paga. Qui ci sono alcuni che speravano veramente nell’avvio del procedimento fallimentare, perché così il curatore Zdravko Čupković avrebbe potuto firmare la richiesta di rimborso dei prestiti all’Uljanik (600 milioni circa). Altri invece sperano ancora che le paghe arretrate arriveranno, che riprenderemo la produzione, insomma che continueremo a vivere del nostro lavoro”. Il sindacalista ha poi amaramente considerato che “se ci sarà l’avvio del procedimento fallimentare nei confronti del 3.maj, allora possiamo essere sicuri che la cantieristica non abiterà più nell’Adriatico settentrionale croato”.

L’esodo strisciante

Knežević si è soffermato su tutti coloro i quali se ne sono andati a lavorare all’estero (Irlanda, Italia, Olanda, Norvegia), affermando che la maggior parte di costoro ha intenzione di tornare al 3.maj, anzi si raccomandano perché li si contatti appena la situazione si sarà sbloccata. “C’è da considerare, però, anche il fatto che dopo che sarà stata presa la decisione di riavviare la produzione, per poterlo fare davvero bisognerà aspettare circa un mese perché i nuovi proprietari dovranno per prima cosa ordinare e far arrivare a Fiume i materiali necessari, il che richiede tempo. Soltanto a quel punto potremo ricominciare a dare il meglio di noi, ovvero riprendere a costruire navi”.

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