Credibilità e rispetto

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Credibilità e rispetto

La forza di un giornale? La credibilità. Quella guadagnata proponendo notizie veritiere, verificate e affidabili. Basarsi sui fatti è una buona vecchia regola da non dimenticare. La disinformazione accresce le divisioni e mina le basi del normale dibattito democratico. Non solo, la pandemia da Covid 19 ha evidenziato il suo terribile impatto sulla salute delle persone.
La marcia in più? Il rispetto. Delle persone innanzitutto, del loro lavoro e del loro impegno, quello profuso quotidianamente con volontà di fare, costruire, creare valore aggiunto e contribuire alla crescita. Ma anche rispetto delle identità, delle culture e delle lingue in cui queste si esprimono e che di ogni identità e di ogni cultura sono l’ossatura fondamentale. Tutelarle significa rafforzare i valori e i sentimenti delle comunità che in queste si riconoscono. Il plurale è voluto perché la molteplicità di identità e culture, va da sé anche di lingue, che rende il nostro territorio unico, non può che essere considerata una ricchezza da tutelare. È sull’incontro e sul dialogo che si costruisce il futuro e si creano occasioni di sviluppo. Unione europea docet.
Ecco, è dal combinato disposto di questi due principi – credibilità e rispetto – che arrivano le gratificazioni più belle, anche in termini di apprezzamento espresso dai lettori. Da parte nostra non nascondiamo l’orgoglio per aver saputo creare una rete che vede la nostra edizione online registrare nell’arco di un mese circa 130-170.000 utenti unici, che realizzano circa 220-300.000 sessioni, con picchi di 19.000 utenti unici al giorno. Numeri che nei mesi estivi salgono ulteriormente facendo registrare in 28 giorni fino a 250.000 utenti unici con circa 500.000 sessioni e picchi di utenti unici che superano i 29.000 al giorno. Numeri importanti che dimostrano che la nostra testata, forte della sua tradizione lunga più di 130 anni, riesce non soltanto a garantire il diritto all’informazione nella lingua materna agli appartenenti alla nostra Comunità nazionale, ma anche a fare breccia in tutto l’ambiente sociale portando quotidianamente l’italiano nella dimensione pubblica a tutto vantaggio dell’ulteriore affermazione di un contesto in cui le varie identità creano un mosaico unico i cui tasselli si valorizzano gli uni con gli altri a vantaggio di tutti. Sono dati, non opinioni. Ciò che ci indica di aver intrapreso la strada giusta – quella lastricata dal rispetto e fatta di notizie credibili raccontate con toni consoni a una comunicazione civile – è l’incremento costante del numero dei contatti che La Voce registra a ritmo quotidiano anche in un momento in cui la nostra Comunità si vede invitata a una seria riflessione alla luce della scarsa adesione a elezioni suppletive che significano l’attuazione di un suo diritto.
Certo, creare relazioni e rispettare le varie sensibilità e anime di un territorio significa (e significherà) non avere un titolo strillato, ma non riteniamo che si possa parlare di una rinuncia laddove il prezzo da pagare è appunto la credibilità. Il buonsenso non ha prezzo, come non lo ha la libertà, il bene più prezioso di cui tutti noi disponiamo. In un ipotetico mondo in cui la verità è una sola e le mille sfaccettature tra quello che vediamo e quello che percepiamo vengono negate, saremmo tutti più poveri e il dialogo sarebbe destinato a morire costretto dalla negazione dell’incontro.
Ecco in questo ipotetico mondo che rimanda a scenari novecenteschi – che la Redazione della Voce continua a sperare di essersi lasciata alle spalle – in cui la fusione di orizzonti diversi era vietata, perché quello calato dall’alto non doveva essere messo in discussione, viene meno la dimensione umana, che può essere tutto e il contrario di tutto. Ma non sarà mai un’asfittica finestra di un social da riempire con pensieri e opinioni che vorrebbero essere proclami. E qui, diciamolo, la barriera non è quella del prefisso “ver”, che troviamo nell’etimologia della veritas romana, ma un argine insormontabile innalzato da chi ha scelto di vivere attaccato a Internet, immerso nei social e nelle mailing list, lasciando fuori ogni volontà di verificare, nell’interazione, che cosa l’altro possa aver detto e meno che mai cercare di capirlo.

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