Caso Assange: minaccia per tutti i giornalisti

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Caso Assange: minaccia per tutti i giornalisti

La signora Marjorie Cohn, professore di diritto alla “Thomas Jefferson School of Law” di San Diego (USA), ed ex presidente della “National Lawyers Guild”, recentemente ha dichiarato: “L’amministrazione Trump sta cercando l’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti, per un processo con capi d’imputazione per i quali sono previsti 175 anni di carcere. Il trattato tra Stati Uniti e Regno Unito vieta l’estradizione per un “reato politico”. Assange è stato incriminato per aver denunciato i crimini di guerra statunitensi in Iraq e in Afghanistan. Questo è un classico “reato politico“. L’arresto di Julian Assange non soltanto mette a rischio la stampa libera negli Stati Uniti, ma mette a repentaglio anche tutti i giornalisti che scrivono dei crimini statunitensi in qualsiasi parte del mondo. Julian Assange non è un cittadino americano, ma australiano. WikiLeaks non è un’organizzazione mediatica con sede negli Stati Uniti. “Il Comitato per la protezione dei giornalisti” americano dice che “tali accuse criminalizzerebbero le normali attività giornalistiche”. Per la prima volta si è espresso anche il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, parlando in maniera dettagliata delle scoperte esplosive della sua indagine sul caso del fondatore di Wikileaks Julian Assange. Il prof. Nils Melzer, titolare per i diritti umani presso “l’Accademia di diritto internazionale umanitario e dei diritti umani” di Ginevra, è anche professore di diritto internazionale all’Università di Glasgow. Il 1° novembre 2016 ha assunto la funzione di relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e i trattamenti crudeli, disumani o degradanti. Nell’intervista rilasciata al giornalista svizzero Daniel Rysertra tra l’altro ha dichiarato: “La mia impressione, ampiamente influenzata dai media, è stata anche condizionata dal pregiudizio che Julian Assange fosse in qualche modo colpevole e volesse manipolarmi. Nel marzo 2019 i suoi avvocati mi hanno contattato per la seconda volta perché si stavano moltiplicando i segnali che Assange sarebbe stato presto espulso dall’Ambasciata ecuadoregna”. E poi? “Mi è apparso subito chiaro che qualcosa non tornava. Che c’era una contraddizione che non aveva senso alla luce della mia vasta esperienza legale: perché una persona sarebbe stata soggetta a nove anni di indagini preliminari per stupro, senza essere mai stata denunciata? È insolito? Non ho mai visto un caso simile. Dobbiamo smetterla di credere che ci fosse davvero un interesse a condurre un’indagine su un reato sessuale. Quello che Wikileaks ha fatto è una minaccia per l’élite politica negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia e Russia. Wikileaks pubblica informazioni segrete sullo Stato. Assange ha chiarito che oggi i Paesi non sono più interessati alla legittima riservatezza, ma alla soppressione di informazioni importanti sulla corruzione e sui crimini. L’avvocato di Assange Barry Pollack ha spiegato la realtà: “Assange viene perseguito perché ha scritto di crimini di guerra, tra cui l’uccisione sfrenata di giornalisti e civili in Iraq e Afghanistan, la violazione dei diritti umani nella baia di Guantanamo e la corruzione della politica estera americana da parte delle società transnazionali“. Jeff Jarvis della “Graduate Shool of Jurnalism” della “City University” di New York, ha scritto: “Nel giornalismo dobbiamo riconoscere che Wikileaks è una nuova forma di stampa. Quindi dobbiamo difendere i nostri diritti come media. In caso contrario, potremmo vedere i nostri diritti ridotti. Secondo “The Guardian” “non c’è più bisogno di una rete che rimanga una forma di comunicazione libera e universale. Il principale crimine di WikiLeaks è stato quello di dire la verità al potere“. Anche “The Economist” sta dalla parte di Assange: “Con o senza Wikileaks, la tecnologia esiste per consentire agli informatori di prendere dati e documenti mantenendo l’anonimato. Se gli USA stanno cercando di perseguire un reporter straniero, che lavora da un Paese straniero per crimini di guerra statunitensi, che cosa accadrebbe se un reporter statunitense scrivesse di crimini in un Paese straniero? É possibile che quel Paese potrebbe perseguire un giornalista americano?”.

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