Un magnifico concerto in nome della Pace

I due pianisti di fama mondiale, il russo Andrey Gugnin e l'ucraino Vadym Kholodenko, sono stati protagonisti all'«Ivan de Zajc» di una serata umanitaria di sostegno all'Ucraina

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Un magnifico concerto in nome della Pace

È stato un evento singolare, oltre che di successo, il concerto al TNC “Ivan de Zajc” di Fiume, che ha visto sul palco due assi del pianismo internazionale, il russo Andrey Gugnin e l’ucraino Vadym Kholodenko. Un connubio abbastanza anomalo, se considerato nell’ottica dell’attuale conflitto bellico. Eppure, l’amore per la musica e l’amicizia personale – come nel caso dei citati artisti – con la loro valenza universale possono superare i conflitti politici e bellici e mettere le persone nella condizione di operare all’insegna della solidarietà, di tessere i fili della fragile e preziosa trama della Pace. Rileviamo, infatti, che il concerto era di carattere benefico i cui proventi saranno devoluti a favore del popolo ucraino che attualmente sta vivendo momenti estremamente drammatici. In programma pagine di Debussy, del compositore ucraino Valentin Silvestrov, Chopin e Skrjabin.

Brillante virtuosismo

In apertura di serata “En blanc et noir”, suite per due pianoforti di Debussy. I due pianisti in piena complicità e in un’attenta lettura del pezzo hanno delineato con stile e vivace fluidità l’esuberante “valzer” del primo movimento, trasmettendo il clima grave, scuro, addirittura tragico del secondo tempo per concludere tutto d’un fiato e con brillante virtuosismo l’ultimo movimento della suite “Scherzando”.

Dopo aver udito il mese scorso, per la prima volta a Fiume, un raffinatissimo brano dello sfortunato compositore ucraino di origine polacca Sergej Bortkiewicz nella magnifica interpretazione di Gugnin, l’altra sera abbiamo avuto modo di ascoltare “Bagatelle” di Valentin Silvestrov, ritenuto il massimo maestro ucraino vivente (1937), il cui itinerario si presenta affatto particolare. Il suo stile è frutto di un allontanamento graduale dalle avanguardie sovietiche a cui aderì negli anni ‘60 e ‘70. “La sua musica si mostra come un originale connubio tra il tardoromanticismo mahleriano e le atmosfere rarefatte di compositori come Tigran Mansurian, Gija Kančeli e Aleksandr Knajfel”.

Melodia toccante ed elevata

“La mia crescita musicale è stata un processo. Mi sono riconosciuto nel tempo nei vari periodi, dall’avanguardia alla musica aleatoria, partecipando ai movimenti musicali di ogni fase storica. Non ho mai preso una posizione conservatrice, ma l’avanguardia va interpretata. C’è quella di ricerca e quella scandalistica. (…) Mi ponevo il problema della sorgente della musica e per rispondere ho cercato di reimparare a scrivere la musica, cosa che le avanguardie avevano dimenticato”, spiegò Silvestrov.

Alle avanguardie che avevano dimenticato la musica, Silvestrov contrappone la melodia; una melodia toccante ed elevata a cui Kholodenko ha dato vita con una purezza e semplicità quali solo i veri artisti sono capaci di infondere. Ha fatto seguito Chopin, con la Ballata n. 4 uscita dalle dita di Gugnin con quella maestria e convinzione disseminate di poesia che gli sono proprie.

Il concerto si è concluso gloriosamente con la Sinfonia n.5 “Prometeo, il Poema di fuoco” di Aleksandar Skrjabin – solo vagamente basato sul mito di Prometeo – nella trascrizione per due pianoforti (quattro mani) di Leonid Sabaaev (1911). Quando inizialmente la propose, Skrjabin era dell’opinione che sarebbero state necessarie almeno otto mani per eseguirlo!

Due interpreti eccezionali

Questa musica travolgente, allucinata, baluginante, piena di fibrillanti germinazioni che scoppiano improvvisamente in eruzioni sonore e coloristiche – ha molto a che fare con i meandri e le pulsazioni del subconscio -, pervasa dalla raffinata complessità del linguaggio armonico (l’accordo di Prometeo, ovvero “l’accordo mistico”), ha avuto nei due pianisti degli interpreti d’eccezione. Fattisi un tutt’uno con queste pagine si sono immersi nella materia musicale avvolgendosi e facendo propri, con singolare plasticità, i caleidoscopici contenuti di questo poema – producendo laddove necessario – sonorità davvero orchestrali, con somma maestria, tecnica ed artistica.

Rileviamo che Vadym Kholodenko, tra l’altro vincitore nel 2013 del Concorso pianistico internazionale “Van Cliburn”, è conteso dalle sale più importanti del pianeta. Lo stesso discorso vale per Gugnin che abbiamo avuto modo di apprezzare il mese scorso con un concerto di Mozart.

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