ROBE DE MATTEONI Il teorema di Garcia

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ROBE DE MATTEONI Il teorema di Garcia

La volta scorsa in questa rubrica scrissi di come Gonzalo Garcia voglia far giocare a calcio il suo Istra 1961. Che cosa vuol dire giocare a calcio? Semplice, fare con il pallone qualcosa di meglio dell’avversario, il che il più delle volte porta alla vittoria.
L’Istra milita in Prima Lega dal 2004. Da allora contro la Dinamo i gialloverdi hanno racimolato 2 punti sui possibili 72, ossia strappato soltanto due pareggi in 24 partite…
Prima della partita al Maksimir di domenica scorsa i tifosi polesi rimarcavano la necessità di chiudersi in difesa dello 0-0. In pratica temevano la stessa sorte del malcapitato Hrvatski dragovoljac che qualche settimana prima aveva incassato otto reti. Ne avevo parlato con Garcia prima della partenza per Zagabria. Mi disse di non capire questa mentalità di rifiutarsi di giocare quando l’avversario è più forte tecnicamente. Insomma, lui nella capitale sarebbe andato a giocarsela, malgrado alcune assenze. Ad esempio Bandé, il miglior marcatore della squadra, era squalificato. Si pensava che senza di lui non si sarebbe potuto fare gol nemmeno alla Play Station… E invece dopo il triplice fischio, con il risultato finale di 1-1, si leggeva una certa amarezza sul volto degli ospiti e di Garcia. Con il guizzo di Beljo i polesi si erano trovati a dieci minuti dalla prima storica vittoria a Zagabria. Alla fine non hanno resistito al forcing della Dinamo, però anche l’1-1 la dice lunga sulla filosofia di Garcia.
Dopo aver conquistato un punto preziosissimo a Koprivnica, battendo poi il Dragovoljac fuori casa e pareggiando a Velika Gorica, l’Istra ha fermato pure la corazzata Dinamo. Quattro trasferte di fila da imbattuti danno ragione all’allenatore uruguaiano. E lo hanno capito pure i suoi giocatori. La squadra adesso se la gioca a viso aperto contro qualsiasi avversario. Un toccasana per l’Istra e quella sua mentalità da provincia.
Garcia ha origini spagnole, ma è nato in Uruguay, ed è un tipo che non si dà mai per vinto. Mi disse fin dal primo giorno che non intende cambiare i sui principi e se alla società o alla tifoseria la cosa non piacerà, allora si cambiarà guida tecnica…
Dopo quattro mesi mi pare evidente che i giocatori abbiano recepito la sua filosofia, e che anche l’opinione pubblica, molto severa con la squadra, stia capendo che nel calcio bisogna sempre giocarsela. E non aspettarsela.
Ho visto il match di Coppa ad Albona. Il Rudar ha giocato una partita ammirevole. Logicamente, quando una compagine di terza divisione mette nei pasticci un’avversaria di prima, anche se solo per 20 minuti, pare che sia una debacle. Ma i polesi hanno vinto 3-2 e da come la vedo io, avrebbero potuto vincere a mani basse se solo avessero concretizzato la metà delle occasioni create. In tanti sostengono che è mancato poco alla clamorosa sconfitta, ma la realta dei fatti è che nemmeno sull’1-2 non mi pareva che la squadra di Garcia potesse essere eliminata. E infatti ha vinto confermando la netta differenza tecnica tra le due formazioni.
L’Istra ad Albona ha propinato lo stesso gioco visto a Zagabria. Sinonimo di una precisa filosofia di gioco e che con il tempo (e le giuste risorse nella rosa), dovrebbe portare la squadra a un livello più alto.
Lunedì arriverà al Drosina la Lokomotiva. Un avversario fra i più temibili. Nel primo match giocato nella capitale l’Istra aveva fatto tanto possesso, di contro i ferrovieri si erano affidati al contropiede. È finita 4-0 per gli zagabresi. Con tante occasioni sprecate dagli ospiti e un cinismo impressionante di Kačavenda e soci davanti alla porta di Lučić.
A Pola, non ho dubbi, vedremo lo stesso tipo di partita. Quale sarà il risultato finale? Vedremo, ma la cosa importante è che Garcia non cambierà la sua filosofia. Dopo tanto tempo ecco finalmente un allenatore con le idee chiare e che, dopo tanti predecessori senza identità tattica, gode di sempre maggiori consensi all’ombra dell’Arena…

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