Ancora a Milano e ancora felicissimo. Non posso immaginare di trovarmi meglio in qualsiasi altra parte del mondo, rispetto a questa città che ritengo essere l’insegnamento di come una città debba essere. Dinamica, impegnata in attività produttive, allo stesso tempo con una mentalità molto indirizzata alla qualità del tempo libero. La sua estetica contemporanea, che ha il simbolo in piazza Gae Aulenti e il Bosco Verticale, è una manifestazione elevata del senso del bello nella società attuale. A questa si unisce l’estetica tradizionale della città, dallo stupendo Duomo e l’altrettanto meravigliosa Galleria, al fascino dei caffè tradizionali, come il Bar Magenta (dove guardo le partite dell’Inter in un ambiente molto milanese, quando la squadra di Milano gioca in trasferta).
L’apertura mentale affascina con una forza trainante. Grazie alle eccellenti colleghe e agli eccellenti colleghi e alle bravissime studentesse e ai bravissimi studenti ho potuto veder confermato quanto di Milano già sapevo. Quando ci vieni, se qualcuno ti chiede la tua origine è soltanto per una curiosità e, magari, apprendere qualcosa di nuovo, di tuo tipico che porti con te. Ma non ci sono pregiudizi. Una persona educata che ha voglia di lavorare ed ha qualcosa da offrire è integrata immediatamente. Di giorno si lavora, la sera si va all’aperitivo per rilassarsi. OK, mi dicono a volte che parlo della Milano di Cadorna e non della Milano del Gallaratese, ma parlo di ciò che conosco.
La voglia di conoscere e intersecarsi con le esperienze degli altri è visibile anche in due avvenimenti artistici dei quali ho potuto godere durante il mio soggiorno. Una mostra di Sebastião Salgado sull’Amazzonia e una mostra di artisti vari sull’arte cinese contemporanea. Entrambe nella Fabbrica del Vapore, un centro culturale sorto nello spazio dove un tempo c’era un complesso industriale. Anche in questo caso si tratta di un’idea eccellente realizzata ottimamente. A parte lo spazio interessante che replica l’idea di trasformare l’eredità industriale in zone culturali, come a Milano notoriamente fatto dalla Fondazione Prada, si tratta di un centro che vive con un suo caffè e, da quanto ho visto sabato sera, con intrattenimenti serali, almeno il fine settimana. Questo è il modello che dovrebbe essere applicato dal nostro centro Benčić a Fiume (peraltro, fatto molto bene in occasione dell’apertura del festival letterario iniziato pochi giorni prima della mia partenza dalla nostra città, ma lo si dovrebbe iterare con continuità).
Il modello costituito dall’unione di contenuti artistici con intrattenimento e vita sociale è stato riprodotto con estrema eleganza in una forma contemporanea dalla Triennale. Purtroppo, lì l’ho visto soltanto dall’esterno, a causa del mio ritardo nell’acquisto dei biglietti. Nell’occasione ho appreso un’altra cosa di Milano. Se hai un progetto, muoviti per tempo, perché attendere è letale. Ma anche visto dall’esterno sembrava tutto molto attraente, con le poche immagini dell’interno che si potevano afferrare, i suoni e, soprattutto, le persone che ci venivano (molte, come me, deluse dall’impossibilità di entrare). L’avvenimento ha unito la possibilità di visitare le mostre della Triennale con vari concerti dal primo pomeriggio alla notte e con clubbing con musica elettronica alla fine. Dal grande successo della manifestazione direi che si tratta proprio della formula vincente per fare dei musei centri di vita contemporanea e di integrazione. Per un periodo lo si faceva nel nostro Museo di Arte Moderna e Contemporanea a Fiume con molto successo. Mi sembra che questo tipo di iniziative si sia perso ed è un peccato, perché è evidente che si fa così, oggi.
Per non fare un articolo basato soltanto sulle mie espressioni e la gioia di essere a Milano, vorrei estrarre alcune indicazioni utili per la CNI. Credo che proprio Milano e il suo spirito dovrebbero essere la linea guida anche per la nostra comunità. Spirito votato all’eccellenza – quando si fa qualcosa lo si deve fare avendo come criterio i livelli di eccellenza internazionali. Apertura a esperienze diverse. Arte e cultura con l’occhio vigile e inserite nel mondo contemporaneo, senza chiusure, senza nostalgie. Inserimento in modo attivo nel mondo in sviluppo. Soltanto quando ci si inserisce nella realtà attuale rispondendo ai criteri che pone si ha un futuro da protagonista. Questo è vero per una città come Milano (che sta vincendo la sfida) e per una comunità come la CNI.
*Professore ordinario di Filosofia Politica
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