ETICA E SOCIETÀ Gaza. Innanzitutto fermare il massacro

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ETICA E SOCIETÀ Gaza. Innanzitutto fermare il massacro

Come sappiamo, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato una risoluzione per una tregua a Gaza, che include l’ingresso di aiuti umanitari. È stata approvata con un’ampia maggioranza. L’Italia si è astenuta (come la maggior parte degli Stati dell’UE), mentre la Croazia ha espresso un voto contrario. Parto da poche certezze e arrivo a delle perplessità sul voto contrario.

La prima certezza è che l’azione terroristica di Hamas che (dai dati che sono riuscito a trovare) ha provocato più di 1.400 morti richiede una condanna incondizionata. Non ci possono essere giustificazioni per atti simili e il mondo civile deve essere fermo e compatto in questa condanna. È una grave lacuna della risoluzione non averlo espresso in modo esplicito, così come l’omissione della richiesta della liberazione degli ostaggi.

L’altra certezza è che la reazione di Israele, che ha il pieno diritto di difendersi come Stato e di difendere la propria popolazione, ha provocato un numero elevato di morti anche civili. Arriviamo alla terza certezza. Stanno morendo pure persone inermi che devono essere assolutamente tutelate anche nei conflitti bellici. Tra queste stanno provocando particolari emozioni le morti di bambini, di quelli palestinesi ora come di quelli ebrei prima. Quarta certezza, le azioni militari che provocano morti sistematiche di popolazioni inermi non possono e non devono essere accettate in un mondo civile.

Di fronte a quest’ultima certezza s’impone una domanda: com’è possibile aver votato in modo contrario a una risoluzione che si oppone a simili sacrifici umani? Una risposta è offerta dicendo che non si poteva votare una risoluzione che non condanna esplicitamente l’azione terroristica di Hamas e non richiede il rilascio incondizionato degli ostaggi. Non trovo la risposta convincente, anche se trovo assolutamente inopportuna quest’omissione nel documento. Approvo pienamente l’iniziativa canadese di inserire queste componenti nel testo e trovo irragionevole non averlo fatto.

Eppure, non vedo come l’assenza dell’approvazione della proposta canadese, ovvero, di una condanna esplicita dell’azione di Hamas e della richiesta di liberazione incondizionata degli ostaggi, possa essere un impedimento per una risoluzione che richiede aiuti umanitari e l’interruzione di un massacro. Spesso nella vita dobbiamo prendere decisioni facendo scelte di gerarchie dei valori morali. Non è facile trovare valori che hanno la precedenza rispetto all’interruzione di una gravissima crisi umanitaria come quella di Gaza e di un massacro di quelle dimensioni. Inoltre, nel comportamento politico a volte si deve rinviare l’affermazione di ciò che le parti ritengono essere la verità morale completa (e affermo con convinzione che la verità morale completa in questo caso include una condanna ferma dell’azione terroristica di Hamas). Nei casi quando questa rinuncia è necessaria per convergere su un’azione su temi urgenti può rimanere ragionevole coordinare in tempi immediati un’iniziativa comune verso le decisioni e i valori morali condivisi, soprattutto quando urgenti e incompatibili con rinvii. Nel caso presente, il valore morale che deve essere affermato in tempi immediati da ogni persona civile è l’interruzione di una gravissima crisi umanitaria e di una strage. In situazioni eccezionali altri temi importantissimi possono avere la precedenza rispetto a questo valore morale. Nel caso presente, uno di questi temi potrebbe essere un’eventuale e sciagurata espressione di comprensione o tolleranza per l’azione terroristica di Hamas. Troverei intollerabili simili espressioni che indicherebbero delle ragioni per giustificare l’atto terroristico. Nessun compromesso con questi atteggiamenti sarebbe ragionevole. Ma la risoluzione non ha espresso nulla di simile, ha soltanto omesso (spero temporaneamente) una condanna esplicita. Per questo motivo credo che i governi che hanno votato contro la risoluzione debbano fornire spiegazioni più convincenti rispetto a quelle che abbiamo letto fino ad ora.

Ma più importante della risoluzione, che, comunque, ha un valore solo morale e non esecutivo, è ideare e realizzare una politica per una pace duratura. Questa può includere soltanto soluzioni che tutelino la dignità, la libertà e l’uguaglianza di tutti. Non esiste una pace stabile e ragionevole senza il rispetto di questi valori.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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