Restituiamo a Smareglia il posto che merita

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Restituiamo a Smareglia il posto che merita

“Se c’è un compositore così grandioso nella sua genialità e tuttavia talmente negletto, così ingiustamente ignoto, così tristemente dimenticato, se c’è n’è uno, dico, è certamente Antonio Smareglia, e noi oggi abbiamo l’obbligo di ridargli il posto che gli spetta nei teatri e nelle piazze, perché sarà un delitto se non riusciremo a farlo brillare ovunque la sua musica abbia messo piede mentre era in vita. Questo compositore deve BRILLARE a Pola, a Trieste, a Udine, a Grado, deve essere eseguito, riscoperto, conosciuto e apprezzato per la sua arte, che è magnifica, immensa”.

Dovevamo sentirle parole come queste da chi arriva da lontano e conosce le cose. Chi ha pronunciate è Denia Mazzola Gavazzeni, “soprano da 40 anni e promotrice di eventi culturali a favore di compositori dimenticati da 20”, come lei stessa si dichiara, protagonista dell’opera fra gli anni Ottanta e Duemila (all’attivo 174 titoli fra opera, oratorio e sinfonico vocale), vedova del direttore d’orchestra Gianandrea Gavazzeni che per ultimo portò in scena “La falena” di Smareglia, e fu nel lontano 1975.

Una trilogia fondamentale

Mazzola Gavazzeni è stata a Pola nel fine settimana, per presentare al pubblico il CD di “Falena”, edito da “Bongiovanni”, e l’antologia degli interventi che il 13 novembre 2017 vennero esposti a Milano nel corso di un convegno di studi dedicato esclusivamente al compositore istriano, su iniziativa della sua società, Ab Harmoniae Onlus. Il convegno – lo ricordiamo – era stato organizzato nella Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani, nel capoluogo lombardo, con la partecipazione di illustri italianisti, musicologi e studiosi del Novecento, tra cui Marzio Pieri, Gianni Gori, Guido Salvetti, Cesare Orselli, Matteo Sansone e i polesi Bruno Dobrić e Ivana Paula Gortan Carlin dell’Università degli Studi di Pola. Nel prosieguo, nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano venne eseguita “La Falena”, leggenda lirica in tre atti su versi di Silvio Benco. In forma di concerto l’opera è stata interpretata da Denia Mazzola nel ruolo protagonista, Giuseppe Veneziano (Re Stellio) Armando Likaj (Uberto) e Giovanna Barbetti (Albina) insieme al coro La Camerata di Cremona e l’Orchestra Filarmonica Italiana, dirette da Marco Fracassi. “La Falena” è solo una prima tappa di una trilogia che nei prossimi anni darà alla luce altre due opere di Smareglia: “Oceana” e “Abisso”.

Ma lasciamo gli antefatti milanesi e torniamo agli eventi del fine settimana a Pola. Venerdì sera, dunque, la Sala memoriale dedicata al compositore, in vicolo Augusto, ha accolto uno sparuto pubblico di conoscitori della musica smaregliana per toccare con mano le due preziose pubblicazioni (antologia e CD). La serata è stata introdotta dall’interpretazione di “Barcolana” di Chiara Jurić al pianoforte e dai saluti di promotori e patrocinatori, Bruno Dobrić (Biblioteca universitaria) di Tiziano Sošić, presidente del Consiglio municipale di Pola.

Tra i maggiori protagonisti del ‘900

Ivana Paula Gortan Carlin ha letteralmente riesumato una biografia seppellita, riportando alla memoria fatti, luoghi, eventi e circostanze di vita dello sfortunato compositore che “ne fecero un pari dei maggiori protagonisti dell’opera italiana del Novecento mentre era in vita, ma ne decretarono anche il successivo oblio” per un concorso di cause ed effetti così poco propizi (non ultima la rivalità nei sentimenti col maggiore editore italiano di musica del suo tempo, Giulio Ricordi) cui non si sarebbe più trovato rimedio, con le conseguenze che sappiamo. Tuttavia, oggi si ritrova questa “sinergia di forze” che spuntano da ogni dove, da Pola, da Trieste, da Milano, per cercare di ovviare a un grossolano errore della storia come quello che ha cancellato Smareglia dai repertori dei teatri e dai manuali di storia della musica dei conservatori italiani. Occasione d’incontri fu la visita a Sala Smareglia di Denia Mazzola che vi ritrovò, tra gli oggetti e i ricordi esposti, una frase del marito Gianandrea, grande appassionato del compositore istriano. Da cosa nasce cosa, come si usa dire, ma la tenacia di Adua Smareglia Rigotti, nipote del Maestro, è stata determinante per far avere alla Gavazzeni tutti i contatti necessari sia in Croazia che in Italia, per conoscere i protagonisti e ottenere i finanziamenti necessari a dare alla luce il convegno, l’antologia delle opere e il CD che oggi abbiamo finalmente tra le mani.

Applauditissimo concerto di Denia Mazzola

Il concerto di sabato sera nel Salone degli spettacoli della Comunità degli Italiani di Pola ha coronato l’iniziativa, premiata da scroscianti applausi. Il difficile compito tra trasformare l’opera in suite, renderne l’essenza, i personaggi, la trama, le atmosfere, senza poter contare su un’orchestra sinfonica ma affidandosi alla sola forza espressiva del pianoforte, e senza togliere potenza e suggestione alla musica del Maestro, è stato un compito che Denia Mazzola ha sostenuto con eccezionale bravura, da “brava sartina che taglia e cuce spartiti” con prudenza e soggezione per non “comprometterne il valore”, per non danneggiare il ruolo, insomma, per trasmettere la totalità dell’opera nelle sue parti, nella versione necessariamente ridotta delle circostanze del momento. Il concerto ha visto la partecipazione della pianista sudcoreana Han Jihye, e quella del coro maschile della società “Lino Mariani”, che ha interpretato l’Inno dei canottieri istriani e l’Inno a Tartini di Smareglia, per la direzione di Ileana Perosa Pavletić e l’accompagnamento al pianoforte di Branko Okmaca. Tra il pubblico ospiti e autorità, ma soprattutto i discendenti del Maestro, che ormai arrivano alla quinta generazione.

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