I rovignesi venerano la loro santa patrona

Un gruppo rappresentativo della Famia Ruvignisa si è dato convegno al Villaggio del pescatore per ricordare Santa Eufemia; messaggi da ogni dove via Internet

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I rovignesi venerano la loro santa patrona

La fonte del suo martirio è contenuta nei “Fasti Vindobonenses priores” dove si cita la data esatta in cui morì Santa Eufemia: “Diocletiano VII et Maximiano V. His cons. ecclesiae demolitae sunt et libri dominici combusti sunt et passa est sancta Eufemia XVI kal. octobris”. Appunto, il 16 settembre del 303; e il 16 settembre è la data in cui si ricorda ogni anno ovunque e a Rovigno, città che custodisce le sue reliquie nella chiesa di San Giorgio e Santa Eufemia sul colle della città. Fu il concilio di Calcedonia a diffondere ampiamente sia il culto che le notizie sulla santa.

Ma al di là di queste considerazioni tra leggenda e storia, i rovignesi venerano con grande passione la loro santa patrona. La comunità si ricompatta nell’ora della messa e durante tutta la giornata. Anche quest’anno, se non fisicamente certamente nello spirito, la comunità ha cercato di onorare in vario modo la ricorrenza tenendosi stretta.

La Famiglia (Famia Ruvignisa) che è parte dell’Unione degli Istriani di Trieste, guidata da Gabriele Bosazzi, ha dovuto rinunciare al tradizionale raduno a Rovigno a causa delle misure imposte dalla pandemia. Nonostante ciò un gruppo rappresentativo si è dato convegno al Villaggio del pescatore per la messa ed il pranzo conviviale. Una trentina di partecipanti, del gruppo di rovignesi che vivono a Trieste e dintorni ma anche alcuni giunti dal Veneto e dal Lazio, mentre messaggi da ogni dove sono giunti via Internet, in particolare quello della Comunità degli Italiani, la cui presidente Roberta Ugrin si è detta “vicina ai rovignesi ovunque si trovino in questa giornata che ci accomuna”.

In piedi Gabriele Bosazzi, presidente della Famia Ruvignisa, tra alcuni ospiti

L’importanza delle tradizioni
Bosazzi ha ricordato l’importanza dell’incontro e del mantenimento delle tradizioni che sono d’ispirazione per gli esuli di prima generazione e per i loro figli. Ne sono testimonianza le telefonate in diretta per far sentire a figli e nipoti i canti che i rovignesi hanno intonato a fine pranzo, a iniziare dalla “Viecia batana…” e ripercorrendo un repertorio che salda le diverse generazioni e le diverse esperienze. Non è mancata la lettura di poesie in vernacolo dell’eccezionale Tullio Svettini, tratte dalle sillogi di Bepi Nider e di Biagio Marin, con la promessa di portare in scena nel 2021 uno spettacolo ispirato alle tradizioni istroromanze, da rappresentare a Grado e a Rovigno “Covid permettendo”. Nel nome della poesia anche altri interventi che hanno commosso gli astanti, parole dettate dal forte amore per la terra d’origine o d’origine della “suocera” con i commenti compiaciuti delle suocere presenti.

Una festa tra amici, rammaricati per le tante assenze, negli ultimi anni c’era grande attesa per il pullman da Genova e da Torino di cui si è sentita la mancanza mentre continuavano a fioccare i messaggi al Presidente che ha omaggiato i presenti del libro di Bruno Carra Nascimbeni “Istria addio, ricordi e pensieri di un esule istriano” che l’autore dedica alla famiglia e “a tutti i rovignesi”.


Calore, affetto, voglia di condivisione anche sulle tematiche più scottanti – vedi incontro dei Presidenti e necessità di omaggiare le foibe in Istria con iniziative condivise -, a riprova che il bisogno di dialogo è necessario e fondamentale per sgombrare il campo da ogni dubbio, per cercare di costruire insieme un percorso. Nell’aria anche il desiderio di appuntamenti allargati alle altre realtà delle Famiglie, come sottolineato dalla presidente della Famiglia parentina, Nevia Gregorovich, che ha voluto rendere omaggio con la sua presenza all’importante giornata.

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