MACCHINE DEL TEMPO Fiat Duna: superstar in Sudamerica, derisa in Italia

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MACCHINE DEL TEMPO Fiat Duna: superstar in Sudamerica, derisa in Italia
Foto Lucio Vidotto

Ebbe un successo travolgente in Sudamerica, mentre in Italia fu un fiasco completo, oggetto di sfottò, bersaglio di considerazioni ironiche sia sulla stampa specializzata che nel pensiero collettivo di una nazione in cui l’occhio vuole sempre la sua parte. La Fiat Duna venne prodotta in Brasile e Argentina come Fiat Premio dal 1985 al 2000 e venduta in tutto il Sudamerica dove, a differenza dell’Italia, mantiene ancora oggi uno status di vettura desiderabile che raccoglie i propri “ammiratori” in decine di fan club. Importata nel Bel Paese, come auto che si collocava nella classe B, non trovò spazio tra la Uno e la Regata. “Sgraziata”, è uno degli aggettivi che vennero attribuiti alla vettura disegnata da un grande come Giorgetto Giugiaro e, per l’epoca, eccellente nell’aerodinamica. Nel giro di pochi anni, la Duna è stata semplicemente dimenticata. La berlina 3 volumi è stata categoricamente rifiutata dal pubblico italiano, mentre la versione Weekend, familiare o commerciale, qualche cliente l’ha trovato.

Fu desiderata eccome nell’ex Jugoslavia, a cavallo tra il 1989 e il 1990. Venne importata da una ditta slovena, la “Trend” di Grosuplje, che l’offrì sul mercato attraverso una formula inedita, quella del leasing. Circa 7.500 cittadini pagarono degli anticipi che andavano dai 2.000 ai 10.000 marchi, ma soltanto una piccola parte di loro ebbe la fortuna di vedersi consegnata l’auto. Oltre alla Duna veniva proposta anche la Fiat 126 bis, anch’essa prodotta in Sudamerica. Sandi Grubelić, titolare dell’impresa, venne denunciato per truffa, ma per quello che si sa, non ha mai scontato alcuna pena. Quella nella nostra foto, è quasi sicuramente una delle poche Fiat Duna consegnate, 33-34 anni fa. Oggi è rara, rarissima, a testimoniare di un mega imbroglio, uno specchietto per le allodole per migliaia di cittadini che hanno abboccato alla nuova formula del leasing più che al fascino dei modelli offerti. L’imprenditore avrebbe agito, secondo certe fonti, a favore della Slovenia assicurandole delle risorse per armarsi in vista di quello che sarebbe successo con l’aggressione dell’Armata jugoslava, conclusa nel giro di poche settimane. Oltre all’inizio della guerra, che ha poi investito la Croazia, in quel ‘91 dalla Slovenia sarebbe arrivata un’altra sorpresa, la chiusura degli sportelli della “Ljubljanska banka”, che si è tenuta per quasi trent’anni i risparmi di migliaia di clienti in Croazia, risarciti i ritardo e con interessi minimi.

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