Romolo Venucci. Una promenade nel passato di Fiume tra le antiche calli

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Romolo Venucci. Una promenade nel passato di Fiume tra le antiche calli

FIUME | Rimane in allestimento fino al 14 settembre al Museo di storia e marineria del Litorale croato, di Fiume, la mostra di Romolo Venucci “L’arte come essenza della vita”. Un titolo che ben riassume l’esistenza di questo autore – pittore, scultore, illustratore, restauratore, teorico, pedagogo – ritenuto il più fecondo e significativo artista fiumano del ‘900. Il centro dell’esistenza e ragione di vita di Romolo Venucci fu l’arte: una passione viscerale e il bisogno istintivo di arte per poter esprimere il mondo che si portava dentro. “L’arte è la confessione umana di colui che la crea”, così il pittore sintetizzò il rapporto con le sue creazioni. Una “confessione”, quella di Venucci, che ebbe inizio nel momento in cui fu in grado di tenere una matita, fino all’attimo in cui non fu più capace di tenere il pennello, e cioè fino a pochi mesi prima della morte. Nel mezzo, una parabola artistica forte, poliedrica, d’avanguardia e indagatrice di tutte le correnti pittoriche europee della prima metà del ’900 e oltre. Per quindi scendere lentamente, volgendosi – per necessità oggettive – a un realismo poetico, trapuntato tuttavia da qualche capitolo costruttivista, astratto e dal ciclo delle rocce.

Luoghi simbolo della sua Fiume

E veniamo al punto. La Cittavecchia, i platani, le navi nel porto di Fiume, sono i soggetti principe di questa mostra, le cui opere, complessivamente ottanta circa, appartengono al Museo storico. Temi cari ai fiumani, luoghi simbolo che vivono nel loro genoma.

Venucci, nel dopoguerra, dopo essersi provato in tutti gli “ismi” (postimpressionismo, espressionismo, cubismo, futurismo, costruttivismo architettonico, astrattismo, realismo poetico), rinuncia con umiltà e per amore della Cittavecchia ferita ad un ulteriore percorso artistico personale per immortalare in maniera realistica e sistematica le calli, le piazzette, le antiche case, le chiese storiche della Cittavecchia.

Nostalgia del vecchio cuore della città

Lo si vede spesso appostato vicino ai cumuli di macerie, o addirittura arrampicato e impolverato su qualche collinetta di detriti, tutto intento a fissare sulla carta gli edifici diroccati, o quelli che cercano ancora di sfidare la legge di gravità, incurante degli sguardi incuriositi dei passanti. Calle della Marsecchia, Calle del Volto, Piazza delle erbe, Calle dei facchini, la “Tore civica” e via dicendo… È una passeggiata, venata di nostalgia, e anche di amarezza, nell’antico cuore della città. È come se Venucci ci prendesse per mano e amabilmente ci narrasse, con i segni e con il colore, la Cittavecchia che non c’è più. Sì, amabilmente. Ci riferiamo in particolare ai delicati acquerelli in cui il tenue e liquido ventaglio timbrico si travasa quasi con timidezza di colore in colore delineando, assieme al disegno impeccabile, gli antichi muri e il loro lirico “palpitare”. Il cromatismo dell’ocra, dei toni ambrati e bruni conferisce intrigante profondità al suggestivo “Calle del Volto”, soggetto più volte ripreso dall’autore. Tale modo di dipingere viene definito dall’artista “realismo poetico”.

Tra impressionismo e metafisica

Gli oli della Cittavecchia si presentano invece drammatici nel tratto e quasi violenti nel colore. La critica locale guarda a questo periodo artistico di Venucci come a una specie di bassa marea rispetto all’avanguardismo dei suoi precedenti decenni. Sergio Molesi, critico triestino di vaglia, riteneva invece che tali oli siano impressionistici nel vissuto, mentre il massiccio costrutto rivela l’esperienza cubista e l’ardente tavolozza denuncia il periodo espressionista. Insomma in qualche modo sintetizzano, amalgamano – e per cui presentano una loro stratificazione intrinseca – le varie esperienze del periodo giovanile.

Una riflessione che noi troviamo molto interessante – sempre relativa ai quadri in questione – viene da Mauro Stipanov, chiaro nome della scena artistica in Croazia. Il pittore fa notare l’assoluta assenza di persone, di personaggi umani in questi “ritratti” della Cittavecchia. Un’assenza che discosta tali opere dal mero realismo, conferendogli piuttosto un aspetto metafisico, ritiene Stipanov.

I platani maestosi e il panorama marinaro

E poi i platani! I meravigliosi, superbi, verdeggianti platani che corrono paralleli dal Giardino pubblico fino al centro città, e che maestosi e vecchissimi dominano ancora oggi nel parco di Mlacca. Realizzati a pastello i quadretti rappresentano ed esaltano questi alberi maestosi, nella diversità delle forme, dei colori, delle stagioni… oseremmo dire delle loro “personalità”. Dal platano solitario e ritto, vestito di fronde autunnali, all’insieme di platani nelle loro lussureggianti e verdeggianti chiome primaverili, drammaticamente contorti alle loro radici; il vetusto platano dal tronco enorme, nodoso e maculato, i cui robusti rami si ornano ancora di fronde regali che invadono tutto il disegno…Possiamo immaginare Fiume senza il suo porto, le navi, le imbarcazioni di stazza e uso diverso che lo popola(va)no? Venucci, a pastello, matita o carboncino ritrae in maniera quasi sempre realistica e dettagliata i pescherecci, le navi dalle enormi prue, le modeste barche, i cui riflessi “ballano” nel mare; oppure una panoramica marinara – una “foto di gruppo”, o meglio una “foto ricordo”, ormai – onde trasmettere l’intensa l’attività portuale, cioè quella dei tempi andati. E ancora, l’immoto Camposanto di Cosala, il colle tersatticense con la Valle della Fiumara…

Il «Trittico storico»

Fuori tema, ma parte della collezione del Museo di Storia, sono in visione, un acquerello-bozzetto del “Trittico storico” e la scultura “Forza della volontà” in miniatura, il cui originale rappresenta l’unica opera futurista in Croazia, e probabilmente in tutta l’ex Jugoslavia.
L’acquerello-bozzetto, uno dei tre dipinti del “Trittico storico”, risale agli anni Trenta del Novecento. Il Trittico ha suscitato l’ammirazione dei critici, che lo collocano nella migliore produzione venucciana e pongono l’artista fiumano a livelli europei. Composizione di grande raffinatezza, rappresenta in maniera stilizzata i personaggi dell’epoca; il re d’Italia, D’annunzio, Grossich spalleggiato da San Modesto e San Crescenzio. Il tutto è racchiuso in un orizzonte di gusto dechirichiano, che conferisce al dipinto un timbro vagamente metafisico.
“Io sono un fiumano che ama la propria città con tutti i suoi trascorsi storici… e perciò la mia produzione artistica è legata alla città, alle mie rocce e alle radici dei miei platani” dichiarò Venucci. Quest’esposizione dimostra ampiamente la veridicità di tale affermazione.

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