ROBE DE MATTEONI Super… Buffonata

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ROBE DE MATTEONI Super… Buffonata

1988, vigilia di Natale. Il telefono squilla in redazione, ma io sono fuori. La segretaria mi rintraccia al comunale. Stavo assistendo all’allenamento dell’Istra. Ambiente desolante se messo a confronto con quello di oggi… “Senti, hanno chiamato da Milano. Eccoti il numero, devi richiamare subito”. Ero su di giri perché sapevo di che cosa si trattava. O meglio, speravo che si trattasse di quello.
“Signor Matteoni, la informo che il dottor Berlusconi l’ha invitata a Milano per l’intervista da lei richiesta. L’appuntamento è per il 25 dicembre, alle ore 16, nella Villa San Martino di Arcore. Sia puntuale, per piacere”.
Non ricordo nemmeno cosa avessi risposto alla signora che mi aveva appena dato la notizia più bella che potessi ricevere. All’epoca Silvio Berlusconi era una new entry nel calcio europeo e mondiale. Aveva comprato il Milan due anni prima salvandolo dal fallimento e ha iniziato a costruire una società che fra qualche anno sarebbe diventata la migliore al mondo. La storia dell’intervista a Berlusconi l’avevo già raccontata, ma per chi non l’avesse letta, posso dire che avevo avuto 45 minuti di colloquio (erano previsti 15-20) con uno dei personaggi sulla cresta dell’onda. Ero impressionato da tutto quello che mi raccontò sul tema del calcio, delle televisioni, del mondo imprenditoriale. Poi capii che per la sua azienda era molto importante avere una buona eco in Jugoslavia perché usufruiva della collaborazione di TV Capodistria per lanciare le sue trasmissioni in Italia… Ma torniamo al calcio.
“Per come la vedo io, è inaccettabile che un grande club come il Milan venga eliminato nei primi turni della Coppa Campioni. Il futuro del calcio deve cambiare. I tifosi vogliono vedere le squadre più forti affrontarsi per tutta la stagione”. Silvio ne parlava come di una cosa normale. Per lui sarà stato anche così, ma per me e milioni di appassionati sembrava fantascienza. Ma dopo quattro anni l’UEFA ha davvero cambiato, facendo morire la Coppa Campioni e sostituendola con la Champions League. Era il primo passo dei club più ricchi verso una competizione che ben presto sarebbe diventata una vera e propria macchina da soldi. Dopo che per 28 anni avevano fatto della Champions il proprio salotto di casa, nel quale l’ultimo campione “intruso” era stato il Porto di Mourinho nel 2003, i ricconi del calcio se ne volevano andare per conto proprio. Volevano la Super Lega, un torneo esclusivo ed elitario tutto per loro, tramite il quale spartirsi poi tutti i ricavi. Alle fine è saltato tutto, ma eravamo davvero a un passo dall’idea che Berlusconi professava già nel 1988. Almeno per adesso, il calcio dei comuni mortali ha vinto la battaglia contro il calcio plastico degli avidi, come ha giustamente detto il presidente dell’UEFA Aleksander Čeferin.
Guardando la semifinale di Coppa Croazia tra Dinamo e Gorica, mi è tornata alla mente proprio quella mia intervista. La Dinamo ha vinto e il prossimo 19 maggio affronterà l’Istra 1961 nella finalissima. Quel giorno, come pure quelli della vigilia, saranno speciali per i tifosi dei polesi. Non soltanto perché si giocherà la seconda finale della storia della società (a distanza di 18 anni dalla prima), ma anche perché in quei giorni, e me lo auguro vivamente, arriverà la salvezza sul campo. La Dinamo è ovviamente strafavorita, ma per il “piccolo” Istra sognare non costa nulla. Ed è proprio questo il bello del calcio, e cioè che pure le piccole possono sognare in grande. E talvolta il sogno diventa realtà. La Super Lega non produce sogni. Un torneo che se ne frega della meritocrazia, che non prevede retrocessioni e con sole 20 partecipanti a giocarsi il trofeo, non è altro che un calcio senz’anima. Giocare solo per fare soldi è riprovevole. Soldi che vanno unicamente a rimpinguare le casse (vuote!) delle società prescelte, le quali se ne infischiano dei tifosi e delle emozioni che questi provano verso la propria squadra del cuore. Ecco perché la Super Lega è naufragata, unendo peraltro come mai prima d’ora tutto il mondo del calcio per difendere i valori di uno sport che è molto più di un semplice sport…

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