Un attore con il cuore tra due culture

Aleksandar Cvjetković, che da qualche mese fa parte del Dramma Italiano, parla della propria carriera e dello spettacolo che debutta domani al TNC «Ivan de Zajc»

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Un attore con il cuore tra due culture

Il Dramma Italiano sta per esordire con un nuovo spettacolo, ispirato alla situazione che stiamo vivendo in quest’anno segnato dalla pandemia da Covid-19. Il “Decameron”, che andrà in scena domani, alle ore 19.30, parlerà in maniera innovativa e attuale dei problemi che ci assillano. Al posto di Firenze, farà da sfondo la città di Fiume. Invece della peste, il Covid-19 costringerà gli attori a un isolamento in teatro, e non a una fuga nella villa di campagna, come narra l’originale opera di Boccaccio. A parlare dello spettacolo, ma anche della sua carriera e del passaggio dal Dramma Croato a quello Italiano è stato Aleksandar Cvjetković, noto attore croato.

 

Qual è il suo rapporto con la cultura italiana?
“Molto molto stretto. Ho trascorso tanti anni in Italia e ormai sono diviso in due parti uguali. Devo dire che essendo originario di Sisak negli anni giovanili non ho avuto contatti diretti con la cultura italiana, ma lavorando a Zagabria mi sono innamorato di una ballerina del Corpo di ballo del Teatro Nazionale Croato e una volta sposati, visto che era la fine degli anni Ottanta e la situazione politica in Jugoslavia stava degenerando, ci siamo trasferiti prima a Bari e poi a Genova. All’epoca me ne sono andato con l’intento di non tornare mai più, ma molti anni più tardi è scoppiato l’amore con Jasna Bilušić, nota attrice e cantante jazz croata e da qui la decisione di ritornare in Croazia e sviluppare nel Paese natale la mia carriera teatrale. Nonostante la mia residenza, però, continuo a collaborare in maniera attiva con i teatri e le case cinematografiche italiane”.

Qual è il suo rapporto con Fiume e il TNC «Ivan de Zajc»?
“Fiume è una città che amo molto e che considero autentica e genuina, a differenza di Zagabria. Negli anni che ho trascorso lontano dalla capitale croata è degenerata in ogni senso, sia umano che architettonico. Non volendo entrare nel merito della politica e della gestione di Zagabria, mi viene da concludere che a capo della città croata più importante abbiamo persone incapaci e corrotte. Ma ritornando a Fiume, dal 2018 ho fatto parte del Dramma Croato e da quest’estate sono stato assunto in pianta stabile dal Dramma Italiano nel quale mi trovo molto bene. Ricorderò sempre lo spettacolo ‘Riva i druxi’ di Lary Zappia nel 2008 in cui avevo ricoperto il ruolo di Grgo, ovvero la versione giovanile di Rakovac. Quella è stata una bellissima esperienza che mi ha legato al Teatro fiumano”.

Cosa si possono aspettare gli spettatori dal «Decameron»?
“Il ‘Decameron’ è uno spettacolo quanto mai attuale, in cui Luciano Delprato propone un classico della letteratura italiana in maniera curiosa e divertente. Le novelle sono viste attraverso un prisma moderno in cui riconosceremo situazioni e politici di oggi, ma alla base ci sono i soliti elementi tanto amati da Boccaccio, i rapporti umani, l’amore, il sesso e pure un tocco d’ingenuità e curiosità infantile. Questa visione un po’ naïf della realtà dà un tocco di originalità all’adattamento. Luciano Delprato è un grande esperto e una persona che ama sinceramente e con passione l’arte teatrale. È instancabile e il teatro fa parte del suo essere. Nel Decameron, a parte i rapporti tra gli attori in scena, cerchiamo di coinvolgere pure il pubblico. Ci rivolgiamo spesso alla platea, parliamo con il pubblico, lo rendiamo partecipe di ciò che succede in scena”.

Aleksandar Cvjetković nei panni di Dante

In che cosa si differenzia il lavoro a teatro da quello per la televisione o il cinema?
“Le differenze ovviamente ci sono, è innegabile, ma non posso dire di sentirle. Per me tutti e tre i tipi di recitazione hanno un fascino unico senza il quale non posso vivere. Quando lavoro per molto tempo a teatro, sento immancabilmente il bisogno di ritornare alle telecamere e il contrario. Non saprei scegliere uno dei tre campi perché sinceramente non ho una preferenza verso alcuno in particolare”.

Nel corso della sua carriera qual è stato il ruolo che ricorda con maggior piacere?
“Senza ombra di dubbio la parte di protagonista nel ‘Riccardo III’ di W. Shakespeare, per la regia di Ljubiša Ristić, perché quello spettacolo ha segnato per me il passaggio dalla giovinezza e dall’immaturità alla vita adulta. Un altro pezzo per me molto importante è stato ‘Un tram che si chiama Desiderio’, scritto dal drammaturgo statunitense Tennessee Williams. Era il 1993 e la regia era di Elio De Capitani con Mariangela Melato nel ruolo di Blanche, mentre io facevo Stanley”.

Quali sono i suoi piani per il futuro?
“Per il momento è un po’ difficile fare piani, anche perché quelli che erano in fase di realizzazione per il momento sono saltati. Avevo già fatto dei provini in Italia per un serial che parla di traffici di droga e affari un po’ loschi. Si chiama ‘Storia di una famiglia perbene’ ed è una nuova fiction per Mediaset, tratta dal best seller di Rosa Ventrella e realizzata da Stefano Reali. Spero vivamente che questo progetto vada in porto al più presto e nel frattempo mi occuperò di altre cose in Croazia.

Ho già alcune idee da realizzare con il Dramma Italiano, ma per il momento restiamo sul vago e vediamo come si svilupperanno le cose”.

Per maggiori informazioni sui programmi teatrali e progetti del Dramma Italiano, da ora è possibile seguire la nostra compagnia anche su Instagram, all’indirizzo @zajc_dramma_italiano.

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