Allegoria di Trieste e Istria sotto i riflettori a Miramare

Grazie al progetto «100 opere tornano a casa», fortemente voluto dal Ministero italiano della Cultura, riemerge dall’oscurità dei depositi museali sabaudi anche un’opera di Annibale Strata

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Allegoria di Trieste e Istria sotto i riflettori a Miramare

Una donazione di sa- pore “irredentista”, che testimonia i sentimenti italiani della popolazione triestina di metà Ottocento, che pensò di far avere al primo re del neo- nato Regno d’Italia un olio che raffigura appunto l’abbraccio simbolico tra que- sto estremo lembo orientale e la propria madre ideale. Il gesto rallegrò assai (così si racconta) Camillo Benso, conte di Cavour, artefice diplomatico del “mira- colo” dell’unità d’Italia, che fino a quel momento riteneva Trieste una città “fe- delissima” all’Austria (che era il “nemi- co”, l’ostacolo principale al compimento dell’unità italiana). Il quadro destinato a Vittorio Emanuele II, nell’autunno 1861, s’intitola “Allegoria di Trieste e dell’Istria” ed è del sardo Annibale Stra- ta (Cagliari 1822 – Milano 1894), pala- dino dell’amor patrio. Il pittore, giunto a Gorizia nel 1833, si formò all’Accade- mia di belle arti di Venezia e nel 1848- 1849 prese parte ai moti antiaustriaci, esperienza che segnò il suo orientamento politico. Trasferito a Trieste, successivamente fu espulso dai territori asburgici, stabilendosi a Milano. Il dipinto di Strata è tra le 100 opere che “tornano a casa” grazie a un progetto fortemente voluto dal Mi- nistero italiano della Cultura, dal suo titolare Dario Franceschini, in collaborazione con la Rai, per pro- muovere e valorizzare il patrimonio storico artisti- co e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali. La prestigiosa allegoria trie- stina lascerà l’oscurità delle collezioni del Museo di Palazzo reale di Torino per ritrovare una nuova luce nel castello di Miramare, emblema sì del periodo austriaco (la dimora era stata fatta costruire dall’ar- ciduca Massimiliano d’Asburgo), ma presso il quale trovò ospitalità anche Amedeo di Savoia Duca d’A- osta. Portandogli, come con Massimiliano in terra di Messico, poca fortuna nelle successive vicende in terra di Etiopia. L’operazione avverrà nel 2022, in quanto la tela va prima sottoposta a un intervento di restauro. La tela era stata coinvolta nell’incendio che la notte dell’11 aprile 1997 divampò nella Cap- pella della Sindone nel Duomo di Torino e che poi si propagò nella cosiddetta Manica 36 al secondo piano di Palazzo Reale, dove si trovavano in depo- sito quasi duecento quadri, andati in parte perduti. “Questo progetto – dichiara il promotore dell’iniziativa, il ministro Franceschini – resti- tuisce nuova vita a opere d’arte di fatto poco visibili, di artisti più o meno cono- sciuti, e promuove i musei più piccoli, periferici e meno frequentati”. È previsto anche un forte investimento nella digi- talizzazione e nella definizione di nuove modalità di fruizione. Infatti, Rai Doc realizzerà un nuovo format, composto da un documentario breve e una serie di tredici episodi in presa diretta. Verranno raccontati la restituzione e il restauro del- le opere d’arte partendo dai musei delle grandi città italiane, dai depositi dove l’opera è stata custodita e dai laborato- ri dove le sapienti mani dei restauratori l’hanno riportata a nuova vita. I direttori dei musei di provenienza e di quelli rice- venti, i restauratori, gli storici dell’arte e gli esperti spiegheranno agli spettatori la storia dell’opera e le ragioni per cui è fi- nita lontano dai luoghi che l’hanno vista nascere, offrendo anche spunti sulle atti- vità dei professionisti dei beni culturali. Il format seguirà il viaggio delle opere d’arte, ripreso anche con i droni, diventando un’occasione per raccontare la diversità dei territori e dei luoghi d’Italia, per scoprire meglio le radici, la cornice storica, geogra- fica, il paesaggio che ha ispirato gli artisti. Il punto di partenza del progetto è stata la banca dati, elaborata fin dal 2015 dalla Direzione Generale Musei, composta da 3.652 opere provenienti dai depositi di ol- tre 90 musei statali. La selezione è avvenu- ta in base a tre criteri: opere provenienti da chiese o palazzi situati in altri territori e nel tempo confluite nei principali musei italia- ni, dipinti o sculture che in questo modo compiono un “ritorno a casa” nei luoghi per i quali sono stati realizzati; opere che integrano le collezioni del museo destina- tario; opere che, inserite nelle collezioni di destinazione, danno vita ad accosta- menti interessanti e favoriscono l’apertura dei musei verso nuovi pubblici. Grazie al progetto, che conta su un investimento di 1 milione di euro, numerose opere sono state restaurate e alcuni spazi museali sono stati ripensati per accoglierle.

 

E se Trieste recupera il quadro di Strata, a Nemi la stupefacente nave di Caligola ritroverà una delle meraviglie dei suoi arredi, la “Testata di trave bronzea”, rima- sta per decenni nei depositi del Museo Nazionale Romano; a Bassano Romano, in provincia di Viterbo, la superba villa di Vincenzo Giustiniani accoglierà una dei suoi gruppi scultorei più preziosi, il “Gladiatore che uccide un leone”, che per secoli ha decorato la sua peschiera, e il torso restituito dal Getty Museum nel 1999; due dipinti del XVII secolo di Salvator Rosa, dal deposito delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini troveranno casa al Museo Nazionale di Matera; la “Madonna con il Bambino in gloria e i santi Giovanni Battista” e “Ecce Homo” di Federico Barocci; la “Madonna con il Bambino e i santi Agostino e Maddalena e angeli” di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, la “Madonna con il Bambi- no in gloria e i santi Barbara e Terenzio” e “Gesù Bambino appare a sant’Antonio da Padova” di Simone Canterini detto il Pesarese, della Pinacoteca di Brera, andranno ad arricchire la Galleria Na- zionale delle Marche a Urbino; la tela di Giovanni Baglione, dal titolo “Immacola- ta concezione tra i santi Pietro e Paolo”, da Brera si trasferisce a Palazzo Altieri a Oriolo Romano (Viterbo)…. Pezzi d’arte unici al mondo, che verran- no ricollocati nei luoghi d’origine, di- ventando così visibili al grande pubbli- co. Si parte con la simbolica restituzione di 100 opere custodite nei depositi di 14 tra i musei più importanti d’Italia, dalle Gallerie Nazionali Barberini Cor- sini agli Uffizi, da Capodimonte a Brera. Un patrimonio artistico immenso, pari a 4.542.242 opere al momento custodi- te nei depositi dei musei italiani, oltre 187.945 cassette archeologiche, a fronte delle 432.069 esposte. La curatrice del progetto, già direttrice dell’Istituto Centrale per il restauro e Direttrice generale Archeologia belle arti e paesaggio del MiC, Caterina Bon Valsassina ha indicato i 3 criteri seguiti per stilare il primo elenco di restituzio- ni: “Il primo è stato scegliere 30 opere riportandole nei luoghi di provenienza, un modo di ricontestualizzare e riporta- re a casa quelle prelevate ai tempi di Na- poleone che spogliò tutta la costa adria- tica per costituire il museo di Brera; il secondo criterio è stato quello di opere che integrassero il museo destinatario e il terzo riguarda opere che inserite nell’esposizione permanente potessero integrarla con un nucleo diverso come nel caso di Matera”.

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