La sconfitta e l’immaturità

0
La sconfitta e l’immaturità

Che il mio intervento a Strugnano non sia andato a genio a più di qualcuno era evidente. Dopo anni di prolusioni fuori luogo e addirittura offensive nei confronti della memoria delle due giovani vittime – divenne una sorta di contraltare del Giorno del Ricordo – quest’anno c’è stato spazio anche per una voce fuori dal coro. Negli anni era stato costruito un mito, tanto che solo alcuni giorni fa una parlamentare alla Camera di Stato di Lubiana ha dichiarato che gli spari furono rivolti verso chi parlava sloveno! Da fonti attendibili ho saputo che la stessa si è scusata, asserendo fosse convinta di ciò che aveva affermato. Se ognuno si sente libero di dire ciò che pensa, senza fondamento, si pone sullo stesso piano di chi lo scorso 10 febbraio a Basovizza ha sparato le note baggianate. Non si possono usare due pesi e due misure.

Nell’arena è sceso anche l’accademico Jože Pirjevec, che da qualche amico ha ottenuto il mio intervento e si è sentito chiamato in causa. In chiusura il professore si chiede quando gli sarà possibile prendere la parola alla foiba di Basovizza e proporre la verità documentata. Credo mai, e non mi rallegro, specie ora che la politica sta imponendo una certa verità, che porterà al depauperamento intellettuale. A Strugnano è stato fatto un salto di qualità. Sentire sempre lo stesso copione era diventato indigesto. Non so se qualcuno si è chiesto perché i discendenti – ancora residenti – di quei poveri morti non presenziassero più. Il fascismo ha le sue colpe e sarebbe da incoscienti sostenere l’opposto. Nel 1921, comunque, il regime non esisteva ancora, e nella crisi dello stato liberale lo scontro politico era acceso in tutto il Regno. Non diversa era la situazione nella Venezia Giulia ove per di più s’intrecciavano gli antagonismi nazionali. Gli scontri, i soprusi e i morti del marzo 1921 nel Piranese coinvolsero soprattutto gli italiani, la questione era politica e non certo nazionale, evidentemente. Altrove furono registrate situazioni diverse, infatti non tutti gli episodi possono essere accostati. Per rimanere nella nostra zona, la componente italiana era per lo più di orientamento socialista e cattolico e si contrapponeva allo squadrismo. Solo più tardi, con la Marcia su Roma, tutto sarebbe mutato, il fascismo avrebbe conquistato il potere “e fu subito regime”, per usare il titolo di un volume di Emilio Gentile di qualche anno fa. Una domanda che dovremmo porci è quali morti si ricordano e perché. Le due vittime – l’atto merita una condanna chiara, non perché erano coinvolte dalle camicie nere, ma perché è stato un crimine, punto – hanno calamitato l’attenzione di molti, tanto da destare qualche sospetto, giacché altri caduti italiani dello stesso periodo mai sono stati menzionati, figuriamoci commemorati. L’episodio di un gruppo squadrista nel treno che spara in direzione di adolescenti spensierati ha stimolato la fervida immaginazione di parecchi. Qualche volta bisogna dire basta. Anche gli italiani dell’Istria furono vittime dei soprusi fascisti e questo dobbiamo manifestarlo palesemente. Pirjevec sulle colonne del “Primorski dnevnik” sostiene, inoltre, la tesi opinabile del nazionalismo aggressivo e di quello difensivo. Quindi solo storia di dominatori ed oppressi e non anche scontro politico-nazionale per la difesa o conquista del potere? E la nazionalizzazione nonché la creazione di società nazionali contrapposte e in competizione? Niente, la colpa ricade sempre sugli altri e l’impianto adottato è quello noto e anacronistico della ricerca della ‘maledizione delle origini’ che spiegherebbe e giustificherebbe tutto. La notizia dell’istituzione del liceo croato a Pisino sul finire del XIX secolo – episodio che menziona – aveva portato a una levata di scudi. Era la posizione radicale dei liberalnazionali. Successivamente, dopo le elezioni del 1907, grazie alla buona volontà del luogotenente Hohenlohe, del capitano provinciale Rizzi e di Laginja furono intavolate le trattative per il compromesso nazionale, naufragato per l’intransigenza croata incarnata da don Spinčić. Vi erano anche politici di notevole caratura, come Josip Vilfan, che, pur difendendo i diritti dei suoi connazionali si era sempre opposto allo sciovinismo di chi aspirava a togliere Trieste agli italiani. Da storici dovremmo inoltre sapere che la realtà di Trieste era molto differente quella dell’Istria. I miti nazionalisti, poi, avevano investito tutti – sebbene non si riconosca –, tanto che nel 1866 lo “Slovenec” di Klagenfurt sosteneva che il possesso della città di San Giusto spettasse agli sloveni, mentre gli altri erano solo ospiti. È palese si tratti di due visioni diametralmente opposte; chi studia il passato non deve però ragionare in termini di moralismo storiografico. Questi nazionalismi si sono scontrati, ogni controparte aveva le proprie ragioni, era il prodotto di una determinata età. Oggi, dopo i drammi provocati da quelle posizioni, abbiamo una sensibilità diversa, la pluralità in tutte le sue espressioni non è più colta come una minaccia. Ma non possiamo né dobbiamo valutare i fatti del passato con il nostro metro. Nel mondo classico la schiavitù, per esempio, rappresentava la normalità. Questo non significa giustificare, ma non avrebbe senso riflettere i nostri valori a ritroso nel tempo. Vi è anche una nota stonata. Nel commento si legge che chi perde la lotta sarebbe opportuno imparasse qualcosa dalla sconfitta. Nel terzo millennio faccio fatica, sinceramente, a comprendere questo ragionamento. Sa molto da “vae victis” (guai ai vinti). E poi a quale ‘maturità’ non sarebbe giunta la Comunità nazionale italiana? Sicuramente andavano bene i ‘buoni e onesti italiani’, quelli cioè che chinavano il capo e sottostavano alla dominanza. Per fortuna anche quello stato delle cose è eclissato, ma qualche epigono resta. La Comunità nazionale italiana come parte integrante di questo spazio geografico condanna le scelleratezze di tutti i totalitarismi e non simpatizza con alcuna forma di nazionalismo, ma rivendica a chiare lettere la libertà di studiare, ricordare e divulgare la storia (che piaccia o meno a qualcuno), aprendo gli armadi assieme ai loro scheletri. E siamo ‘maturi’ per dire che a certi giochi non ci stiamo.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display