Paliaga: Unione Italiana: fine o nuovo «ignoto» inizio?

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Paliaga: Unione Italiana: fine o nuovo «ignoto» inizio?
Daniela Paliaga. Foto Kris Dassena

Diversi e forse molti connazionali hanno appreso dai media quanto rimbalzato intorno alla proposta di emendare l’art. 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea di Unione Italiana. Da quanto ci è dato di capire, 12 proponenti/firmatari (dei quali 8 cittadini sloveni) forti dell’avallo della GE, con il presidente della GE da una parte, dall’altra il presidente di UI che svela i possibili conseguenti scenari di questo cambiamento. La proposta non ha ancora avuto una discussione assembleare e non ha avuto verifiche che siano state rese pubbliche all’infuori di quella della GE.

Dario Saftich ha voluto ricordare nel suo editoriale di un paio di giorni fa, a tutti noi, quali documenti sono fino ad ora alla base della nostra unica e massima organizzazione minoritaria. Il percorso che si evince è stato lungo e faticoso. Ed è stato importante! Il messaggio forte è quello di tenerlo presente.

Lo scorso 26 giugno 2022 siamo andati alle urne con una speranza in più e cioè che i nomi sulle liste di candidatura, soprattutto quei più giovani, potessero portare aria nuova, trasparenza e condivisione (leggi informazione). Ognuno di noi da oltre Settanta e passa anni, fra burrasche e deserti, fra alti e bassi, fra tentativi e delusioni, travolti da cambiamenti storico-politici più grandi di noi abbiamo creduto… anche ai programmi dei nostri candidati, e li abbiamo votati!

Ora un emendamento le cui conseguenze non sono state indicate, ci lascia stupiti per l’“ottusità” della formulazione proposta dai 12 firmatari. Gli Statuti, i Regolamenti dovrebbero essere di facile comprensione e non affidati all’interpretazione di legali, di esperti… di manzoniana memoria.

Perciò cito, per i lettori e per gli ascoltatori, il testo dell’emendamento:

“L’Assemblea, su proposta di 9 consiglieri elegge il presidente e il vicepresidente dell’Assemblea UI, in conformità con lo Statuto di UI. Se il presidente dell’Unione Italiana e il presidente della GE dell’Unione italiana sono ambedue membri effettivi dell’Unione Italiana con residenza in Croazia, rispettivamente in Slovenia, il presidente dell’Assemblea dell’Unione italiana deve essere membro effettivo dell’Unione italiana con residenza in Slovenia rispettivamente in Croazia.

La presente proposta viene motivata con la constatazione che l’attuale art. 9 dell’attuale Regolamento di procedura dell’Assemblea dell’Unione Italiana, che (!) è in netto contrasto con le disposizioni dello Statuto dell’Unione Italiana con sede a Capodistria”.

Riassumo semplificando l’art. 9, (non emendato) il quale recita che le massime cariche rappresentative ed esecutive dell’Unione italiana, devono essere rappresentate ognuna da un candidato di diversa cittadinanza (o croata o slovena). Questo per garantire l’unitarietà rappresentativa ed esecutiva della nostra massima organizzazione. Nel 1998 fu necessario fondare una “copia” slovena di UI, con sede a Capodistria, il cui Statuto all’art. 1 dichiara il rispetto della legislazione slovena. Lo aveva richiesto la R. di Slovenia. Dava legittimità all’UI “tutta”. Lo Statuto dell’UI con sede a Capodistria ha una sua mini assemblea, eletta direttamente a suffragio universale dai soci delle CI in Slovenia, conta 8 consiglieri e si chiama Consulta. La Consulta funziona e delibera all’interno e insieme all’Assemblea dell’UI con sede a Fiume. Così lo Statuto. L’Assemblea UI ha un totale di 75 consiglieri.

Dal 1998, una delle due massime cariche di UI (il cui cittadino è sloveno) diventa coordinatore per i programmi, progetti e tutte le attività che concernono la CNI di Slovenia. All’altra carica il titolo di coordinatore aggiunto. Si presume che i due eletti con voto universale e diretto, collaborino, gestiscano in trasparenza, secondo le loro competenze, quanto previsto nel Programma di lavoro di Unione Italiana. Uno è garante del buon operato dell’altro e viceversa.

Il nuovo emendamento dei 12 consiglieri introduce la figura del presidente dell’Assemblea di UI italiana che assumerebbe così la funzione di coordinatore della Consulta. Non è chiaro come avverrebbe la nomina, il voto diretto non è previsto per cui, deduco, per delega degli 8 consiglieri della Consulta. Probabilmente uno di questi dovrebbe candidare anche per il ruolo di presidente dell’Assemblea, che poi risulterebbe eletto presidente della Consulta con 4-6 voti delegati. Non complicato, ma soprattutto inutile…

Quanto c’è ora forse non è la migliore delle soluzioni, e visti i 25 anni che ci separano dal 1998, è tempo di riformare lo status e lo Statuto dell’UI in Slovenia e sfruttare le nuove, più ampie possibilità che la Legge sulle Associazioni ci può offrire.

Mi chiedo perciò se tutti i consiglieri dell’Assemblea siano concordi su un qualsiasi e su questo emendamento senza una solida e completa disanima e discussione?

Non credo che gli elettori – cittadini sloveni – siano felici di rinunciare al proprio diritto di voto diretto delle massime cariche UI, cedendo le competenze al presidente dell’Assemblea che li sostituirà in tutto per tutto. Se l’emendamento passerà a noi resterà l’illusione di non avere alcun peso, alcun ruolo, e la Comunità italiana di Slovenia tornerà al sistema delegatario insieme al suo coordinatore. Una mini Unione di secondo livello.

In tutto questo” affaire” che pare piccola cosa, inutile, ci sarebbe da sottolineare che la procedura della GE è in netto contrasto con i suoi compiti esecutivi stabiliti nello Statuto UI. Con addirittura 5 voti a favore su 7 e uno contrario, avalla un emendamento legislativo, regolativo delle nomine e delle elezioni. Inoltre ci sarebbe da chiedersi con quale buonissima argomentazione due consiglieri dell’Assemblea sono diventati membri della GE, contravvenendo alla “regola” che li esclude, stabilita pure dallo Statuto UI? La “regola” (art.18, seconda allinea) è stata prevista proprio per evitare situazioni in cui si potrebbero confondere la funzione legislativa e normativa con quella esecutiva. Ai due giuntini il privilegio del doppio voto.

Quanto detto finora è soltanto a fin di bene, affinché il buon senso prevalga sui particolarismi. Ben vengano le riforme, ma siano meditate e discusse, a tutto vantaggio dei 17mila soci e italiani della nostra Comunità.

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