Imprenditoria. Una sfIDA infinita

L’agenzia di sviluppo istriana, con sede a Pola, ha festeggiato i suoi primi vent’anni di proficua attività. Ne abbiamo parlato a lungo con il direttore Boris Sabatti, secondo il quale la vera chiave del successo sta nel sapersi adeguare ai flussi di mercato

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Imprenditoria. Una sfIDA infinita

Da semplice idea, nata quasi per caso, a colosso imprenditoriale, con numeri da primato. Basta una sola frase per sintetizzare la fondazione, la veloce crescita e l’incredibile successo raggiunto in tempo record dall’IDA, agenzia di sviluppo istriana con sede a Pola, istituita esattamente due decenni fa come organismo chiave, il primo del genere in Croazia, volto all’applicazione di programmi che favoriscono lo sviluppo della Regione istriana. Un’azienda partita praticamente in sordina, in quell’ormai lontano 1999, grazie al volere congiunto della succitata Contea e di tutte e dieci le città istriane, ovvero Albona, Buie, Cittanova, Dignano, Parenzo, Pinguente, Pisino, Pola, Rovigno e Umago, che ha saputo raggiungere fin qui traguardi veramente invidiabili, anche quando i movimenti di mercato non erano del tutto favorevoli, e dalla quale sono uscite alcune delle massime realtà imprenditoriali contemporanee a livello nazionale, in alcuni casi anche internazionale. Sin dalla sua istituzione, l’IDA ha lavorato con lena per imporsi non soltanto sul mercato croato, bensì anche su quello estero, prendendo inizialmente esempio da agenzie similari straniere, in gran parte italiane, che agli inizi degli anni Zero avevano già assunto una certa esperienza. Avviata come agenzia di sostegno per piccole e medie imprese, alle quali offriva programmi finanziari sotto forma di crediti e garanzie imprenditoriali, negli anni ha allargato il suo raggio d’azione, osservando e adattandosi ai flussi e ai cambiamenti di mercato.
Del veloce progresso dell’IDA, abbiamo parlato a tutto campo, in occasione del suo primo ventesimo d’attività, con l’attuale direttore Boris Sabatti, alla guida dell’agenzia dal 2012, dopo essere subentrato all’ex ministro del Turismo, Darko Lorencin, che l’ha diretta dal giugno 2000 al dicembre 2011.
“All’inizio eravamo in tre, io, Darko Lorencin e Boris Miletić (oggi sindaco di Pola e leader dell’Assemblea democratica istriana, nda), con questa nostra pazza idea di aprire un’agenzia innovativa, all’epoca decisamente all’avanguardia, per la quale non sapevamo se e in che direzione si sarebbe evoluta. Abbiamo rischiato e ci è andata bene. L’importante è tentare, di certo non nuoce e a volte può portare a cose impensabili. Per l’IDA è stato così”, ci racconta Sabatti nel suo ufficio, dove ci ha accolti al termine di un programma celebrativo per i vent’anni dell’agenzia, durato tre giorni.
Modello italiano
“Abbiamo preso come modello varie agenzie di questo tipo che già esistevano in Europa, soprattutto quelle italiane, con le quali comunichiamo e collaboriamo più facilmente grazie all’assenza di barriere linguistiche, adeguando i vari esempi alla realtà del nostro Paese. Erano anni in cui l’economia croata stentava a decollare e in cui le banche elargivano crediti con interessi alle stelle. L’Istria, come il resto della Croazia, si stava ancora riprendendo dagli strascichi lasciati dal conflitto nei Balcani, e c’era bisogno di darle una spinta con un buon programma di rilancio. IDA è nata così, come un’agenzia per la stesura e l’applicazione di progetti di sviluppo della Regione istriana, per poi iniziare a mano a mano a prestare altri tipi di servizi, come ad esempio la concessione di crediti imprenditoriali alle piccole e medie imprese a tassi d’interesse favorevolissimi. Erano tempi in cui in Croazia gli interessi per mutui di questo tipo ammontavano al 12-13 p.c.. Noi approvavamo incentivi con tassi d’interesse pari al 5, al 6 e al 7 p.c., mettendo a disposizione degli imprenditori circa quindici linee di credito diverse. Oggi questa percentuale è scesa a 0,9 e credo sia la migliore in assoluto nel Paese”.

Il direttore di IDA, Boris Sabatti

Dalla sua fondazione ad oggi, l’agenzia istriana IDA ha implementato 50 progetti nell’ambito di bandi di gara dell’Unione europea del valore complessivo di 500 milioni di kune, aggiudicandosi per i suoi programmi complessivi 54 milioni di kune. In questo momento sono in fase di implementazione dieci progetti, per il finanziamento dei quali IDA è riuscita a ottenere dall’Ue attorno agli 8 milioni di kune. Altri sono appena in fase di candidatura, tra cui quello d’importanza strategica che riguarda l’apertura di un centro coworking a Pola, una realtà in fortissima crescita nel mondo, che verrà finanziato nell’ambito del cosiddetto meccanismo europeo per gli investimenti territoriali integrati (ITU). In riferimento a quest’ultimo notevole investimento, di che cosa si tratta concretamente?
“Il progetto per accedere ai fondi dell’Ue è ancora in fase di stesura e il termine ultimo per consegnarlo è il prossimo 23 gennaio. Sarà il più grande coworking imprenditoriale in Istria, che aprirà nel corso del 2021 e la cui importanza strategica è stata riconosciuta anche dal Governo, che ha assegnato alla Città di Pola, per le necessità della futura struttura, gli spazi dismessi dell’ex azienda Mehanika in centro città”.
«OPEN SPACE»
“Questo nuovo complesso all’avanguardia in Croazia darà modo ai piccoli e ai medi imprenditori di fruire di vani ‘open-space’, singoli uffici, sale conferenze e di un’area networking. Sarà caratterizzato da un clima lavorativo in grado di favorire e incentivare i nuovi investimenti e l’applicazione di tecnologie innovative d’ultima generazione. Oltre ai piccoli e ai medi imprenditori, dei suoi servizi potranno fruire anche i freelance, ovvero i liberi professionisti, il cui numero sta crescendo a vista d’occhio nel mondo e le cui prassi lavorative sono sempre più riconosciute in seno all’Ue.
Il nostro obiettivo è stimolare l’attività imprenditoriale in spazio urbano sia a Pola che nel resto del territorio istriano, ed espanderci in un prossimo futuro anche fuori dai confini della penisola. Il progetto coworking rientra nella Strategia di sviluppo delle aree urbane di Pola e costerà attorno ai 23 milioni di kune”.
Ogni inizio è difficile e di certo lo sarà stato anche per l’IDA. Quando e come l’agenzia ha ingranato veramente?
“Nei primi anni stentavamo a trovare clienti. Abbiamo tentato in tutti i modi di stuzzicare la loro curiosità e conquistare la loro fiducia. Passo per passo, la cosa è iniziata a crescere. Lentamente, ma con un’impronta sempre più forte. È bastato seguire le tendenze di mercato, osservare i movimenti, i cambiamenti, le novità, e farli propri, adeguarsi. A un certo punto c’è stato il boom dell’industria TIC (meglio nota con l’acronimo inglese di ICT), che sta per tecnologia dell’informazione e della comunicazione. È l’insieme dei metodi e delle tecniche utilizzate nella trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati e informazioni, il cui uso ha assunto crescente importanza strategica per le organizzazioni e per i cittadini come effetto del progresso di Internet avvenuto negli anni Novanta. Una crescita inarrestabile, che dura ancora e alla quale abbiamo tentato di adattarci sin dall’inizio, mettendo a disposizione degli interessati una serie di programmi educativi, che hanno avuto da subito un grande successo. Gli imprenditori in cerca di un proprio posto al sole avevano assoluto bisogno di un supporto di questo tipo. Finora abbiamo realizzato oltre 500 programmi di questo tipo, per un totale di circa 12.000 fruitori, e oggi l’interesse è talmente alto che molti sono in lista d’attesa. In questo contesto, l’agenzia IDA ha aperto nel 2005 il suo primo incubatore imprenditoriale denominato Sfida, per poi lanciarne un secondo, di carattere tecnologico, nel 2013. Assieme mettono a disposizione dei propri ‘inquilini’ 21 spazi lavorativi su una superficie di 1.000 metri quadrati, e il loro scopo è incentivare l’occupazione autonoma facilitando l’avvio di nuove imprese, soprattutto per giovani con prospettive e novità tecnologiche da piazzare sul mercato”.

Il futuro centro coworking di Pola

Start up
“Nel corso degli anni, la nostra agenzia ha prestato servizi start up a oltre 75 imprenditori alle prime armi, di cui il 53 p.c. erano donne. Sono felice di poter dire che la percentuale di successo di questo profilo lavorativo ha superato ormai tutte le probabili norme: uno degli esempi più eclatanti in questo senso è il colosso informatico Infobip, partito da uno dei nostri incubatori e cresciuto a tal punto che al giorno d’oggi conta oltre 2.500 dipendenti in circa 70 uffici sparsi in giro per il mondo”.
Parlando di agenzie come la vostra, quanto la Croazia può competere con altri Paesi nei quali questa pratica è ormai evoluta?
“La Croazia in questo momento è abbastanza indietro. Non posso però dire lo stesso per i suoi imprenditori, che non hanno nulla da invidiare ai loro simili all’estero e i cui livelli non sono assolutamente da sottovalutare. Lottano come tutti gli altri per imporsi sul mercato e in gran parte dei casi ci riescono. La differenza tra il nostro Paese e altri Stati europei, come ad esempio la Finlandia in cui le cose filano a meraviglia, sta nella lentezza burocratica e nella quantità di documenti e atti che bisogna presentare nel momento in cui si vuole avviare un’impresa. All’estero basta un semplice clic e il sistema elettronico funziona in maniera ottimale, mentre in Croazia si ha molto spesso l’impressione che più la tecnologia vada avanti, più carte ti servano. A volte per un semplice permesso bisogna attendere mesi e l’intero sistema è troppo lento. Per non parlare delle tasse, inspiegabilmente alte, dell’insufficienza o della totale assenza di incentivi per le nuove industrie, dell’incapacità di adeguarsi ai flussi e ai mutamenti di mercato. Al giorno d’oggi il mondo offre stimoli e supporta il progresso delle nuove industrie, come quella creativa o l’IT, mentre noi siamo ancora fermi. Un altro fattore molto importante per il settore imprenditoriale riguarda il sistema di decentramento, che in Croazia non funziona, per non dire che è del tutto inesistente. Tutto passa per Zagabria. Purtroppo siamo un Paese fortemente centralizzato e a lungo andare questo fatto potrebbe costarci”.
Un vero peccato, visto che la Croazia ha innumerevoli talenti…
“Sì, talenti che se ne vanno e che probabilmente non torneranno mai più in patria. Un esodo che sta inesorabilmente spopolando il Paese e questo non va bene. Uno dei motivi che spingono i giovani ad andarsene sono gli stipendi, tutt’altro che gratificanti. Le cose vanno pertanto sistemate. E in fretta”.
Il mondo sta cambiando velocemente grazie al progresso della tecnologia. Come vede l’odierna generazione di giovani? Quanto quest’ultima vive in sintonia con questi nuovi contesti?
“È assolutamente… connessa. Al contrario, siamo noi che abbiamo dovuto adeguarci e abituarci alle ultime tendenze e tecnologie. Quella di oggi è una generazione diversa, che si muove con destrezza e grande naturalezza in questi nuovi ambiti. Se noi prediligevamo il contatto fisico, quello a tu per tu, loro funzionano e risolvono tutto senza muoversi dall’ufficio, o dal divano di casa, sempre con il cellulare in mano. Era inesorabile che succedesse, vista la velocità con cui la tecnologia è andata avanti negli ultimi due decenni. Non dimentichiamo che soltanto vent’anni fa non c’erano ancora nemmeno i telefonini e guardate dove siamo adesso. Ai giovani suggerisco comunque sempre di non trascurare il contatto diretto con le persone. La tecnologia aiuta, certo, ma mai come un incontro dal vivo”.
Tornando all’IDA, quanto margine di sviluppo ha l’agenzia?
“Tutto dipenderà dalle esigenze e dalle espansioni di mercato, dai suoi flussi e mutamenti. In questo periodo siamo maggiormente focalizzati sulla realizzazione del centro coworking di Pola, che speriamo possa portarci delle belle soddisfazioni. Uno dei campi a cui ci stiamo sempre più appassionando è l’intelligenza artificiale, settore in forte crescita, che abbiamo abbracciato da poco e nell’ambito del quale stiamo già muovendo i primi passi. Vedremo come andrà a finire e dove ci porterà. Insomma, non esiste una fine e ogni nostro progetto è una nuova storia da raccontare”.

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