Crisi della cantieristica sempre meno vie d’uscita

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Crisi della cantieristica sempre meno vie d’uscita

FIUME | Come fare per rimettere in sesto la cantieristica navale croata? Ne ha discusso il Consiglio economico della Camera d’economia della Regione litoraneo-montana, riunitosi ieri a Fiume per una seduta tematica dedicata alla cantieristica.

“Il senso della riunione di oggi non è quello di individuare i colpevoli, bensì di cercare di trovare una soluzione, se è ancora possibile farlo. Ho fatto a meno di invitare ministri o altri rappresentanti della politica onde evitare che le nostre proposte vengano strumentalizzate, in quanto questa è l’ultima cosa di cui la cantieristica ha bisogno in questo momento. Detto ciò, però, sono conscio che per risolvere la questione ci vorrà l’intervento della politica, ma si dovrà operare soltanto nell’interesse pubblico”, ha esordito Vidoje Vujić, presidente della Camera d’economia regionale di Fiume.

Bocciato il piano di ristrutturazione

“Non ho potuto analizzare a fondo il piano di ristrutturazione presentato alla Commissione europea, ma in base all’esperienza che ho, e a quello che ho potuto leggere, credo di intuire quale fosse il problema di fondo di quel piano. Era troppo ottimista. In generale i consulenti che lavorano su piani di questo tipo sono sempre ottimisti e se a questo si abbina l’ottimismo della direzione che vuole trovare nuovi finanziatori, si finisce per avere un mucchio di numeri pompati che servono a poco”, ha affermato Andrej Grubišić, consulente per gli affari finanziari della Grubišić & partner, che ha definito “infondate” le ipotesi incentrate sull’interesse di un partner strategico intenzionato a investire a livello locale. “Non è assolutamente reale pensare che investire fra i 180 e i 230 milioni di kune possa cambiare la situazione di una virgola. In base alle analisi che ho fatto – ha detto Grubišić –, l’Uljanik crea ogni anno circa 320 milioni di kune di perdite. Soltanto per ripianare i debiti che il cantiere ha in questo momento i suoi bilanci dovrebbero passare dal rosso appena citato a un profitto annuo che superi i 400 milioni di kune. Per riuscire in un’impresa di questo tipo non possono bastare le misure di ristrutturazione sin qui proposte. È necessario un cambiamento drastico del modello imprenditoriale che deve accompagnarsi a un investimento di almeno un miliardo di kune soltanto per dare inizio al processo di cambiamento. Diversamente non si farà che vivacchiare sulle spalle dello Stato finché la situazione non diventerà insostenibile”, ha affermato Grubišić.

Il problema degli stipendi

“Il problema degli stipendi è importantissimo per entrambi i cantieri, ma in base alle informazioni in nostro possesso il governo non ha la possibilità di agire ancora in questo senso. Sono le direzioni dei cantieri che dovrebbero trovare le soluzioni giuste per versare lo stipendio per settembre, come pure tutti quelli futuri. Altrimenti non è possibile essere presenti sul mercato”, ha affermato Ostojić.
“I cittadini devono sapere che l’Uljanik è un cantiere che è a maggioranza privato e che in questo contesto non esiste alcun motivo razionale per il quale i contribuenti croati dovrebbero continuare a finanziare un’attività economica di questo tipo. Negli ultimi quattro anni lo Stato ha versato circa 760 milioni di kune di aiuti diretti, a febbraio di quest’anno c’è stata la garanzia per un credito di quasi 100 milioni di euro, più altri 100 milioni di kune che sono stati dati a garanzia del versamento degli stipendi nel mese di agosto. In tutto questo periodo i contribuenti croati non hanno ricevuto nulla in cambio, a parte il circo che hanno potuto seguire in televisione”, ha dichiarato Grubišić.

Uljanik e Agrokor

“Ero contro la Lex Agrokor e contro l’intervento dello Stato in quel caso e rimango tutt’ora dell’idea che lo Stato non si dovrebbe intromettere – ha detto ancora Grubišić –. Todorić sarebbe rimasto senza l’Agrokor comunque, perché i creditori si sarebbero appropriati dell’azienda. A chi parla dei 4.500 posti di lavoro che ci sono all’Uljanik rispondo che in Croazia ci sono 1.300.000 lavoratori e che il modo giusto che il governo ha di aiutare tutti è quello di razionalizzare le tasse e di legiferare per proteggere tutti, non certo versando soldi altrui a chi rappresenta alcuni interessi particolari. Siamo in una situazione nella quale chi decide dove andranno i soldi si fa pubblicità dicendo di essere stato lui a concederli, quando invece si tratta di soldi dei contribuenti. Quel che è peggio è che quasi tutti coloro che hanno distribuito dei soldi in questo modo non ricoprono più quella funzione e non risponderanno di nulla. Suggerisco ai signori che credono che mettere soldi pubblici nei cantieri navali sia un buon investimento di trovare persone che condividono il loro pensiero e di investire là i propri risparmi. Lasciate stare i soldi pubblici, non sono vostri, non potete decidere voi e non devono andare a chi rappresenta degli interessi estremamente settoriali”, ha concluso Grubišić.

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