ETICA E SOCIETÀ Diritto e approvazione sono concetti distinti

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ETICA E SOCIETÀ Diritto e approvazione sono concetti distinti

La decisione approvata dal Parlamento spagnolo di consentire il cambiamento di sesso anagrafico ai e alle minorenni a partire dal sedicesimo anno d’età (o prima, ma in modo condizionato) sta facendo parlare il mondo. Di che cosa si tratta? La novità è di carattere, diciamo, amministrativo. Le persone indicate potranno determinare l’identità di genere stabilita nei documenti. Per dirlo chiaramente, una persona che ha compiuto almeno 16 anni potrà rivolgersi alle autorità pubbliche e richiedere di essere evidenziata quale femmina o maschio, ad esempio, con la carta d’identità. La legge non parla di eventuali interventi medici per il cambiamento del sesso. Che cosa dirne?

Immagino che alla base delle accese dispute pubbliche non ci sia un impeto rivolto alla chiarezza amministrativa e burocratica. Né, credo, la polemica sia primariamente motivata da differenze che riguardano l’opportunità che la scelta possa essere esercitata a partire dal sedicesimo anno d’età. Penso che il dibattito sia motivato da posizioni diverse sull’ammissibilità della scelta del proprio genere indipendentemente dall’età. Commenterò quest’ultimo tema.

Una distinzione importante riguarda i concetti di sesso e di genere. Il concetto di sesso indica l’identità biologica di una persona, ovvero le sue caratteristiche biologiche che si presentano di fatto. Il concetto di genere riguarda le caratteristiche sociali legate all’identificazione di una persona quale donna, uomo, bambina, ecc. In questo caso, le controversie concernono il diritto di una persona di stabilire la propria identità. Per le conoscenze che riesco ad avere, quest’idea ha due manifestazioni principali. La prima corrisponderebbe alla facoltà di una persona di accettare o rifiutare le caratteristiche ritenute idonee dalla società per chi è, ad esempio, uomo o donna, senza che questa persona rifiuti quest’identità. Ad esempio, per rappresentare l’idea con un contro-stereotipo e uno stereotipo, è in gioco la facoltà di una persona che non rinnega la propria identità biologicamente femminile di essere primariamente ambiziosa nella carriera professionale, non essere empatica o essere disinteressata ad avere figli, piuttosto che pensare primariamente al ruolo nella famiglia e ad avere dei figli e pensare alla loro cura ed educazione.

La polemica più accesa è in atto a proposito della possibilità di scegliere un’identità di genere diversa rispetto alla propria identità sessuale. Precisamente, la possibilità di affermarsi e farsi riconoscere quale donna, nonostante l’identità biologica maschile. Un’ulteriore possibilità è quella di modificare anche la propria identità biologica con interventi medici.

Non so quale sia l’età potenzialmente idonea per scegliere l’identità sessuale e se in Spagna facciano bene a determinarla all’età di 16 anni. Bisogna chiederlo a esperti come gli psicologi dell’età evolutiva. In generale, ritengo che il diritto di scegliere l’identità di genere debba essere garantito in tutte le forme, così come si deve tutelare il diritto di una persona di scegliere la propria identità nazionale o religiosa. Si devono proteggere anche i diritti delle comunità, in questo senso. Ad esempio, il diritto degli austriaci di ritenersi tali, piuttosto che tedeschi. Non vedo come si possano negare questi diritti rispettando le libertà delle persone. Si potrebbe dire che nel caso dell’identità di genere ci sia una base biologica, assente, invece, nell’identità nazionale e che ciò stabilisca una differenza morale importante. Non c’è alcuna base naturale affinché gli austriaci non siano tali, piuttosto che tedeschi (così come non sarebbe presente per negare agli austriaci di essere tedeschi, qualora lo volessero, come i bavaresi). Ma non credo che i dati biologici debbano limitare le scelte delle persone. Lo diamo per scontato in molti casi. Una persona può scegliere un intervento di chirurgia plastica per avere un tratto della faccia simile a Meghan Markle, modificando le caratteristiche ricevute. Oppure, con un’illustrazione meno frivola, una persona può decidere di mutare la propria identità curando un disturbo mentale che ha una base biologica, per il quale si può dire che costituisce la sua condizione naturale di partenza, anche se non desiderata.

Naturalmente, il diritto che affermo non implica l’obbligo di approvare le scelte che le persone faranno esercitandolo. Il diritto e l’approvazione sono due concetti distinti. E questa è la formula di convivenza in una democrazia liberale. Riconoscere i diritti degli altri, anche quando non approviamo le loro scelte.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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