Benčić: «L’unitarietà dell’UI non viene messa in dubbio»

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Benčić: «L’unitarietà dell’UI non viene messa in dubbio»
Gaetano Benčić. Foto Roni Brmalj

In riferimento all’articolo “L’UI in Slovenia opera in piena trasparenza e legalità” di Maurizio Tremul, vorrei informare i lettori quanto segue: l’UI in Slovenia non osserva gli atti vigenti perché non rispetta il proprio Statuto. La Consulta dell’UI in Slovenia si riunisce in seduta comune con l’Assemblea dell’UI, i compiti della Consulta sono elencati nell’articolo 14 dello Statuto. Rientra nei compiti della Consulta eleggere e revocare il coordinatore! Pertanto la Consulta in comune con l’Assemblea UI devono eleggere il coordinatore. Al momento l’UI non ha un coordinatore legalmente eletto, perciò l’UI in Slovenia non opera regolarmente.

Desidero ricordare, inoltre, che i dodici consiglieri firmatari della proposta di modifica del Regolamento hanno fatto soltanto quello che è previsto fare in un’Assemblea regolata da procedure democratiche. E lo hanno fatto per migliorare il funzionamento della nostra organizzazione: la nomina del coordinatore è necessaria per avviare una fusione effettiva delle due Unioni. L’Assemblea UI darà mandato al Coordinatore di avviare la procedura per la modifica dello Statuto dell’UI registrata in Slovenia, per unificarla al massimo, tramite gli atti fondamentali, all’Unione Italiana. La figura del coordinatore non sarà, per forza, una quarta figura, in quanto la sua nomina può ricadere tra gli attuali vertici UI. Ma su tutto questo deciderà l’Assemblea UI.

Vedo una grande risorsa nel deliberare congiuntamente dell’Assemblea e della Consulta, che in questo modo diventano praticamente un’unica assemblea. Se il presidente Tremul vuole che il presidente dell’UI sia al contempo coordinatore, inoltri la sua proposta all’Assemblea UI; se sarà accolta, si proceda alla modifica degli Statuti. Presumo non l’abbia fatto finora perché gli fa comodo tenere le due Unioni divise.

Il tentativo di sviare la modifica dell’articolo 9 da quello che essa è (armonizzazione degli atti interni dell’UI), a quello che essa non è (messa in dubbio dell’unitarietà), sta creando intenzionalmente confusione. Il presidente UI sembra dimenticare che il supremo organo dell’Unione Italiana è la sua Assemblea e che i lavori dei consiglieri sono solo espressione della sua operatività. Intravedo in questo atteggiamento una deriva autoritaria che antepone il presidente dell’UI all’Assemblea dell’Unione Italiana. Il gergo usato contro i dodici consiglieri rimanda a certa retorica praticata da ordinamenti disprezzatori della democrazia: chi esprime la propria opinione, e cerca di promuoverla in seno al massimo organo rappresentativo, è additato come elemento che vuol dividere, spaccare e tradire. Definire in suddetti termini una richiesta regolarmente inviata al presidente dell’Assemblea, avvalorata dal voto favorevole della Giunta esecutiva, non può essere interpretato che come scontro istituzionale.

Se abbiamo riposto tutta la nostra unitarietà soltanto nell’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea dell’Unione Italiana, siamo degli sprovveduti. L’unitarietà del nostro corpo nazionale poggia su fondamenta ben più solide: consiste, in sostanza, nel mantenere uniforme, unitario, in tutto l’insediamento storico della CNI, il massimo grado di diritti raggiunto, indipendentemente dallo Stato di residenza del connazionale (questa, per chi lo avesse dimenticato, è l’originale significato di unitarietà nel nostro contesto CNI, subito dopo arriva l’unitarietà come rappresentanza unica dell’UI, necessaria per conservare la soggettività della CNI). Sulla parità e unitarietà di tutela dei diritti dei nostri connazionali in Croazia e Slovenia i vertici UI si sarebbero dovuti impegnare molto di più, visto che il livello di rispetto dei diritti acquisiti nei due Stati differisce non poco. La nomina del coordinatore è cosa secondaria rispetto alla questione dell’unitarietà, mescolare strumentalmente due concetti così diversi è assai pericoloso e consiglierei a Tremul maggiore cautela, perché sta diffondendo inutili allarmismi tra i connazionali.

In qualità di titolare della GE-UI per le istituzioni CNI non mi soddisfano affatto questi labili appigli ai regolamenti per dare solidità e unità all’Unione Italiana. Ho fiducia nella dialettica e vorrei che da questo dibattito scaturisse una presa di coscienza più seria sulla questione dell’unitarietà. Penso si debba elevare il tema della tenuta UI-CNI su di un piano più alto, basato sulla collaborazione trilaterale tra Italia, Slovenia e Croazia. Sarà bene attualizzare il mai decollato Memorandum d’intesa trilaterale del 1992, che sarebbe dovuto essere la carta di garanzia della nostra unitarietà. Esiste l’Accordo italo-croato del 1996, bisognerebbe ora raggiungere un’intesa bilaterale tra Slovenia e Croazia incentrata sull’unitarietà della CNI. Si tratterebbe di una cornice normativa ben più duratura che non la registrazione di una semplice associazione.

È deplorevole che il dibattito sia cominciato appena ora e in maniera così maldestra. I vertici UI hanno perso un’occasione nel 2007, quando la Slovenia entrò in Schengen, tentiamo ora, con l’entrata della Croazia, di non fare lo stesso errore. Avremo modo di parlarne nei prossimi mesi. Intanto mettiamo almeno in ordine i nostri atti interni.

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