Damiani. Un programma nel segno del cambiamento

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Damiani. Un programma nel segno del cambiamento

FIUME | Cambiamento. Nella gestione, nelle politiche, nei rapporti. Questa la linea di Sandro Damiani, candidato a presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana. Ieri a Palazzo Modello la prima conferenza stampa. Tracciati i punti principali del suo programma elettorale, ha premesso che ha raccolto una squadra di persone note (non ha fatto però i nomi), ma da anni distanti dalla Comunità nazionale italiana, pronte ad attivarsi al suo fianco.

All’incontro con i giornalisti Damiani ha dato a intendere di non nutrire molte speranze di farcela. “È una corsa impari, io sono ancora alla linea di partenza mentre il mio avversario è già a 20 metri dal traguardo”, ha dichiarato. Il riferimento è al rivale, Marin Corva che si appoggia “sulle spalle dei 27 anni di potere di Maurizio Tremul” (presidente della Giunta esecutiva uscente e unico in lizza per la poltrona di presidente UI) e che da due anni “con il titolo inventato di segretario della Giunta esecutiva si sta promuovendo nelle Comunità degli Italiani”. Alla domanda che cosa l’abbia allora spinto a scendere in campo, anche visto che era assente dall’UI da una decina d’anni, ha risposto che, come aveva anticipato a Tremul, se non passava come direttore del Dramma Italiano – la cui situazione è per certi versi paradigmatica di come (non)funzionino le cose – si sarebbe dedicato all’UI. Ossia, avrebbe corso per l’Esecutivo per “cambiare”, per risolvere problemi che altrimenti “vengono messi sotto il tappeto”, con il conseguente scollamento dei connazionali non solo dall’UI, ma dall’intera CNI.
“La prima cosa che farò sarà chiedere a un’agenzia esterna, seria, che verifichi i libri contabili dell’UI – ha esordito –. In secondo luogo cercherò di farci perdonare dalla Città la figuraccia che da dieci anni stiamo facendo non rispettando la lettera d’intenti sull’edificazione dell’edificio dell’asilo nido italiano. È fondamentale avere tutta la verticale, altrimenti rischiamo di perdere irrimediabilmente intere generazioni, diventando alloglotti”.
Sull’Edit Damiani auspica una presa di coscienza delle responsabilità e delle prerogative del fondatore, ossia la Casa editrice va messa nelle condizioni di operare al meglio – rafforzando il personale e le pubblicazioni – e “non di dover continuamente elemosinare” fondi. Su Fiume ipotizza la richiesta dell’usufrutto perenne o persino la proprietà dei due piani di Palazzo Modello in cui si svolgono le attività. Ampio il capitolo sul Dramma Italiano, con il perseguimento di uno status particolare (leggi autonomia culturale, artistica, di repertorio e finanziaria) che lo renda “veramente nostro”.
Damiani ha auspicato una collaborazione più intensa e istituzionalizzata con le Comunità autogestite della nazionalità italiana in Slovenia, mentre dà ragione all’Università Popolare di Trieste per quanto riguarda i fondi della Regione Friuli Venezia Giulia. “Trovo giusta la soluzione del bando e il principio che le varie istituzioni vi concorrano singolarmente. Non è giusto invece che ci sia un unico collettore che distribuisca le risorse, che decida i progetti da candidare, operando con la logica del ‘do ut des’”. Il candidato ha anche precisato che nei prossimi giorni “andrà in giro” per il territorio per capire di che cosa c’è bisogno. Se sarà eletto, agirà con la logica delle priorità. “I soldi ci sono, non si danno perché si tengono i connazionali al guinzaglio”, ha dichiarato. Rispetto agli enti finanziatori e in generale alla politica, intende cambiare modi di fare, rimettere in piedi i rapporti in un nuovo modo”. Damiani ha escluso di poter collaborare con Tremul: nel caso vincesse chiederà al presidente di dimettersi. Inoltre Damiani ha sostenuto che Tremul si sia candidato per il seggio CNI a Lubiana nella speranza di ottenere l’immunità per non rispondere della gestione UI. 

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