Nel nome di Eco: il segno di Manara

Il capolavoro letterario esce nella versione disegnata grazie all'adattamento firmato da un indiscusso maestro del fumetto classico contemporaneo. Un'opera colossale, un adattamento estremamente complesso e una straordinaria prova di versatilità artistica, il fumetto più atteso dell'anno in Italia

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Nel nome di Eco: il segno di Manara

Il primo di due volumi è uscito agli inizi di maggio e già a metà mese era in ristampa. Basterebbe questo dato per rendere l’idea di quanto quest’evento editoriale fosse atteso. Del resto, parliamo di un best seller assoluto, tradotto in oltre 45 lingue con più di 60 milioni di copie vendute in trent’anni – inserito da “Le Monde” tra i cento libri più importanti del Novecento –, da cui è stato tratto un film di altrettanto successo (almeno in Europa), seguito da una pièce teatrale e da una serie tv venduta in 132 paesi. E ora anche da un fumetto firmato nientemeno che da Milo Manara.

Un’opera preziosa che racconta con stili grafici diversi il nostro tempo, il passato e le sue meraviglie di pietra e di inchiostro. “Il progetto mi è stato proposto dai figli di Umberto Eco e da Elisabetta Sgarbi. Mi ha lasciato un po’ tramortito: che venga proposta a uno a cui piace disegnare le donne una storia di uomini in tonaca che parlano, parlano e parlano, è una sfida all’ultimo sangue per un disegnatore erotico”, ha raccontato Manara.

Come recita la sinossi, ci troviamo tra le mani un libro unico “che mette su carta tre distinti stili grafici che si intersecano inseguendo la perfezione visiva. Ciascuno racconta un aspetto del libro di Eco: le sculture, i rilievi dei portali e i marginalia meravigliosi e surreali che corredano i libri miniati della biblioteca; il romanzo di formazione di Adso, con la scoperta della sensualità e della Donna; la vicenda storica dei Dolciniani, i cui temi della povertà degli ultimi, la non omologazione, la diversità perseguitata e il dissenso sono cruciali anche oggigiorno. Il nome della rosa di Manara trova quindi spazio nell’operazione ‘matrioska’ letteraria del libro di Umberto Eco, che è anche un libro sui libri che contengono altri libri. Non una superflua trascrizione, ma una meravigliosa chiosa visiva”.

Edito da Oblomov, la casa editrice “figlia” di La Nave di Teseo diretta da Igort, Il nome della rosa di Milo Manara è una trasposizione totalmente fedele al testo originale e agli schizzi preparatori disegnati da Eco. “Tutte le parole presenti nel libro sono esattamente quelle del romanzo – ha sottolineato Manara anticipando questo lavoro –. Non ho cambiato una sola parola, sono stato costretto a fare tagli dolorosi ma necessari, diversamente avrei dovuto disegnare un libro lungo il triplo!”. “Ho dato, da fumettaro, molta importanza ai marginalia, alle piccole decorazioni che uniscono le figure miniate dei manoscritti. Guardandoli emerge una visione del Medioevo diversa da quella che siamo abituati a immaginare: non un periodo di oscurità e tenebre, ma dominato invece da una fantasia quasi febbrile, che è inestricabilmente connessa con la realtà”, ha spiegato.

L’aspetto più stupefacente è senza dubbio quello artistico. L’estro del disegnatore spicca nei ritratti – molto curate le espressioni facciali dei personaggi, come nel caso del frate Guglielmo da Baskerville, sul cui volto scultoreo si leggono tutte le tensioni causate dagli intrighi che è chiamato a sciogliere – e nei suggestivi scenari del monastero benedettino e delle sue stanze segrete, dei paesaggi innevati che circondano l’edificio, e dei viaggi onirici (con intere vignette alla Hieronymus Bosch dedicate alla rappresentazione di diavoli, peccatori e sogni infernali nati dalle fantasie dei vari personaggi).

Il giallo storico ambientato nel 1327 all’interno di una misteriosa comunità di monaci benedettini, narra le vicende del giovane monaco Adso da Melk e del frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, Guglielmo si trovò davanti una serie di misteriosi delitti che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso,dovette decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere.

Il primo volume copre sostanzialmente la prima metà del romanzo, fermandosi nel punto in cui Adso fa il suo incontro coi piaceri della carne, passa attraverso due morti misteriose e passa in carrellata un gran numero di personaggi che popolano e animano l’abbazia. Non solo i frati coi loro famigli in carne e ossa, ma anche le creature di fantasia miniate da Adelmo da Otranto sul suo quaderno per i marginalia di un Salterio, che tanta ilarità provocano tra i frati e tanto fastidio arrecano al severissimo confessore Jorge de Burgos.

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