Resistere attingendo la forza dalle proprie radici

Il volume «Viola pervinca» di Silvia Favaretto, presentato alla CI di Fiume dall'autrice stessa, narra l'intensa storia della famiglia contadina di sua nonna, delle cui origini oggi va fiera

0
Resistere attingendo la forza dalle proprie radici
La presentazione del volume nel Salone delle feste. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“Noi del popolo conosciamo la pianta della viola pervinca quale la “viola della strega”. Trattasi di un fiore particolare in quanto le sue radici sono molto ben arenate dentro alla terra, per cui il titolo di questo libro è correlato al suo modo di essere. Lo stesso è pieno di odori, di sapori e di tutto quello che ci riporta all’infanzia, come ad esempio il gulash della nonna. Tutto ciò fa famiglia”. Con queste parole la presidente dell’Assemblea costituente del sodalizio fiumano e membro del Comitato Esecutivo dello stesso, Gloria Tijan, ha introdotto la nuova fatica letteraria della scrittrice e docente veneziana Silvia Favaretto – “Viola pervinca. Ritratto di una famiglia contadina veneta tra le due guerre”, pubblicata per i tipi di Mazzanti Libri, presentata a Palazzo Modello.

Silvia Favaretto e Gloria Tijan.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Una dolce e sofferta carrellata di ricordi
Accompagnandosi da un album virtuale nel quale, attraverso lo scorrere dei vividi ritratti del ricco nucleo familiare dei Zanatta, di cartoline e immagini narranti la cultura rurale a cavallo del Novecento, il pubblico ha rivissuto, con un piccolo nodo alla gola, i propri parenti, le proprie origini, la propria storia, l’autrice ha raccontato sua nonna Irma e la sua famiglia, proponendo al contempo uno scorcio della storia italiana dalla Prima guerra mondiale al boom economico. In tale contesto ha spiegato che “per gli scrittori ogni libro è come un figlio, una parte di sé, quella più vera, che viene messa al mondo. Nonostante non sia di primo pelo e abbia alle mie spalle una ventina di scritti, questo non è come tutti gli altri. Stenderlo è stato emotivamente molto più complesso perché narra l’intensa storia della famiglia contadina di mia nonna, delle cui origini oggi vado fiera. Essendo nata in città, a Venezia, mi sono sempre sentita molto lontana dalla cultura rurale e, scrivendolo e andando in pellegrinaggio da un parente all’altro, ovvero dai vari discendenti di questa famiglia numerosa di 10 fratelli, mi sono resa conto di quanto le sue radici, che pensavo fossero aeree, m’appartengano. In realtà sono ben salde e affondate in quella terra che loro hanno lavorato e di cui io ho tratto beneficio. Infatti, il fiore della pervinca, che apparentemente è abbastanza semplice e non è affascinante o pregiato, in realtà è una pianta incredibilmente resistente, che ha un sacco di benefici a livello salutare e si prende cura di noi. Inoltre, fu anche il colore preferito della nonna, che ha indossato nel giorno del mio matrimonio, dove è stata mia testimone di nozze”.

La sospensione del giudizio
A seguire, la scrittrice, la cui prosa è influenzata dalla letteratura ispanoamericana di cui è studiosa e insegnante, ha riferito altresì che nonna Irma, come quasi tutte le nonne, ha sempre sfamato una famiglia immensa, specificando che “la dimostrazione dell’amore attraverso la cucina è qualcosa di importantissimo”, come pure il contatto umano, diretto, viscerale dei suoi membri, come di quelli di tutte le famiglie tipiche della cultura rurale, con la terra, con i cicli naturali, con gli animali, con il creato in generale, con le tradizioni e il rituale tradotti in aneddoti, canzoni, leggende, ricette, proverbi e abitudini di un’indimenticabile epoca passata. In conclusione Favaretto ha rilevato che, tra gli insegnamenti più importanti tramandati dalla sua famiglia in generale è la sospensione del giudizio, spiegando che “ho imparato a non giudicare, il che in ambito scolastico ha molto valore ed è qualcosa in cui credo fermamente e che cerco di insegnare ai miei allievi. Inoltre, ritengo sia fondamentale mantenere la memoria viva di chi ci ha preceduto. È chiaro che abbiamo delle ferite nel nostro corpo che, in genere, si presentano come sintomi di malattia i quali, in realtà sono delle lesioni che ci trasciniamo da generazioni. Ad un certo punto c’è qualcuno della famiglia che viene a sanarle e io ho avuto questo intento, sentendo il dovere e il piacere di chiuderle. Per come sono andate le cose credo di esserci riuscita”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display