Viaggio da Beethoven a Dallapiccola

A Palazzo Modello avrà luogo giovedì, 23 dicembre, un incontro seminario con il pianista Giovanni Bellucci sul rapporto tra il compositore istriano e la storia della grande musica. Un appuntamento del progetto «Ritorno culturale» del Circolo Istria realizzato con la CI

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Viaggio da Beethoven a Dallapiccola

Il progetto “Ritorno culturale” promosso dal Circolo di cultura istro-veneta “Istria” di Trieste farà tappa anche a Palazzo Modello: nella sala mostre della sede della Comunità degli Italiani di Fiume avrà luogo giovedì, 23 dicembre l’incontro seminario intitolato “Il quaderno musicale di Giovanni Bellucci – da Beethoven a Dallapiccola, cinque appuntamenti con il pianoforte e la sua fenomenologia”. L’inizio dell’evento è previsto per le ore 19. Giovanni Bellucci, pianista di fama mondiale, ha interpretato la musica di Dallapiccola sin dagli anni giovanili, continuando ad esplorarne il valore e la grandezza nel corso del tempo. Ciò che affronta nel suo Seminario in cinque puntate è una riflessione sul rapporto tra il compositore istriano e la storia della grande musica. La prima lezione del ciclo parte dall’Ulisse, simbolo dell’eterna ricerca, l’esule per eccellenza, e si sviluppa attraverso alcuni tempi fondamentali – Simbolo, Ritmi, Contrappunto, Colore, Fregi -, in un crescendo entusiasmante. Il seminario è rivolto al pubblico di ogni età e, in particolare, ai giovani allievi della scuola che del musicista istriano porta il nome, scrive nella presentazione dell’incontro Rosanna Turcinovich Giuricin.

 

Bellucci è un interprete di chiara fama dell’opera beethoveniana, con numerose incisioni che ne testimoniano l’alto livello raggiunto, ma soprattutto l’originalità e la capacità di innovare attraverso una lettura analitica dell’opera primigenia.

Luigi Dallapiccola

Beethoven al giorno d’oggi

Come spiegato da lui stesso nell’intervista alla rivista Eccellenza, “senza Beethoven la musica non sarebbe stata la stessa”. La particolarità del suo lascito sta nel fatto che, sostiene Bellucci, “ciò che non può essere frainteso nell’opera di Beethoven è il suo rifiuto dell’eroismo inteso come superomismo”.

Suonare la sua musica al giorno d’oggi significa, secondo Bellucci, “poter scegliere attraverso il ricco catalogo delle sue opere, diversissime tra loro, quelle che possono adeguarsi alle caratteristiche innate dell’esecutore, che possono dar voce al sentimento e alla passione individuale. La sua tecnica compositiva – puntualizza il musicista – è imperscrutabile, una manifestazione della sfera irrazionale ai limiti della disinibizione ma al tempo stesso innervata da relazioni simmetriche fra gli elementi, fra i formanti espressivi. Beethoven è un compositore coerentissimo se lo si osserva a livello ‘atomico’, ma è anche il più emotivamente coinvolto. Beethoven non vuole spaventarci, ma piuttosto cerca di invitarci a stare pronti, come si dice oggi ‘a stare sempre sul pezzo’, mai accondiscendenti, mai impreparati, mai domi. L’ascoltatore, o lo spettatore, per Beethoven non deve essere passivo, è un corpo vibrante, è il diapason che viene sollecitato da quelle vibrazioni, da quelle intenzioni”. Interpretare la sua musica, oggigiorno, non è compito facile.

La performance dal vivo

Riflettendo sulla performance dal vivo di un musicista, Bellucci afferma che “forse l’interprete non deve soltanto saper eseguire un pezzo, bensì provare a riunire i tasselli di un puzzle infinito, deve cercare di chiarire il significato di una cosa oscura e luminosa come la musica, o di chiarire elementi che nella partitura non sono manifesti, e far recepire tutto ciò al pubblico”. È incommensurabile l’influenza che il lascito di Beethoven continua a esercitare sulla musica e sull’educazione musicale anche al giorno d’oggi. “Beethoven continuerà dove io finirò – spiega Bellucci –, semplice suddito della sua immaginazione, che opera al servizio di una musica che passa sì attraverso di me, ma anche attraverso tanti altri valenti interpreti. L’esecutore è una specie di demiurgo, deve far vivere la lettera morta che è la partitura, non dovrebbe proporre spettacoli, ma far viaggiare gli ascoltatori verso un luogo privilegiato… Beethoven è una fonte inesauribile alla quale tanta gente attinge”.

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