Un antiquario pieno di ricordi

A Crevatini presentato lo spettacolo «La bottega della memoria» del giornalista triestino Matteo Moder

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Un antiquario pieno di ricordi
Matteo Bognolo, Sara Cechet Woodcock, Matteo Moder e Michela Cembran. Foto: MARIANGELA PIZZIOLO

In occasione del Giorno della Memoria, che ricorre ogni 27 gennaio, presso la Casa di cultura di Bosici è andato in scena lo spettacolo “La bottega della memoria”, su organizzazione della Comunità degli Italiani di Crevatini e il supporto della CAN di Capodistria e della CAN costiera. Lo spettacolo, scritto e diretto dal giornalista triestino Matteo Moder, è prodotto dall’Associazione Nina e da Battello Stampatore editore, con l’interpretazione delle attrici Michela Cembran e Sara Cechet Woodcock e del musicista Matteo Bognolo. La piéce narra la storia di Sulamithe, nata in una famiglia di origine ebraica, che arriva a Trieste per ritrovare la sua ebraicità e visitare la Risiera di San Sabba di cui la nonna le raccontava quando era bambina. Nella città bianca sul mare la ragazza trova la “bottega della memoria”, dove un antiquario aspetta che qualcuno ascolti i suoi racconti e cerchi di ricostruire la storia. È un personaggio complesso, dalla gestualità nobile e dal modo di parlare un po’ distaccato, ma che conserva un patrimonio di ricordi ed emblematici oggetti. Sulamithe e l’antiquario cominciano a dialogare a distanza, utilizzando poesie, estratti biblici, sentenze di tribunali e burattini, interrotti solo dalla musica di un cantastorie. Parlano del campo di detenzione istituito nella Risiera, dove vennero deportati ebrei e antifascisti italiani, sloveni e croati e in cui circa cinquemila vi trovarono la morte. Ricordano il collaborazionismo della popolazione italiana con il regime fascista e i processi avvenuti nel dopoguerra, dove si sono spesso indicati come colpevoli prima i nazisti tedeschi e poi le milizie jugoslave. Ricordano alcune forme di resistenza, a partire da quella dei bambini sino a quella dei partigiani. I due intrecciano i molteplici fili della storia, non per arrivare a una spiegazione univoca, ma per far comprendere che ciò che è accaduto riguarda tutti noi molto da vicino. Celebrare il Giorno della Memoria della Shoah mentre la Corte internazionale di giustizia ordina a Israele di evitare un genocidio a Gaza può sembrare una dissonanza cognitiva. Ma non lo è affatto.
La pace, come la memoria, non ha bisogno di bandiere da sventolare, o da bruciare. Ciò che è accaduto durante la Seconda guerra mondiale e lo sterminio subito da sei milioni di ebrei, dissidenti politici e appartenenti ad altre minoranze etniche religiose non hanno eguali nella storia dell’umanità. Ma il senso di farne memoria è quello di voler evitare che altre ideologie di suprematismo possano prendere piede allo stesso modo. Ricordare serve per garantire che la vita e i diritti umani siano rispettati, indipendentemente dalla nazionalità, dall’etnia, dalla lingua, dalla religione, dalle condizioni fisiche o dall’orientamento sessuale della persona. Ed è questo il messaggio dello spettacolo di Matteo Moder.

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