Rosanna Biasiol Babić: «Il bambino al centro di ogni attività didattico-formativa»

A colloquio con la professoressa la quale ha sempre messo le sue competenze, conoscenze e professionalità al servizio di alunni, studenti e della SEI «Giuseppina Martinuzzi» di Pola

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Rosanna Biasiol Babić: «Il bambino al centro di ogni attività didattico-formativa»
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Rosanna Biasiol Babić, dopo oltre quaranta anni di missione didattico-formativa, ma anche socio-culturale, ha conseguito la gratifica Opera omnia, a coronamento di tutta una carriera che si identifica con la Scuola elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi” di Pola, dove ancora presta servizio anche da quiescente, spinta da un suo connaturato istinto che intesse un legame indissolubile con quello che chiamano il mestiere più bello del mondo: l’insegnamento. Il prestigioso premio “Antonio Pellizzer”, le è stato conferito nell’ambito della cerimonia di “Istria Nobilissima, che si prefigge lo scopo di promuovere e affermare la creatività didattico-pedagogica e culturale della CNI di Croazia e Slovenia, volta alla valorizzazione dell’uso orale e scritto della lingua italiana nelle istituzioni prescolari e scolastiche della CNI. È un riconoscimento alla carriera che intende contribuire all’affermazione sociale e professionale della categoria degli educatori e dei docenti della CNI e valorizzare il loro ruolo nella società, portando all’attenzione dei connazionali le esperienze di quei docenti che sono riusciti a indirizzare gli studenti e i giovani verso scelte consapevoli in base ai loro talenti. La motivazione dedicata a Rosanna Biasiol Babić, è oltremodo eloquente e rivela che questa onorificenza arriva ….per essersi dedicata con cura alla tutela della lingua e della cultura italiana. La professoressa ha sempre messo le sue competenze, conoscenze e professionalità al servizio degli alunni, degli studenti e della nostra Scuola svolgendo con il massimo impegno il lavoro di maestra, di docente universitario, insegnante consulente, proseguendo l’impegno nella sezione culturale della Comunità degli Italiani di Dignano e in diverse altre organizzazioni. Educata all’altruismo, alla solidarietà e all’orgoglio per le proprie radici ha sempre educato tante generazioni di scolari a lavorare seriamente, a rispettare il lavoro degli altri, a condividere e ad aiutare chi è meno fortunato, trasmettendo una particolare sensibilità nell’apprezzare e valorizzare il ricco patrimonio e le numerose risorse del territorio”.

Come si sente dopo questa gratifica?
“Sicuramente sono orgogliosa perché ho avuto l’occasione di portare alto il nome della ‘Giuseppina Martinuzzi’, anche perché sono la prima di quest’istituzione ad avere ricevuto questo riconoscimento. Mi sento di ringraziare il dirigente Luka Brussich, la scuola e la commissione che mi ha promosso suscitando in me orgoglio ed emozioni invero positive. Dedico questo premio alla Scuola ‘Martinuzzi’… Anzi questo, in realtà, è il premio della ‘Martinuzzi’, del suo collettivo di lavoro di cui ancora faccio parte, tornando a Gallesano, l’ambiente da cui avevo cominciato ancora giovanissima… Dedico il premio a mia madre, insegnante dignanese che mi ha forgiato, spinto da consigliera, a dare il meglio e a fare sempre le cose per bene, a volte aiutandomi con preziosi suggerimenti nei preparativi per le ore di lezione. Con il senno di poi le sono grata”.

A Valle e Dignano gli inizi
Andiamo agli albori. Quando e perché ha deciso di fare l’insegnante?
“Dopo aver terminato gli studi di Pedagogia sociale all’Università di Zagabria, ho inaugurato il mio percorso lavorativo come supplente all’asilo di Valle, e poi alla Scuola elementare di Dignano, quindi ho fatto parte del team psico-pedagogico dell’ex Comune di Pola, ma la nostalgia per la scuola italiana e il lavoro con i bambini era rimasto dentro. Così, avevo deciso di terminare lo studio di insegnamento di classe a Pola e cominciato a lavorare alla scuola di Gallesano. È qui che mi sono davvero trovata nel mio mondo, in un ambiente oltremodo accogliente, ed è qui che ho iniziato a percepire il mondo della scuola in un’ottica diversa, stimolata da una collega che mi aveva incitato a spingere la didattica oltre al mero insegnamento in aula e a offrire di più con un approccio diverso. Poi, sono stata ‘catturata’ da Pola, per necessità aggiuntive della scuola centrale, e qua sono rimasta, affrontando una realtà ben più esigente di quella precedente, fatta di classi molto più numerose, ma sempre dedicandomi con amore ed entusiasmo ad un lavoro stimolante per il quale, per me, è sempre il bambino al centro di ogni attività didattico-formativa”.

Crede sempre nel proprio lavoro e perché? Lo fa per vocazione?
“A proposito di vocazione, la mia non era stato l’insegnamento. Il desiderio coltivato ancora dai banchi di scuola, era di fare l’infermiera, ma sono stata ‘dirottata’ dai genitori e dalla situazione contingente, e ora sono contenta e appagata dall’aver lavorato e affrontato le sfide offerte dall’ambiente scuola. Credo fermamente nel mio lavoro, per il quale ho sempre cercato di essere innovativa, mettere in pratica nuove metodologie didattiche, ho partecipato a corsi italiani di perfezionamento in materia di ludodidattica, fatto in modo di conseguire il titolo di insegnante consulente, di proporre lezioni in maniera diversa, implementando il lavoro di gruppo, di coppia, e di laboratorio; di fare ricerca, di organizzare giornate integrative, uscite didattiche, sfruttando ogni piccola opportunità offerta dal territorio”.

Preziosa la collaborazione UI-UPT
Cosa l’ha motivata a inserire la storia, la cultura e le tradizioni del territorio e della CNI nel lavoro in classe? Quali sono i progetti scolastici che hanno coinvolto tutto il collettivo insegnanti e che l’hanno particolarmente appassionata?
“Io sono arrivata da un ambiente scolastico come quello dignanese, già volto alla ricerca, alla tutela del territorio, alla valorizzazione delle tradizioni culturali, spronate dalla maestra Anita Forlani, ed ho cercato di fare altrettanto in questa scuola. Tanto ci hanno dato la collaborazione UI-UPT e i progetti in comune. Il gruppo di conoscenza del territorio qui istituito, poi, ci ha permesso come scuola di partecipare a un’infinità di concorsi, al festival della scienza, a includerci bene nel progetto regionale dell’istituzionalizzazione della storia del territorio, a metterci alla prova con moltissimo successo nelle occasioni offerte dalla regione Veneto, al concorso ‘Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale veneto’. Innumerevoli sono i lavori prodotti assieme alle colleghe che ringrazio della proficua, splendida collaborazione professionale, che continua anche oggi grazie ai nuovi docenti. Va citato il concorso ‘Fabulando con Gianni Rodari’, di Pieve Torina, i concorsi ML Histria, la partecipazione alla giuria del Premio di letteratura di Cento, la collaborazione e gli scambi con la Biblioteca di Lissone, i concorsi di poesia di San Paolo di Treviso e Triuggio. Tra le tante attività in comune una menzione onorevole la meritano i diari e i calendari tematici della scuola, gli spettacoli, la collaborazione con il Museo archeologico e la Biblioteca civica, l’ingresso nella piattaforma europea e-twininnig lavorando con colleghe italiane in progetti online atti a migliorare la lingua italiana. Vedi il progetto Rodari, Mario Lodi, lo straordinario progetto sul ritmo portato avanti con insegnanti della Turchia che ci ha coinvolto online tutto l’anno”.

L’elementare «Martinuzzi», scuola della CNI, è stata il suo mondo. In tanti anni come l’ha visto cambiare? Quali saranno le sfide da affrontare nel futuro?
“I cambiamenti sono stati tanti, abbiamo vissuto periodi difficili da gestire nel contesto sociale per le scuole CNI. Una volta avevamo una scuola più ‘libera’, più svincolata nel dedicarsi completamente all’insegnamento, oggi si consuma tempo appesantiti nella burocrazia, costretti ad una scrittura completamente bilingue. Una volta, l’insegnante faceva l’insegnante e basta, libera di mettere in campo una pianificazione creativa. Noi, alla ‘Martinuzzi’, ci ha sempre spronato anche il fatto di essere scuola di tirocinio, e tutti siamo stati molto impegnati e coinvolti con lezioni modello di qualità per offrire agli studenti un’opportunità formativa ad alti livelli. La nostra, indipendentemente dal momento, è stata sempre un’istituzione di qualità, aperta all’iniziativa, all’incentivazione delle metodologie innovative e all’uso creativo delle nuove tecnologie. Oggi, come ieri, assieme alla Comunità degli Italiani, con il supporto dell’Unione Italiana, è stata un tutt’uno, un pilastro portante per il mantenimento dell’identità e della cultura italiana. Oggi, come mai, la scuola ha desiderio di rinnovamento e cambiamento, di affermazione e di futuro, di fare conoscere le proprie peculiarità, ricchezze linguistico-culturali e vantaggi in contrasto con un mondo sempre più globalizzante”.

Educare alla vita
Qual è la cosa più buffa o più commovente che le è mai capitata nel suo lavoro? Ha un aneddoto da raccontare?
“Vuole dei momenti di vita scolastica? Le escursioni in bici da Gallesano a Montegrande per delle visite didattiche, gli alunni che arrivati in un battibaleno con i loro cambi Shimano, si divertivano ad aspettarmi, ultima e ansante su strada bianca, in sella alla due ruote sgangherata di zia Oliva, la cuoca di scuola… Ricordo le lezioni in boschetto, la paura del fantasma del Castello in gita, il collega maestro smarrito durante l’escursione… Penso soprattutto con commozione a tanti nomi di insegnanti e di allievi che non ci sono più, mentre non sto a dirvi il significato del ‘maestra che piacere rivederla…’ e la gratifica degli abbracci dei miei allievi di ogni generazione. Sono grata a tutti loro che sono stati il mio incentivo, la mia ispirazione a supportare allievi in difficoltà e i talenti, a cimentarmi in ore e ore di suppletivi, a gestire un lavoro di tutoring tale da creare empatia, inclusione e accettazione tra i ragazzi”.

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