Il «volto umano» degli eventi culturali

Fiume CEC 2020 ha lasciato in eredità un tesoro che non ha prezzo, le persone la cui presenza, silenziosa ma visibile, ha garantito la riuscita del programma. Ne abbiamo parlato con Asja Brusić, coordinatrice del programma di volontariato della Capitale europea della cultura

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Il «volto umano» degli eventi culturali

Desiderosi di aiutare e sentirsi parte dell’evento, centinaia di “comuni cittadini” hanno dato con la propria disponibilità una spinta importante e decisiva al progetto di Fiume Capitale europea della cultura 2020. La loro è stata una presenza silenziosa, ma visibile, che ha garantito la riuscita dell’intero programma. Senza essere legati da vincoli di appartenenza o di identità, hanno semplicemente voluto essere parte integrante del progetto. Si tratta di un nuovo modo di vivere il volontariato, animato da nuove motivazioni e con modalità di partecipazione diverse rispetto al volontariato tradizionale, che tuttavia merita di essere conosciuto e sostenuto. Questa forma di volontariato esprime la voglia di essere parte, non semplici spettatori di una manifestazione, di contribuire a un’iniziativa utile per la comunità. “Si dovrebbe pensare di più a far del bene che a stare bene: e cosi si finirebbe anche a stare meglio”, disse l’Anonimo ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Una frase che accomuna tutti i volontari di CEC 2020.
Il sipario su CEC 2020 è calato l’ultimo giorno di aprile, ma siamo convinti che questo volontariato estemporaneo abbia tutte le prerogative per continuare e portare benefici a tutto l’associazionismo e in generale al territorio, avvicinandosi al mondo più “tradizionale” delle organizzazioni di volontariato, caratterizzato da un attivismo stabile, di lungo periodo, inserito in una struttura e animato da valori orientati al bene della comunità. Per queste persone è stata senza dubbio un’esperienza utile, formativa, educativa, che ha dato loro la possibilità di conoscersi, stare assieme e confrontarsi. In fin dei conti, sono questi i principali valori del volontariato. Fare volontariato durante gli eventi di Fiume CEC 2020 ha creato relazioni destinate a durare anche in seguito, perché i volontari continuano a uscire insieme e si sono creati legami e amicizie.
Ne abbiamo parlato con Asja Brusić, coordinatrice del programma di volontariato della Capitale europea della cultura, il cui battesimo di fuoco è avvenuto proprio all’inaugurazione dell’evento, il 1º febbraio dello scorso anno, giorno in cui le sono stati affidati 300 volontari, presenti in ogni angolo della città e tra i più meritevoli della riuscita del programma di apertura.
Un nuovo pubblico
“Il programma di volontariato ha assunto un’importanza rilevante nell’ambito del progetto Fiume Capitale europea della cultura, che prevedeva comunque l’inclusione dei cittadini attraverso una dimensione partecipativa come l’Iniziativa civile, l’Onda verde, il Consiglio dei cittadini e il volontariato culturale. L’obiettivo era quello di includere i cittadini in tutti gli eventi culturali perché, in fin dei conti, l’intero progetto è stato concepito per i cittadini, compresa l’infrastruttura che a conclusione del progetto rimarrà in funzione della città. Un potenziale enorme è stato rappresentato dal programma di volontariato, che continuerà a vivere anche in futuro – assicura Asja Brusić –. Siamo riusciti a coinvolgere un numero importante di persone che abbiamo incluso in tutti i nostri programmi, facendoli partecipare all’organizzazione degli eventi”.
“Nessuno di noi, però, era preparato alla crisi provocata dal nuovo coronavirus, dalla pandemia. Dopo lo shock iniziale, è insorta la paura di non poter continuare con nulla, e quindi neppure con il programma di volontariato – rileva Asja Brusić –. C’era il rischio, infatti, che l’intero programma venisse cancellato. Ci siamo raccapezzati, abbiamo incluso i nostri concittadini in una nuova forma di volontariato, nei protocolli di gestione dell’emergenza epidemiologica. Dopo l’allentamento delle misure di contenimento del contagio e della diffusione del virus, la scorsa estate, sono stati estremamente preziosi nell’organizzazione di tutti gli eventi culturali nell’ambito del progetto CEC. Senza i volontari non credo che saremmo riusciti a fare tante cose. Stiamo parlando di circa 360 persone, dei quali un centinaio durante l’estate. Si tratta di persone di tutte le età. Circa la metà sono giovani da 18 a 30 anni, studenti, ma anche pensionati e persone in rapporto di lavoro, di diversi profili professionali, da professori universitari a impiegati, da medici a giornalisti…”.
Il volontario a CEC 2020 ha dato un volto, una voce e un sorriso all’evento e Asja Brusić ha personificato tutti questi valori, coniugando il sociale e il culturale e tracciando la strada verso un volontariato culturale permanente, per una valorizzazione del territorio, della nostra città. “Siamo molto orgogliosi che il nostro programma di volontariato culturale nell’ambito della Capitale europea della cultura sia stato notato e riconosciuto – aggiunge la coordinatrice, affermando che per lei è stato un onore aver ricevuto l’opportunità di coordinare il programma di volontariato di Fiume CEC 2020 –. Prova ne siano i due premi che ci sono stati assegnati. Mi piace che siano stati notati la forza e l’energia di queste persone, il che ha contribuito a mantenere in vita il programma di volontariato culturale, che proseguirà anche dopo la chiusura ufficiale della Capitale europea della cultura. Abbiamo il sostegno di tutti gli enti culturali e organizzatori di eventi culturali a Fiume e la nostra collaborazione continuerà anche in futuro. Solitamente l’attività di volontariato viene associata all’assistenza ai bisognosi, a qualcosa di più coinvolgente dal punto di vista emotivo. Il volontariato culturale, invece, è decisamente più bello, una forma particolare, inconsueta di volontariato. In questo contesto vorrei sottolineare il fatto che questi volontari diventano anche un nuovo pubblico. Abbiamo l’esempio di tanti giovani che si sono inclusi nel nostro programma, diciamo così, per curiosità, ma poi si sono lasciati coinvolgere, trascinare e si sono resi conto che questi eventi possono essere interessanti”.

Premi più che meritati
I premi sono arrivati nel dicembre in occasione della Giornata mondiale del volontariato, voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con lo scopo di riconoscere il lavoro, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mondo. Il Premio nazionale per il volontariato di quest’anno nella categoria “Persona fisica” è andato proprio ad Asja Brusić, coordinatrice del programma di volontariato della Capitale europea della cultura che viene gestito dalla Casa croata di cultura (HKD) di Sušak. Come sottolineato nella motivazione, Asja ha meritato questo premio per il suo impegno continuato grazie al quale, tra l’altro, è riuscita ad affermare con successo il volontariato nel mondo della cultura come forma specifica di volontariato. Anche lo HKD di Sušak, incaricato della realizzazione del programma di volontariato di Fiume Capitale europea della cultura, è entrato nella cerchia ristretta delle nomination per il Premio nazionale per l’organizzazione del volontariato, cosa rimarcata in occasione della cerimonia di consegna dei premi, una nomination che va considerata come un grande successo di cui sono meritevoli, naturalmente, tutti i volontari.
Un altro importante riconoscimento al Programma di volontariato di Fiume Capitale europea della cultura è stato assegnato da parte dell’Associazione per lo sviluppo della società civile SMART – Centro di volontariato di Fiume, che in collaborazione con la Regione litoraneo-montana e la Città di Fiume, nell’ambito della consegna dei premi “Volontario dell’anno”, presso la Casa croata di cultura (HKD) di Sušak ha conferito il premio “Organizzo il volontariato 2020” ai realizzatori del programma di volontariato della Capitale europea della cultura.
Il “ministro” della cultura della Città di Fiume, Ivan Šarar, ha rimarcato in diverse occasioni l’importanza del volontariato culturale, nato a Fiume proprio in occasione di Fiume CEC 2020, ma destinato a durare nel tempo. “Il volontariato culturale è un modo bello e nuovo per coinvolgere le persone nel mondo della cultura. Dobbiamo continuare a curare il programma di volontariato, mantenendo le persone che lo hanno sviluppato”, dice il capo dipartimento alla cultura della municipalità fiumana, sottolineando anche l’importanza del programma formativo e di apprendimento affrontato da più di 800 persone, le quali hanno partecipato a conferenze, lezioni, laboratori, fortunatamente tutto prima della pandemia. “Queste persone hanno imparato qualcosa di importante, sono diventati in pratica operatori culturali – puntualizza –. Qualcuno continuerà certamente a percorrere questa strada, altri magari no, qualcuno rimarrà a Fiume, altri andranno altrove. Il loro sapere è ora sicuramente più ampio rispetto a due o tre anni fa. Tra loro ci sono anche tutti i dipendenti dell’azienda Rijeka 2020 o di qualche ente. I professionisti del settore culturale sono decisamente più competenti e molti di loro continueranno a dare il loro contributo in questa città”.

Ivan Šarar, Marko Filipović e Vojko Obersnel. all’inaugurazione della mostra in Corso. Foto: Ivor Hreljanović

Una struttura capillare
Il programma di volontariato culturale è stato sviluppato in maniera sistematica ed è figlio della Capitale europea della cultura, come rimarcato da Irena Kregar Šegota, direttrice dell’azienda Rijeka 2020. “Solitamente il volontariato è un’attività di aiuto gratuito e spontaneo che viene associato a scopi benefici, ma non alla cultura, specialmente no in maniera sistematica come abbiamo fatto noi fin dall’inizio del progetto Fiume 2020 Capitale europea della cultura – afferma Irena Kregar Šegota –. È stata creata una struttura nella quale si sapeva esattamente in che maniera reclutare e poi seguire i volontari. Le persone responsabili dell’attività di volontariato sono state preparate e abilitate, per cui abbiamo predisposto anche un professionista il cui compito era ed è quello di organizzare il volontariato culturale. Per garantire il prosieguo di questo programma, l’azienda Rijeka 2020 lo ha assegnato all’ente HKD a Sušak e spero che la Casa croata di cultura dia un seguito a questo programma, perché si tratta di un esempio unico in Croazia, ma non solo. Il nostro programma di volontariato è collegato anche alle altre Capitali europee della cultura e penso che le future Capitali potranno imparare ispirandosi al nostro programma. In questa maniera abbiamo dato la possibilità ai nostri concittadini di vivere la cultura in un altro modo, di partecipare agli eventi. Il contributo dei volontari è stato preziosissimo, in modo particolare in questo contesto epidemiologico, permettendoci di attuare le misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica. Possiamo soltanto ringraziarli e continuare a promuovere il programma di volontariato”.
Un “figlio”, quello menzionato da Irena Kregar Šegota, che continuerà a crescere e che non potrà finire nel dimenticatoio. Sul Molo longo, infatti, verrà reso omaggio a tutti i volontari di Fiume CEC 2020 in un modo veramente particolare, con un mosaico loro dedicato e che verrà installato nella seconda metà di maggio. Le tessere di questo mosaico, denominato “Meccanismo”, contribuiranno a mantenere indelebile il ricordo delle migliaia di ore che questi 360 volontari hanno regalato a una giusta causa. Verrà realizzato, in base ai suggerimenti dati proprio dai volontari, all’Accademia di arti applicate dell’Università di Fiume dall’artista Radovan Kunić, il quale si avvale della collaborazione di due studentesse, Tea Teodorović e Doria Valković. Nella fase finale, qualora la situazione epidemiologica lo dovesse consentire, parteciperanno i volontari stessi. Questo “Meccanismo” sarà composto da “ruote dentate”, quelle che consentono il funzionamento di un ingranaggio. Da un lato vogliono rappresentare in forma simbolica il patrimonio industriale di Fiume, dall’altro il concetto che collaborazione, sinergia e armonia si trasmettono reciprocamente la propria energia. I volontari di CEC 2020, infatti, sono le “ruote dentate” del grande ingranaggio Capitale europea della cultura, la forza trainante del progetto che ha riempito d’orgoglio tutti i fiumani.

Lavoro di Supporto e integrazione
Per non rimanere nel solo ambito culturale, i volontari di Fiume CEC sono stati coinvolti, su richiesta della Croce rossa, anche nelle iniziative di vaccinazione di massa e contribuiscono alla riuscita delle campagne vaccinali accogliendo e indirizzando i cittadini verso i punti prestabiliti, evitando in questa maniera le resse che si verrebbero a creare se non ci fossero loro, queste “ruote dentate” che fanno girare tutti gli ingranaggi. In futuro i volontari non sostituiranno il lavoro di bibliotecari e operatori museali, che hanno professionalità, responsabilità e specializzazione, ma li aiuteranno offrendo il proprio tempo e idee nuove, facendo rinascere la cultura dal basso. Saranno una risorsa importantissima, di integrazione e supporto, a volte anche di motivazione e vigilanza della buona gestione, mai di supplenza, anche per evitare che si abusi di iniziative estremamente positive come questa.
Nel corso di Fiume CEC 2020 è stato delineato il percorso giusto per il riconoscimento, la programmazione e l’organizzazione dell’attività del volontariato nell’ambito del patrimonio culturale, una sorta di progetto pilota che dovrà essere recepito e fatto proprio da enti e associazioni che potranno, se vorranno, adattarlo alle loro esigenze specifiche. Un volontariato culturale più forte e organizzato significa anche cittadini e istituzioni più consapevoli e attenti alla tutela del nostro patrimonio culturale. Le persone diventano volontari per ragioni differenti, tra le quali il desiderio di farsi nuovi amici, di divertirsi, di “restituire qualcosa alla società”, di uscire di casa, di arricchire il proprio curriculum, come momento di passaggio per trovare un nuovo lavoro, per tenere esercitate le abilità e le conoscenze acquisite nel corso di una vita. Tutti questi motivi sono ugualmente validi, ma va anche sottolineato che più della metà dei volontari afferma che questo tipo di volontariato offre l’opportunità di sviluppare nuove competenze.
Sulla base delle esperienze realizzate si evince che le attività principali svolte nel settore da volontari in gruppi o associazioni sono sorveglianza, accoglienza, mediazione e interpretariato, assistenza per la fruizione ad anziani e disabili, informazione e orientamento, rapporti con il territorio. Operano pertanto lungo quasi tutta la filiera relativa ai beni oggetto di valorizzazione, siano essi in un museo, area archeologica, edificio monumentale, oppure in una zona a vincolo paesaggistico.

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