Campagna… all’ultimo slogan

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Campagna… all’ultimo slogan

Ultimi giorni di campagna elettorale, l’esperienza ci dice che saranno quelli in cui si cristallizzeranno le decisioni dell’elettorato rispetto al voto per le Parlamentari 2020. L’appuntamento è per domenica, 5 luglio. A sentire i sondaggi, in termini di percentuali, i due principali schieramenti sono vicinissimi. Lo scarto è minimo e potrebbero essere proprio i messaggi che arriveranno ai cittadini nei prossimi giorni a decidere il vincitore relativo. Possiamo dunque aspettarci una battaglia all’ultimo slogan, quello capace di imprimersi nella mente dell’elettore e accompagnarlo fino al seggio elettorale. Per intenderci, una declinazione dell’“aboliremo l’Ici sulla prima casa”, calato come un asso da Berlusconi durante un confronto televisivo a pochi giorni dalle Politiche 2006 in Italia.
Poi, a schede scrutinate sarà tutto un lavoro di filigrana dedicato a definire gli accordi post-voto che dovranno garantire la maggioranza necessaria per la fiducia al futuro governo. Gli analisti non prevedono un lavoro facile… Intanto è un susseguirsi di slogan e di battibecchi riassumibili in un generico e astratto “io ho ragione e tu hai torto”. Riguardo a che cosa? Viene da chiedersi al cittadino medio che ascoltando i dibattiti e le presentazioni dei programmi cerca di farsi un’idea. Spesso, anzi quasi sempre, la sua domanda rimane sospesa nell’aria in attesa di una risposta che ricorda il famoso Godot. Ci si sarebbe aspettati che con una pandemia che ha sconvolto il mondo ancora in corso e l’economia che stenta a riprendersi dallo stato di ibernazione al quale è stata costretta durante il lockdown, il focus vada su argomenti legati alla tenuta del sistema e alle misure capaci – almeno nelle intenzioni – di evitare scenari devastanti, consentendo di pianificare il futuro. Ebbene, no. Niente di tutto questo, nonostante a Bruxelles stia procedendo il negoziato per la definizione dei criteri sul cosiddetto Recovery fund e il vertice di metà luglio, che si spera dia le risposte tanto attese e foriere di un’intesa, sia sempre più vicino. Troppi tecnicismi, forse. Si rischia di annoiare la gente, avranno pensato le menti del marketing politico. Molto meglio i messaggi che vanno a colpire la sfera emotiva. Ed ecco che da giorni discutiamo su autoisolamento sì o autoisolamento no. Ci scopriamo tutti (o quasi) provetti epidemiologi e sappiamo cosa bisogna fare e quando bisogna farlo. Che saranno mai gli anni di studio e di aggiornamento di chi la materia l’ha studiata davvero? Molto meglio affidarsi alla saggezza popolare. Peccato che poi quest’ultima non ci curi; gli specialisti epidemiologi – in caso di nuovo coronavirus – invece sì. Almeno fino a prova contraria. Con buona pace di tutte le altre professioni o nel caso della medicina di altre specializzazioni e di chi in queste è emerso per le proprie capacità professionali.
Altro tema proposto con insistenza, e che forse proprio in campagna elettorale andrebbe evitato, l’interruzione di gravidanza. Argomento sul quale andrebbero, non fosse altro che per rispetto – delle donne, della vita, del genere umano –, evitati toni urlati, a maggior ragione quando finiscono per investire vittime di crimini odiosi. Si chiama vittimizzazione secondaria e dovrebbe cedere il passo davanti al rispetto per chi ha già subito e non va messo nella condizione di subire sulla propria pelle e nella propria anima una seconda violenza che si presenta sotto le spoglie dell’altrui giudizio. Del resto l’ordinamento che ci siamo dati presuppone il rispetto delle regole. Le leggi non sono un antipatico ostacolo da aggirare. E nemmeno le sentenze costituzionali, che sull’argomento chiedono sì una revisione normativa, ma stabiliscono anche un punto base: nessuna modifica legislativa può stabilire il divieto dell’interruzione di gravidanza.
E il significato di legge, sistema normativo, ordinamento democratico e rispetto della Costituzione andrebbe fatto proprio, almeno a livello di nozioni base, anche da chi considera la proprietà privata – diritto codificato già dai Romani nella Legge delle XII tavole – un’opinione e propone la confisca dei beni di chi dispone di risparmi superiori a un determinato importo. Al momento si parla di importi che superano i 100mila euro, ma nulla esclude si possa salire o scendere. A chi spetterà deciderlo? Al più anziano, al più giovane, al più saggio, a quello che sa gridare più forte, a quello con spiccate doti da oratore, a chi ha risparmiato una vita per creare un patrimonio che dura nel tempo o a chi ha sempre pensato che è molto meglio essere la cicala che la formica, tanto di formiche ce ne saranno sempre…? Dato non pervenuto. Nell’attesa possiamo riprendere in mano un libro e dedicarci alla lettura. Fa bene sempre e comunque. Una proposta fra tante, John Lock e il suo Secondo trattato sul governo dove possiamo leggere “dove la legge finisce inizia la tirannide”. Valeva nel 1689. Vale anche oggi.

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